Carla e' una cara amica che insieme al marito Giancarlo ha condiviso molti viaggi con noi. Ora ci ha offerto la possibilita' di pubblicare qualcuno dei suoi diari di viaggio e noi abbiamo colto questa possibilita' con vero piacere. Ecco quindi il suo diario del viaggio in Marocco.

E' il nostro stesso viaggio, visto con occhi e sensibilita' diverse.

 

TOUR   IN   MAROCCO

 Il paese di cioccolato

20 gennaio  -  29 febbraio 2008  

 

Partecipanti :
1.     Pino           Annamaria Santacroce          Figaro (pallette)  miao miao
2.     Enrico        Anna          Lirdi
3.     Arturo         Paola         Urbani                Oscar                bu  bu bu
4.     Alessio       Maria         Villanova
5.     Ivano          Laura         Frazzoni
6.     Candido      Rosa          Cesena
7.     Giancarlo    Carla          Benetello
8.     Nando         Eshter        Prisco
9.     Virgilio        Adele         Piazza                York                 bu   bu  bu    
10.   Luciano       Paola         Rossi
11.   Piero           Maria         Marchiori             Nera                  bu    bu  bu
12.   Renzo         Sandra      Toldo
13.   Giorgio        Gabriella    Squarzanti
14.   Giorgio        Laura         Montanari  non partecipano al tour per motivi di salute ed al primo giorno di luglio del 2008  Giorgio ci lascio'  per sempre
15.   Natale         Anna          Beretta
16.   Renato        Flavia         Orlando
18.   Giancarlo    Annalisa      Lampiasi
19.   Vanni         Dea            Troilo
20.    Enzo          Roberta      Andreolli      

Kaled Sghaier Hailaoui guida. partecipa a tutto il tour con noi viaggiando nel camper di Pino ed Annamaria Santacroce, i nostri organizzatori   

E? diventata una bella consuetudine: dopo Natale, che come recita il proverbio si passa con i tuoi  partire per un viaggio in zone pi? miti delle nostre  amate patrie  terre, ci  evita una buona parte di freddo del nostro rigido inverno.   Otteniamo cosi' un piacere duplice: conoscere un nuovo paese e soffrire meno il freddo.  

Percio' quando Annamaria ci invito' verso fine novembre per presentare il programma del  tour del Marocco, ben volentieri accettammo. L'itinerario molto vario ed allargato a tutto il territorio dal nord al sud del paese ci fece decidere per la partecipazione.  

La data di partenza: 20 gennaio 2008
La data di rientro :   29 febbraio 2008
Km percorsi: circa 5.000
Moneta marocchina: Dirham (circa 1/11 di Euro)
Costo gasolio per litro: dirham 7.32
Litri di gasolio: circa 500
Lingua parlata: Arabo/Marocchino e Francese. Il francese e' insegnato gia' dalle scuole primarie
Traghetto sul Rodano: euro 4.50 per ogni camper
Area attrezzata a S. Mairies de la Mer: euro 8.50 per notte
Note ed informazioni da: seconda edizione "The rough guide" Marocco A. Vallardi viaggi

Ed ora ecco il mio diario:  

20.01.2008  
Domenica
Padova Ghedi Ovest- Ventimiglia  
Gia' da ieri sera avevamo il camper pronto percio', la mattina al risveglio, una bella colazione abbondante con Marlene e Titti ed alle 9 baci ed abbracci calorosi fra noi, non nego un velo di tristezza al momento dei saluti. Lasciamo il cortile di casa e dallo specchietto retrovisore vedo ancora per un po' Marlene con Titti in braccio che ci salutano. Titti ha due zampine operate a causa delle fratture procuratele dalla macchina di Alessandra .. e per questo non cammina.   La giornata e' un po' buia e poco piu' avanti vuol dire dopo Vicenza troviamo la nebbia in agguato.    Come d'accordo invio SMS a Roberta per indicare la nostra partenza. Abbiamo appuntamento a Ghedi Ovest, Stazione Tamoil. Li' incontreremo anche Piero e Maria. Cosi' avviene. Dopo i saluti di rito prendiamo un caffe'. Ripartiamo con il cielo nebbioso ma la visibilite' e' accettabile. Proseguiamo sperando in un cambiamento atmosferico ed infatti, poco dopo Tortona, c'e' un raggio di sole.   Sosta pranzo, io e Giancarlo entriamo in autogrill per prendere qualcosa di caldo ed osservando il piazzale di sosta non posso fare a meno di osservare come le nostre autostrade siano sempre piu' spesso frequentate da pullman di "turisti" rumeni e dell'Europa dell'est. A guardarli sembra di tornare indietro di 50 anni. Hanno comportamenti che per noi sono decisamente negativi. Pensare la fatica fatta per progredire come Stato e come popolo Infatti i nostri autogrill sono tutti forniti di toilette, all'esterno ci sono parecchi bidoni per l'immondizia; ebbene per la maggior parte degli uomini e' naturale  orinare  sulle aiole in mezzo alla gente!!!!!!  e per gli altri "turisti" buttare a terra l'involucro del panino o la bottiglietta della minerale.   A Valeggio nord, 110 km da Ventimiglia, carburante collettivo e via verso Ventimiglia per congiungerci con il resto del gruppo.   Abbraccio collettivo con gli amici di tanti viaggi e con gli amici nuovi che per la prima volta affronteranno con noi questa nuova avventura.  La sera scende in fretta ed anche la temperatura, cosi' con Giancarlo decidiamo di cenare al ristorante dell'autoporto. Il locale e' accogliente, bene illuminato ed il servizio buono, come la pietanza. Finita la cena facciamo una breve passeggiata passando dal market per acquistare le ultime cose che, non si sa mai potrebbero mancarci. E poi .. a nanna.
   
21.01.2008
lunedi'
Ventimiglia / S. Maries de la Mer
 
Temperatura esterna 8 gradi. Ore 8.00 caffe' e brioches al bar dell'autoporto con acquisto giornali. Saluto con gli amici.   Partenza h. 8.30, come sempre, puntuali!   Il viaggio inizia e continua bene, sostiamo 60 km prima della meta per sosta pranzo, la temperatura 18°C e per chi arriva da temperature poco superiori a 0° e' gia'  un lusso. Dopo pranzo due passi per aiutare la digestione e per socializzare con gli altri equipaggi. Fra tutti c'e' una coppia di Padova, mia citta' attuale e natale, vengo avvicinata dalla collega concittadina che mi ricorda che da ragazze (piu' di 40 anni fa) eravamo a scuola assieme alle superiori. Sandra, cosi' si chiama la mia vecchia compagna di scuola. Devo cercare un po' nella memoria per ricordarla, ma poi mi torna! Assieme a tanti particolari di quegli anni.   Mi succede uno strano sdoppiamento, faccio fatica vederla come donna matura. Dentro di me e' la ragazza conosciuta ai tempi di scuola; mi stupisco ancora di piu' quando mi dice che lei e' nonna di due nipotini. Mind games!   Anche i rispettivi mariti si presentano e parlano un po' fra loro.. Attraversiamo il delta del Rodano (veramente un Signor Fiume) su un traghetto (Bacs de Bacarin) per 4.50 euro  per ogni camper.   Di la' della sponda siamo a 60 km da Les Saintes Maries de la Mer. (Le Sambuc).   Arrivo a S. Maries verso le 18.30. Il paese offre una buona area attrezzata ampia ed, in questo momento, libera. Costo euro 8.50.    Sistemazione camper e passeggiata serale. Il paese e' vuoto e si nota la bassa stagione. Tutte le attivite' sono chiuse. Non c'e' paragone con l'atmosfera spagnoleggiante che si vive in altri momenti, quando i locali offrono spettacoli di flamenco e, lungo le strade, musicisti suonano i loro strumenti creando allegria.    Troviamo alcuni ristoranti aperti, tre per la precisione, uno vicino all'altro. Ne scegliamo uno, carino e bene apparecchiato, un bell'ambientino. Un solerte cameriere ci fa strada e ci fa scegliere la posizione di nostro gradimento. Siamo circa in 20 persone (meno Enzo Andreolli che ha la febbre!) tra cui Roberta, Anna, Natale, Sandra, Renzo, Adele, Virgilio, Pino Annamaria, Arturo, Paola e altri amici per me nuovi e di cui non ho ancora imparato il nome.  Su consiglio di Sandra scegliamo il menu' che comprende anche la paella. Mangiamo bene per 16.00 euro circa a testa. Dopo cena io e Giancarlo facciamo lunga passeggiata, circa 1 ora e poi rientriamo.
   
22.01.08
martedi'
Les Saintes Maries de la Mer 

Partenza ore 10 con 12°C.  Questa mattina merenda in camper. Prima della partenza tutti eseguiamo le operazioni di scarico acque grigie e nere, rabbocco acque chiare. Siamo diretti alla nave che ci portera' a Tangeri e vogliamo sbarcare in Marocco con i serbatoi di acqua carichi ma scarichi di "scorie"  C'e' parecchio vento ma abbiamo ancora un po' di tempo prima della partenza e lo utilizziamo per  fare una passeggiata e visitare la cattedrale. E' aperta. E' molto suggestiva, una dolce musica fa da sottofondo alla visita che, seppure breve, diventa mistica.  Ritorniamo al camper dopo aver comprato la baguette di rito. Alle 10, dopo l'appello di Pino,  puntuali partiamo. L'appello consiste in questo: Pino saluta i compagni di viaggio e poi dice: N. 1 pronto, n. 2 attende il pronto del titolare del n. 2 e poi continua: "Ora andate avanti voi" aspetta un pochino e poi capisce che deve fare lui la chiamata di tutti i numeri perche', nemmeno per sogno, gli altri equipaggi continuano singolarmente l'appello. Cosi' per tutto il viaggio. Il percorso che va da Les Saintes Maries passa da Aigues Mortes e lungo la strada vediamo molti tori al pascolo, neri e possenti, mentre brucano l'erba. Tutte le masserie offrono carne e salsicce di toro (saucisses de touron).Parecchi appezzamenti sono coltivati a vigneto con viti basse e rintorcinate che stanno per essere potate.  Producono "le vin de sable" che qui reclamizzano per la vendita. Fra i filari vedo un grosso fagiano  colorato. Bello!   Siamo sul delta del Rodano, fiume navigabile fino a Parigi. Ai lati gli acquitrini che costeggiano il territorio sono abitati da molti aironi rosa, aironi bianchi, cigni  (bianchi e neri), garzette. Suggestivo da osservare il volo di questi trampolieri.   Il cielo, grazie al vento, ci presenta continuamente nuove immagini. Cieli  che sembrano pennellati da Tiepolo. In questo momento vedo una casetta di campagna: e' bianca con le imposte color glicine, tutt'intorno un verde selvaggio formato da erbe fresche e secche, ed il cielo disegnato da nubi sfilacciate dal vento con un riflesso rosa e azzurro; mi sembra di vedere un quadro di Monet.    Arriviamo ad Aigues Mortes, bel paese con rocca e  mura fortificate. Unporto canale pieno di barche. 

 Procediamo verso Montpellier e la evitiamo. Troviamo indicazione per Sete per la prima volta dalla partenza.  Arrivo al porto senza problemi. Area parcheggio ampia e traffico inesistente. Poco dopo il nostro arrivo spunta la nave, si chiama Marrakech.  Sono circa le 15 quando la vediamo spuntare e ci imbarcheremo verso le 17.30.   Con Maria e Roberta inganniamo il tempo ad insegnare a Sandra giocare burraco.L'imbarco avviene in retromarcia, la nave traghetto e' piccola e cosi' anche il garage. Saliamo alla reception. La nostra cabina e' la 577.  Uno schifo! Piccola, accanto alla sala macchine dunque, rumorosa. Manca l'asciugamano. Siamo indecisi sul 
da farsi ma, poi, decidiamo di andare chez Commissarie du Bord e chiedere un cambio cabina. Ci fa qualche proposta e poi alla fine, per 33 euro, dopo la partenza del traghetto ci cambiera' cabina.  Ora siamo al VII ponte cabina 703 e, a  parte che e' sicuramente silenziosa per il resto e' assai squallida. Inutile illudersi, nonostante la moquette rossa, il traghetto e' fatiscente ma. come si dice, l'importante e' raggiungere lo scopo e sbarcare a Tangeri. Enzo Andreolli ha la febbre e pertanto a letto con farmaci vari.  La cena viene servita alle 19.30 c'e' il tempo per sistemarci in cabina ed andare al ristorante dove abbiamo una serie di tavoli prenotati per il nostro gruppo.   Ecco il menu:  
  •   Antipasto:  verdurine varie fra cui il cetriolo (povero John), patate lesse, uovo sodo, tonno.
  •  Primo: vellutata di patate
  •  Secondo: involtino con farcitura di non so, patatine fritte a dadini
  •  Dessert: una banana

I sapori non sono male, i camerieri veloci a servire e sparecchiare.  Il mare e'  un po' mosso. Passiamo la serata chiacchierando fra di noi  ed ognuno spera che questa notte il mare ci lasci dormire.  

    23.01.2008
    mercoledi
    in navigazione  

Verso le 9 scendiamo al ristorante per la prima colazione. A seguire briefing di Annamaria a tutto il gruppo. Cominciamo a conoscerci fra di noi. alcuni partecipanti sono per me nuove conoscenze. Questa e' la prima occasione in cui cominciamo a familiarizzare con tutti. Il mare si e' calmato le ore passano 

il salone della nave Marrakech  
veloci anche se siamo in ozio ed alle 12.30 puntuali e ritti come soldatini siamo tutti pronti davanti al ristorante per il pranzo. Quest'oggi lo chef ci propone:  
  •   Antipasto
  •  Pesce panato, forse merluzzo,  guarnito con verdure cotte, olive e patate lesse  
  •   Verdure varie
  •   Carne
  •  Dessert: meringata alla fragola

Fra le altre cose che si possono verificare in un gruppo ci sono i festeggiamenti delle ricorrenze personali ed oggi, 23 gennaio 2008, Renzo Toldo compie gli anni! E allora? Allora festa. Cosi', assieme a sua moglie Sandra, offre a tutti torta Gubana a volonta' e ottime torte del Mulino 

Bianco. Tutte buone e valide per una situazione come questa. Vengono stappate anche bottiglie di vino bianco e spumante. Anche i camerieri gradiscono molto e, raccolgono un bicchiere dal carrello, si mettono in coda, facendo cosi' intendere molto chiaramente di volere assaggiare il "nettare" italiano, brindano con noi. E' stata una bella parentesi che ha interrotto un po' la monotonia della traversata.
Pomeriggio di sole sul ponte, caffe' e burraco naturalmente fino ad ora di cena. Ecco il menu':
  •   Zuppa di brodo con pomodoro e verdure
  •  Bollito con prugne ed albicocche secche (non male, mi e' piaciuto)
  •  Yogurt

Dopo la cena ognuno di noi passeggia lungo i saloni della nave e molte volte ci soffermiamo al duty free shop. Come dire? Un colpo di vita! In vendita ci sono orologi e bijou, profumi e confezioni di prodotti estetici a base di argan. Questo prodotto ancora non lo conosciamo bene perche' fa parte delle esperienze che faremo in Marocco. Un altro duty free tiene soltanto sigarette ed alimentari.  Finiamo la serata giocando a carte.  

24.01.2008 
giovedi 
sbarco 

Tutti pronti per la colazione del mattino e poi via di corsa alle cabine per recuperare i bagagli. Alle 10 e' previsto lo sbarco a Tangeri. Citte' di mare dal nome affascinante. Siamo tutti curiosi di questo primo contatto con il Marocco e pertanto ci prepariamo con buon anticipo al salone della nave, in attesa dell'attracco alla sponda marocchina e poter finalmente toccare il suolo di questo territorio che ci vedra' percorrere le sue strade per oltre un mese.

Tangeri. Larga citta' collinare molto costruita, adagiata su di una spiaggia bianca bagnata da un mare spumeggiante azzurro con onde dai ricci bianchi.  Il primo contatto umano con i locali e' soltanto un piccolo anticipo di quello che sara' il leit motif di tutta la permanenza. Dunque siamo fermi sulla banchina in attesa di Roberta che va a cambiare gli euro in valuta locale per tutti; quando si avvicina al camper un uomo, l'aspetto e l'abbigliamento sembra di un addetto ai servizi burocratici di sbarco. Il finestrino della cabina e' aperto e dapprima, mi fa cenno di spostarmi in un'altra zona del porto isolandoci cosi' dal resto del gruppo ACI CAMPER, questione di una cinquantina di metri nulla di piu'. Quando mi rivolge la parola, un po' in francese ed un po' in italiano, capisco che chiede denaro. Io rispondo che non ho ancora cambiato in valuta marocchina ma lui mi dice che non fa niente accetta anche gli euro, perche' a casa ha 5 figli e guadagna poco al porto. Io e Giancarlo ci guardiamo un po' perplessi, poi, quasi vergognandomi per non essere stata subito pronta, gli porgo 5 euro. Questo guarda la banconota, guarda me (e quasi penso di essere stata tirchia) e poi scappa via di corsa tenendo ben stretta la mano in tasca. Sapro' in seguito che quella cifra corrispondeva alla paga di una giornata di lavoro e che questo distinto signore passava tutti i mezzi che sbarcavano per fare la sua raccolta.  Roberta completa l'operazione all'ufficio cambio, accompagnata da Enzo, ed usciamo dal porto. La citta' si presenta subito con larghe strade, parecchio movimento.   Abbigliamento orientale, vale a dire, tuniche e copricapo dalla classica forma a tronco di cilindro (fez). Grandi palazzi. Il movimento citato prima ora si trasforma in traffico indisciplinato. Le automobili sono portate in maniera piuttosto avventurosa, infatti ci troviamo spesso in situazioni di retromarce improvvise e veloci eseguite senza il minimo preavviso. Pedoni ed autisti "suicidi" che attraversano e tagliano la strada con uno sprezzo del pericolo quasi eroico per non dire incosciente. Notiamo molti quartieri nuovi.  Alle 12 ci sono 22°C di temperatura e questo ci fa piacere data la stagione invernale lasciata a casa. Si sa che il clima mite mette sempre il buon umore. Inizia la nostra marcia che ha come primissima meta il distributore di carburante. Ci fermiamo ad un distributore Shell e poi 

 proseguiamo per Tetouan.  Al parcheggio di questa citta' sostiamo con i camper ed assieme allanostra guida Khaled andiamo al forno per acquistare il pane. Il fornaio si prodiga per darci quello appena sfornato e caldo. Sosta di un'ora per pranzare. Alle 14.30 tutti puntuali, seguiamo Khaled, per la prima di molte visite. Ci spiega prima di tutto qual e' la nostra posizione rispetto alla citta'. Siamo al park dietro piazza Hassan II e questo e' il nostro riferimento per rientrare nel caso in cui qualcuno si separasse dal gruppo. Questa citta' ha vie affollate e souk sempre molto movimentati. Il mio libro dice che i suoi souk sono frequentati da truffatori della peggior specie del paese. Pero', non c'e' male come inizio. Per prima cosa trasferisco i miei valori dentro una bustina che tengo bene stretta a me sotto la giacca. Sai com'e'! Poi la guida ci dice anche
che ad  11 km, verso la costa, c'e' anche l'universita' ed i giovani che incrociamo in effetti non hanno un aspetto cosi' pericoloso. Il suo nome in berbero significa: "apri bene gli occhi" e aridaje. Io posso solo vedere una bella citta' con case dai dettagli strani , balconi in ferro battuto. E porte con borchie che poco assomigliano a quelle marocchine. La citta' subi' la dominazione spagnola ed in questa zone si parla ancora lo spagnolo. Vediamo palazzo reale dall'esterno e dato che l'attuale re, per la prima volta dall'avvento della monarchia divulga l'immagine della regina, ci sono parecchie bancarelle con le foto della famiglia reale al completo o della sola regina, in vendita. Il souk ha molte botteghe artigianali, in particolare falegnamerie, sartorie femminili ma con sarti maschi, mercerie
esterno del palazzo reale di Tetouan  
Mercato di Tetouan  
fornite di tutto. Vendono anche bruciatori per stufe di tutte le misure da 2 cm a circa un metro! C'e' molta gente locale che fa i suoi acquisti al mercato, tutti vestiti con abiti tradizionali. I banchi di frutta e verdura meritano un discorso a parte perche' sia la frutta, coloratissima, che la verdura, di dimensioni triple alle nostre (es. cavoli e verze), hanno un aspetto molto invitante. Le arance in particolare sono disposte sul banco di vendita a piramide ed il colore e' molto intenso. Un banco ha due variopinti galli con penne e piume lucidissime. Le pasticcerie sui carretti hanno in esposizione molte varieta' di paste dai krapfen alle francesine. Vi lascio immaginare, sono grandi cabaret da minimo 50 pezzi ciascuno e sopra???.. centinaia di vespe ????. In una pasticceria protetta Sandra e Renzo per 1 dirham (circa 10 cent di euro) presndono due francesine 
squisite! Quasi tutti acquistiamo le arance.  Rientriamo ai camper e ci dirigiamo verso Chefchouan (Cheuen). La citta' e' molto illuminata e popolosa, sono sempre tanti, ma i park non sono disponibili. Dopo il secondo insuccesso dobbiamo invertire la marcia, un taxi ci portera' dove sostare la notte.  Fa inversione l'equipaggio n. 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7 ... il camper 8 viene urtato da un mercedes che gli strappa lo specchio retrovisore sinistro e gli ammacca la carrozzeria sul musetto. L'auto non si ferma e a Nando non resta che contare i danni. Parecchi. Domattina si cerchera' di riparare il danno sempre con la collaborazione del "grande gruppo".  
25.01.2008  
venerdi'
 buona temperatura
partenza h. 8.30 190 km  

da Chefchouan a Volubilis e Meknes Mattina di buonora lo staff aggiustatori si trova al camper di Nando Prisco per tentare la riparazione dello specchio retrovisore e del parafango anteriore danneggiati la sera prima. Fortunatamente sono tutte persone molto positive e fantasiose; cosi' con qualche fascetta e parecchio adesivo riescono ad ottenere un ottimo risultato. O quanto meno un risultato che permettera' a Nando di viaggiare. Sicuramente questa situazione vissuta collettivamente ha sdrammatizzato, facendo sopportare meglio, il guaio. Il percorso di stamane e' fra colline verdi di querce da sughero. Alcuni tronchi sono stati raschiati da poco e sembrano feriti. La strada presenta molte curve, ed io osservo il movimento ritmico dei muscoli delle braccia di Giancarlo che portano il camper seguendo quasi un ritmo. Siamo nella regione del Medio Atlante.  Sotto di noi scorre un lucido torrente, l'acqua e' pulita ed ogni tanto scompare per riapparire dietro una curva disegnando il percorso.  Nonostante la zona sia montagnosa ci sono parecchie piante di fico d'india con frutti maturi appesi ed arnie con api operose che vi danzano davanti. Questa e' anche zona di produzione di olio d'oliva. Infatti vediamo alcuni frantoi a cielo aperto. Funzionano ancora attraverso il traino di un cavallo che guidato dall'uomo gira sempre intorno lo stesso cerchio e fa muovere la macina. Ne vedo uno con la macina che ruota in senso verticale. La macina e' lucida d'olio ed una donna e' pronta a caricare con secchi di olive il serbatoio del frantoio stesso. E' una visione d'altri tempi per noi che siamo abituati con frantoi in acciaio inox, protetti  da mille regole igieniche e con operatori che sembrano chirurghi.... Attraversiamo il ponte Loukos (dal nome del fiume) C'e'  una postazione di polizia e sembra una postazione di confine. Il paesaggio circostante e' ancora molto verde.  Lungo la strada uomini e donne aspettano i mezzi di trasporto che li portera' alla loro destinazione. Le donne portano il loro costume tradizionale. Una veste lunga in tinta unita e dalla vita alle ginocchia, un pannello a righe bianche e rosse annodato sopra, in testa un cappello a tesa, in paglia, con trecce di lana che congiungono la tesa con la sommita' del cappello. E' il costume della gente rifana.  Tutt'intorno, narcisi spontanei di colore bianco a ciuffi e asinelli, questi ultimi sono il piu' grande aiuto per uomini e donne, li vediamo sempre carichi all'inverosimile ed accompagnati anche da bambini.  Ad Ouezzane rispuntano i pali della rete elettrica, non li vedevamo da un po', e sopra ai pali nidificano le cicogne. Fanno dei nidi molto complessi, ampi eppure stabili. Lungo la strada riceviamo sempre i saluti di chi ci vede passare ed anche i camionisti non ci fanno mancare i loro lampeggi di benvenuto. Si ripetono le scene dei viaggi precedenti: lo stupore unito alla gioia. Per queste persone noi rappresentiamo un evento inusuale, siamo una colonna di 18 camper tutti ordinati ed in fila indiana. Dovremmo essere in 19 ma Giorgio e Laura Montanari, proprio il giorno prima di partire, hanno dovuto rinunciare al viaggio per problemi di salute di Giorgio.   In un prato (qui lungo a strada sono tutti prati piu' o meno pianeggianti)

prato "deserto" (per pochi minuti)  per pausa caffe'  

vedo una pastorella che fa pascolare il suo gregge che mi ricorda i disegni dei miei libri di lettura di quand'ero bambina. Anche lei ha due belle guance rosse, il fazzoletto in testa, la veste un po' lunga ma si vedono due belle gambotte abbronzate, ed un bastoncino in mano con il quale si aiuta a controllare le sue pecore. Intorno alla 10 Annamaria ci annuncia via radio, che sta cercando un posto per un coffee-brek. Questo annuncio ci trova tutti d'accordo. troviamo questo bel prato e mentre pensiamo d'essere soli, vediamo avvicinarsi: dapprima due, poi quattro/cinque infine una ventina di ragazzini seguiti dai loro greggi; ci assediano ...... Offriamo loro un panettone ma in meno di un secondo i piu' prepotenti se lo prendono. Khaled (la 

guida) ci prega di non dare nulla per non creare abitudini diseducative. Riprendiamo la marcia. Ai lati strada ora la vegetazione spontanea ci presenta bordure abbondanti di calendule arancioni, prati di asfodeli seguiti da coltivazioni di arance. Il tutto posa su prati verdi. Superiamo due villaggi e vediamo la vita operosa dei commerci del paese, i banchi del mercato allineati con l'esposizione delle merci: ortaggi variopinti, vasellame ed altre cose. In questo periodo i bambini sono in vacanza da scuola e si vede; corrono da tutte le parti e sono tantissimi. Superiamo lo ouedi Sebu (fiume Sebu). Un cimitero e dentro a questo i ragazzi giocano a calcio. Questa scena per me e' completamente inusuale e mi lascia stupita. Superiamo il villaggio di Sidi Kacem dove e' localizzata una grande raffineria di gas, oltre a questa possiamo notare alcune residenze molto belle con i tetti accessoriati di piu' parabole satellitari e giardini fioriti con grandi cespugli di bouganville. Se penso che siamo a gennaio! Inoltre tutti i fiori hanno colori intensi. Vediamo anche degli oleandri e la nostra guida ci dice che in lingua berbera si chiamano oualil?.

Ed eccoci a Volubilis anticamente chiamata proprio Oualil.  

Il sito archeologico piu' ricco del Marocco, visibile dalla strada su vari lati, occupa l'estremita' di un lungo altopiano. Sotto le sue mura, verso Moulay Idriss, scorre un fiume che attraversa la vallata mentre alle sue spalle si innalzano le creste delle montagne dello Zerhoun.  In questa zona furono girate varie scene del film "l'ultima tentazione di Cristo" di Martin Scorsese. Volubilis era la base romana piu' remota. Le strade imperiali si interrompevano qui, dopo aver attraversato la Francia, la Spagna e Tangeri. 

Nessun imperatore riusci' ad attraversare le catene dell'Atlante ed a conquistare  le tribu' berbere meridionali.  Oggi ammiriamo le rovine di monumenti del II e III secolo d.C., in questo periodo Volubilis era capitale della provincia. La citta' forniva Roma di grandi quantita' di grano ed olive, oltre agli animali selvatici che abitavano le colline. I giochi dell'arena romana il Colosseo, sacrificarono ben 9000 bestie. Questi giochi efferati non si sarebbero potuti eseguire senza i leoni forniti proprio dalle foreste di Volubilis ed in 200 anni, insieme agli orsi di Barberia ed agli elefanti, divennero specie quasi estinte in questo territorio!    

La struttura della citta' e' ben conservata. Molti sono i frantoi, anche interni a  resti di costruzioni, a dimostrazione dell'importanza dell'olio in quel periodo. Le guide dicono che anche dopo l'abbandono della citta' da parte dell'impero romano, queste strutture continuarono ad operare. Mosaici che purtroppo subiscono le ingiurie del tempo ed in molti casi  appaiono stinti e rovinati un po' dal tempo ed un po' dalla vegetazione. Interessanti gli edifici pubblici  come il Foro, le Terme ed il Campidoglio.

mosaico del pavimento del patio della casa di Orfeo  
La costruzione piu' importante e' la casa di Orfeo. Un grande complesso di stanze subito vicino al sentiero lastricato. Oggi ne rimangono soltanto le rovine ma si trattava certamente dell'abitazione di un ricco mercante della citta' (forse il piu' ricco). Lo si desume ancora oggi dallo sfarzo dei pavimenti e dalla dimensione delle stanze. L'abitazione e' divisa in due parti: quella pubblica e quella privata entrambe servite da un ingresso indipendente e da un giardino. Le stanze private sono disposte tutte intorno ad un patio decorato con mosaici rappresentanti delfini, miracolosamente ancora praticamente intatti. Oltre alla cucina la casa possiede le terme con sistema di vasche calde e fredde e stanze di vapore.  La parte pubblica e' dominata da un grande atrio con un mosaico molto bello raffigurante il carro di Anfitrite condotto da un cavallo marino. 

Anfitrite mitica ninfa del mare figlia di Oceano e Teti. Sposa di Poseidone.

La casa prende il nome di Orfeo dal mosaico che ne raffigura il mito:  

Orfeo che scende agli inferi per riprendere l'amata Euridice ma, disobbedisce e si gira indietro quando ha quasi conclusa la sua impresa. Perdera' per sempre la sua sposa ed egli finira' dilaniato da tutte le donne che aveva rifiutato. Che tragedia!  

Alla sommita' di alcune colonne nidi di cicogne, in perfetto equilibrio, ospitano questi nuovi abitanti nella vallata di Volubilis.  Durante tutta la visita siamo seguiti da una persona che continua scattare fotografie. Pero', penso io, questo ACI CAMPER CLUB e' proprio tenuto in considerazione!!!   Parlando poi con Khaled scopro che si trattava di un fotografo di professione che sperava di vendere le fotografie scattate agli scavi. Anche volendo non e' possibile perche' noi alle 16 ripartiamo per Meknes.  Meknes  e' una disordinata e florida citta'. Infatti il traffico e' adeguato. Cioe' kaos, con vetture da tutte le parti, c'e' un sottofondo di musica. Oggi per loro e' festivo.  C'e' un servizio di petit taxi. Ne sfrecciano in continuazione, tutti celesti, tutti Peugeot 205. E' sufficiente che qualcuno si metta bordo strada, di una qualsiasi strada, ed al cenno prontamente si ferma qualcuno.  Arriviamo al punto sosta. Il park di un grande supermarket, o meglio di un centro commerciale. Bene si puo' fare rifornimento alla cambusa. Toh! C'e' il parrucchiere! Ed io che faccio? Lascio a Giancarlo l'onere degli acquisti e la compagnia degli amici per farmi dare una bella lavata di capo. Ah che bene!  

26.01.2008  
sabato
visita di Meknes  
Partiamo con i camper verso la parte antica. E' una bella citta' imperiale con la parte antica racchiusa in 
le mura di cinta
una doppia cinta muraria.  La cinta ha il colore della terra che qui e' ocra e dona un tono solare a tutta la zona.Visiteremo:
  •   Porta Bab Monsour
  •   Il Mausoleo di Moulay Ismail
  •   i Moulay Ismail, Antiche scuderie

Ci attende una lunga camminata.  Bab Monsour e' Il punto piu' importante dell'insieme di mura e porte. Questa porta prese il nome dall'architetto che la costrui'. Un rinnegato cristiano che si converti' all'Islam. E' uno dei monumenti  piu' interessanti di Meknes. Il suo 

interno e' adibito a galleria d'arte e di artigianato. Si possono osservare: lavori di sartoria dato che sono esposti abiti per la sposa nel giorno del matrimonio  e per i diversi momenti della cerimonia; oggetti di gioielleria; opere di intarsio marmoree per l'esecuzione di fontane,  vasche da bagno, lavandini eccetera.  

Mausoleo di Moulay Ismail . E' luogo di culto dalla morte di Ismail anche se fu costruito mentre egli era ancora in vita. Ancora oggi e' luogo molto rispettato.  Ismail  e' ricordato per le conquiste. Porto' pace e prosperita' nel paese dopo un periodo in cui regno' l'anarchia. Caccio' gli spagnoli da Larache e gli inglesi da Tangeri.  Il suo sepolcro e' visibile soltanto da una certa distanza e non e' possibile avvicinarsi oltre alla sua sepoltura che appare decorata con brillanti, oro e stucchi a spirale. Si dispone in un susseguirsi di cortili e stanze. Il tutto in un'ambientazione elegante.  

mausoleo Moulay Ismail  
l'ingresso al palazzo reale
Heri Moulay Ismail. Quest'altra meta richiede ancora una lunga passeggiata e per fortuna siamo nel mese di gennaio! E' una bella giornata di sole ma la temperatura e' ottima ed e' piacevole camminare. Lungo il percorso passiamo davanti al palazzo reale che, siappure raramente, e' ancora visitato dal re. Giungiamo alle scuderie di Ismail, o quelle che oggi sono chiamate cosi'. In realta' la serie di camere con gli alti soffitti a volta erano magazzini o granai, con le provviste per i periodi di assedio o carestia. L'edilizia di questo luogo e' particolarmente complessa ed e' datata al XVII secolo. Inoltre i palazzi custodivano nei sotterranei degli impianti idraulici sorprendenti, con pozzi in ogni stanza da cui si estraeva l'acqua con l'aiuto di un secchio e di una catena. 
 All'esterno il bacino che veniva utilizzato per abbeverare i cavalli e come serbatoio di irrigazione. Proseguendo il cammino per circa altri 20 minuti raggiungiamo il complesso delle scuderie vere e proprie: il Rouah. E' il piu' grande complesso costruito da Moulay Ismail. Lungo quasi 3 km, la costruzione e' una serie di archi a volta e sopra a questi  un ripiano dove veniva conservato il grano. Disponeva di un'area che poteva ospitare fino a 12000 cavalli. Oggi il luogo e' decisamente in rovina ma ugualmente si nota la grandiosa opera architettonica voluta da Ismail.
interno del complesso granaio/scuderie  
il Rouah all'esterno
lavori in corso per il mantenimento delle mura  

Tanta la strada per visitare tutti questi monumenti e cosi' alcuni "pigroni" hanno deciso di rientrare ai camper in carrozzella. Purtroppo non sono riuscita a documentare l'avvenimento.  Nel pomeriggio ripartiamo alla volta di Fes /Fez) ed in serata arriviamo al Campeggio internazionale. Operazioni di routine per il camper e domattina ci sposteremo per essere vicini al centro storico ed al souk.

    27.01.2008  
    domenica
    Fes
     La piu' antica citta' imperiale
  •  Parte antica
  •  Esterno Moschea  - Medersa Bu Inania
  •  Museo artigianato ligneo "Dar Najarina" (casa dei falegnami)  
  •  Universita', non solo cranica, e' la  piu' antica del mondo anche occidentale, vietato l'ingresso ai non mussulmani perche' racchiude anche la moschea  Al Karaouine  
  • Souk dei conciatori e dei tintori ovvero l'inferno in terra  
  • Mellah e Palazzo Reale
parcheggio dentro le mura , Porta "Bab Boujould"  
Mattina intorno alle ore 9.20 con 7°C di temperatura, lasciamo il campeggio internazionale di Fes per spostarci verso la zone della nostra escursione giornaliera. Attraversiamo una periferia con grandi quartieri in espansione. Grandi case, a piu' piani, e strade larghe. Raggiungiamo il nostro punto di sosta previsto alla porta Bab Boujould. Siamo dentro le mura. Anche qui la cinta e' lunga, alta e spessa 4 metri, il colore e quello della terra: ocra. Iniziamo la visita entrando in medina con khaled che ci raccomanda di non fare elemosina e tenere d'occhio il portamonete. La medina e' un grande mercato di arti, commerci e mestieri suddivisa in un dedalo di stradine dove passano a malapena tre persone affiancate. E' frequentata da numerose persone locali che rappresentano tutti i ceti sociali esistenti. Fra queste viette 

s'incrocia una varieta' umana ed animale dove la piu' rappresentata e' quella povera e sfruttata. Noi siamo un gruppo numeroso che per ovvi motivi non vuole separarsi. Lascio immaginare le acrobazie per rimanere uniti. Capita di addossarci ai bordi per lasciar passare ora un carretto, ora un asino carico ed a volte un cavallo carico! In mezzo a questo baillame  sembrerebbe impossibile poter camminare solo con qualcosa di fragile in mano; ed invece: ragazzini trasportano, attenzione, con una sola mano vassoi carichi di bicchierini di tea con biscottini, vasellame vario da consegnare da una parte all'altra del souk, pile di tessuti per i sarti che lavorano in vari negozi . Gli asini ed i cavalli sono seguiti dai loro conduttori che li tengono in linea gridando RRRA ? RRRA piu' volte e gli animali vanno avanti diritti senza fermarsi e carichi all'inverosimile di some in equilibrio instabile. Hanno sguardi languidi e dolci che ispirano tenerezza ma non oso toccarli: temo un po' la loro reazione, carezze, penso, non ne abbiano mai ricevute.  

Lungo la via dei macellai vedo questa scena!!!..  

Continuiamo il nostro deambulare scansando: venditori di specchietti,  piatti, vassoi e vasetti in ottone tutti cesellati e battuti a mano. Di questo si puo' essere certi. Il souk ha molte botteghe artigianali di battilamiera. Il tin-tin-tin insistente degli artigiani risuona lungo le viuzze e all'opera vediamo uomini di tutte le eta', anche parecchio anziani. Curvi sul loro lavoro, imperterriti, battono con un punteruolo per disegnare o decorare oggetti che saranno poi consegnati agli addetti alla vendita. Questi  sono dei ragazzini che tentano in tutti i modi di accollarti qualcosa. Hanno un'insistenza che non ho trovato prima.  A questo ero preparata memore di un precedente viaggio qui a Fes. Infatti ripassiamo davanti a Palazzo Nebaih, trasformato in ristorante di lusso dove eravamo stati a pranzo durante la precedente visita con Costa crociere.  In mezzo e fra le stradine del souk arriviamo alla Medersa Bou Inania. La medersa ha una struttura semplice che si articola in un cortile che si apre su un oratorio ed e' fiancheggiato da due stanze.  Fu l'ultima opera del sultano Abou Inan che per farla erigere ebbe spese leggendarie alle quali egli non diede eccessiva importanza perche' affermo' che "la bellezza e' inestimabile".  

il cortile della medersa Abou Inan  
Di molto effetto sono le decorazioni e la luce dello spazio. La parte piu' interessante e' il cortile che ad ogni lato presenta scale che conducono al piano superiore su cui si affacciano le celle degli studenti. Queste sono vuote e monacali a parte le finestre ed i soffitti decorati. Nel cortile e' ben conservata la decorazione ad intaglio su legno esemplari dell'arte moresca della falegnameria dei nodi. Le boiseries in cedro corrono lungo i tre lati del cortile, mentre gli scritti in cufico sono sui quattro lati del cortile e rappresentano una lista delle proprieta' i cui frutti venivano regalati. Nonostante non siano iscrizioni craniche non mancano le lodi ad Abou Inan, indicato come califfo sulla prima pietra.  Museo Dar Najarina ossia casa 
dei falegnami. All'interno molti esempi di opere ma soprattutto la costruzione  gia' dal portone d'ingresso alla struttura interna a ringhiere  e' particolare. I ballatoi sono interamente lavorati con trafori su legno.  
interni a ringhiera  
 ingresso
tutti attenti ad ascoltare Khaled  
La moschea Kairouine non e' visitabile dai non musulmani e noi la possiamo osservare solo dall'esterno guardando da un'entrata alta e molto semplice nelle mura bianche. Stanno uscendo frettolosamente dei fedeli che avevano partecipato alla preghiera. Dentro allo stesso cortile c'e' la biblioteca ricca di tutte le opere della biblioteca medievale di Cordoba. Un tempo ospitava la piu' ricca collezione di libri islamici, scolastici e scientifici. Era seconda soltanto a quella di Bagdad. La maggior parte delle opere ando' perduta durante il XVII secolo. In seguito fu restaurata ed oggi e' una delle biblioteche piu' importanti del mondo arabo. Svolge anche funzione di universita' e fino a qualche decennio fa rappresentava l'unica opportunita' per gli studi superiori marocchini. Il programma di studi
moschea Kairaouine sede di culto ed Universit?  
era legato alle tradizioni e comprendeva studi delle leggi craniche, astrologia, matematica, logica, retorica e poesia. Lo studio avveniva attraverso l'ascolto di un docente che sedeva al centro di un cerchio formato dagli studenti. Era accessibile soltanto ai maschi. Lasciamo la moschea per dirigerci verso le concerie, o meglio l'inferno in terra. Infatti esse rappresentano il nauseante rovescio della medaglia. Nonostante Khaled ci avesse preparati (io lo sapevo gia' dalla precedente esperienza pero', con il tempo ne avevo un po' perso la sensazione) ed avesse procurato per ognuno di noi un mazzetto di menta da strofinare sotto il naso. Il primo approccio e' stato veramente difficile. Troppo difficile. Poi un po' alla volta il 
le vasche delle concerie  
naso si abitua ma e' comunque una sofferenza. E' mattina e percio' tutte le attivita' sono a pieno regime. Saliamo parecchi gradini e ad ogni pianerottolo si apre un negozio. Qui la merce in vendita e' tutta rappresentata da prodotti in pelle. Dall'abbigliamento agli accessori piu' vari fino agli immancabili pouff di tutte le dimensioni e colori. Con ricami a pressione sulla pelle. Con spicchi di colore contrastante eccetera. I negozianti appena vedono qualcuno interessato all'acquisto diventano come un francobollo tanto stanno appiccicati. Pero' il prezzo dobbiamo farlo noi e va sempre abbattuto almeno al 50%. Annamaria interessata ad un pouff, dopo averlo rinunciato, perche' non le veniva ceduto al prezzo offerto ed ormai lungo la strada di ritorno, s'e' vista capitare un ragazzetto con il cuscinone tutto avvolto in un nylon che alla fine, visto che stava per perdere l'affare, il suo datore di lavoro le inviava ed accettava il suo prezzo!!!!. Giancarlo acquista un gilet senza maniche per 90 euro quando ne erano stati chiesti 180 e cosi' altri amici. Una cosa e' certa la pelle e' di ottima qualita'. Per tornare a parlare delle concerie, che 

sono l'oggetto di questa visita, saliamo al terrazzo dell'ultimo piano di un negozio dal quale possiamo osservare lo svolgimento del lavoro di questi uomini. Penso che questi poveretti stiano meritando il paradiso perche' l'inferno ce l'hanno gia' qui. S'immergono, vestiti di un paio di pantaloncini corti e scalzi, dentro a grandi vasche. Il lavoro si svolge cosi': prima il trattamento alle pelli e poi la tintura delle stesse. Il tutto in un ambiente altamente tossico. Il fetore e' provocato dalla macerazione delle pelli e dal guano di piccione che viene utilizzato in grande quantita' per pulire le pelli dai residui organici dopo la macellazione. Verrebbe voglia di scappare!!  Questo quartiere esercita un fascino particolare. Molti rivoli d'acqua corrono lungo i vicoli. Centinaia di pelli distese sui tetti ad asciugare. Il susseguirsi dei colori della grande vasca suddivisa in settori ci fa vedere il giallo zafferano, il rosso papavero (come il pouf di Annamaria) il blu indaco, il verde menta ed il nero antimonio. Un tempo erano tutti colori ricavati da vegetali, sostituiti oggi da prodotti chimici con effetti collaterali sulla salute dei conciatori. Sembra che resistano a questo lavoro per un periodo di circa quindici anni (vado a memoria). Questa attivita' un tempo era tramandata da padre in figlio per mantenere il segreto della lavorazione. Oggi non so come siano organizzati il fatto che rimane e' che questa e' la rappresentazione piu' estrema del turismo.  Prendiamo la via del ritorno con Khaled che fatica parecchio per tenere il nostro gruppo unito. Questa medina e' molto vasta e dispersiva pero' rientriamo tutti ai nostri camper per rifocillarci un po'; ci aspetta il pomeriggio e la sera. Al pomeriggio la piazza, tanto silenziosa e vuota della mattina, diventa un luogo di continue presenze ed happening di tutti i tipi. Per la prima volta vedo gli incantatori di serpenti, i guaritori ed i cantastorie. Singolare come ognuno di questi, li vogliamo chiamare artisti? riesce catalizzare numerosi spettatori intorno a se'. L'incantatore di serpenti tenta continuamente di appoggiare il povero animale sul collo a qualcuno per poi fare la foto e ricavarne un guadagno. Ugualmente il cantastorie parla e gesticola e poi chiede una ricompensa. Il guaritore invece cerca di vendere le sue erbe medicinali a coloro i quali credono alla sua sapienza medica. Renzo Toldo fa l'esperienza del serpente che credo se la ricordi ancora. Con Roberta,  Enzo, Piero,  Maria,  ci allontaniamo dalla piazza per dirigerci verso palazzo reale. E' subito fuori le mura del giardino Andaluso (non curato) e come accenniamo una fotografia scattano due baldi poliziotti che minacciano di ritirarci la macchina fotografica. Ma, per carita', che agitazione siamo turisti! Uno in particolare non si accontenta. Vuole vedere le foto scattate e quando ne trova una con lingresso del palazzo ingiunge con tutta la sua autorita' di cancellarla. Eh vabbe', Eccoti accontentato. Visto questa accoglienza ripieghiamo nel souk del popolo per vedere un po' di vita vera. La folla che frequenta questi mercati e' immensa. Siamo stretti come sardine lungo il percorso dei vari 

negozi. Ma come fanno a trattare in mezzo a tanta confusione? Non l'ho ancora capito in compenso Giancarlo ed Enzo si'. S'infilano in un "negozio" e trattano delle pantofole. Quando sembra che la trattativa sia fallita e noi gia' siamo fuori dal negozio: una mano tocca la spalla a Giancarlo e gli fa cenno di seguirlo. Ok ci adeguiamo e lo seguiamo e, poco dopo, usciamo con le pantofole di ottima pelle e cucite a mano, al prezzo precedentemente pattuito. E' cosi' che funziona da queste parti: quando capiscono che l'affare e' perso (e puo' farlo il concorrente vicino) chiamano indietro il cliente e riaprono la trattativa. Per noi e' ancora una cosa che ci sembra strana ma sembra che vada proprio cosi'.  Usciamo dal

souk  che e' sera, il tempo per una rinfrescatina e poi a cena tutti assieme in un ristorante con terrazzo che domina tutta la medina. Idea romantica ma molto fredda. Cenare all'aperto a gennaio non e' piacevole nemmeno in Marocco. Per fortuna il panorama circostante si fa perdonare e giustifica il sacrificio.

28.01.2008
lunedi'
Fes Ifrane Midelt - 206 km

Partenza ore 8.30. Giorgio Squarzanti parte un po' prima per cercare di riempire una bombola di gas. Annamaria rimane in contatto telefonico con loro che ci raggiungeranno appena conclusa operazione.  

la neveeeeeeee  
Strade di Montagna, siamo nel Medio Atlante. Poco prima di Ifrane ci sono piccoli mucchi di neve! Il paesaggio e' decisamente alpino. Lungo il percorso vediamo parecchi banchetti di produttori locali di miele.  

Ifrane:  creata nel 1929 con la volonta' di costruire un'isola francese con ville e larghe strade. Dopo l'indipendenza le ville passarono di proprieta' a ministri del governo e dell'alta borghesia. Fu eretto anche un palazzo reale per aggiungere prestigio alla zona. Le tegole verdi del palazzo si possono osservare tra gli alberi durante il percorso che scende lungo la vallata.  

Citta' universitaria e di soggiorno d'elite. L'edilizia e' in stile franco/svizzero con tetti di tegole rosse molto spioventi. Al bivio postazione semaforica con due vigili in uniforme molto eleganti ed una vigilessa! Lei, sopra alla divisa, porta un soprabito bianco e si vede che e' molto orgogliosa del suo ruolo. L'universita' fu inaugurata da re Hassan il 16 gennaio 1995 ed e' intitolata: "Ai due fratelli" perche' eretta su progetto dei re del Marocco e dell'Arabia Saudita re Fahd. Frequentarla e' un onore che spetta soltanto agli studenti piu' ricchi dei due paesi. Superata Ifrane troviamo uno slargo deserto. Si', deserto per esattamente 4 minuti. Arrivano uomini a piedi e sui trattori. Praticamente ci assediano. Il tavolo della merenda e' riccamente imbandito, .. ed i chili aumentano !!.. ah gola gola so gia' in quale girone finiranno le mie ossa! Ma ecco che arriva Khaled che gentilmente ma con fermezza li fa allontanare. Gli uomini chiedono sigarette. Fra di noi fumano poche persone, forse tre in tutto, non so come sia andata a finire. Poco dopo arrivano ragazzini a frotte seguiti da mamme e nonne. Rosa Cesena e Maria Marchiori, prontamente prendono fuori i pacchi dei vestiti preparati e pronti da consegnare e Khaled fa segno Ok. Stiamo per completare la nostra break/sosta ed ecco che Gabriella e Giorgio Squarzanti ci raggiungono in

lo slargo, rimasto deserto per 4 minuti
tempo per riuscire a prendere qualcosa  dal buffet.  Riprendiamo il nostro viaggio fra monti e valli punteggiati da greggi e con un panorama molto bello. Passiamo attraverso un villaggio (Bouchmane?) che si presenta come un catino fra le montagne con la sola strada lastricata ed ai lati parecchie case in costruzione. Ora il paesaggio e' roccioso e la strada e' scavata nella roccia. Nel fondo, praticamente un orrido, scorre il fiume che in questo momento ha poca acqua. Alcune donne lavano i panni e l'asino le attende paziente, come sempre. Vedo che l'esistenza umana in questa zona ha molto bisogno dell'aiuto dell'asino. I percorsi a piedi, sono quasi sempre mulattiere scomode ed irte. E l'asinello avanza caricato di 
tutto il possibile, utile e mansueto. Spero sia amato dagli uomini. Ogni tanto qualche ragazzino corre corre lungo i prati per venire vedere la nostra carovana.  La Valle di Timodite e' un altipiano vuoto e deserto, di sola pietra e roccia. Siamo a circa 1900 m di altitudine.  Ai lati della strada cespugli di "alfa", pianta utile per fare ottima carta. Siamo ancora nel Medio Atlante.  Ad 11 km da Midelt, 2000 m altitudine, si aprono davanti a noi le cime dell'AltoAtlante.   Si fa carburante e si vuotano le vasche delle acque nere.  Arriviamo a Midelt, sembra un paese disabitato. Sono le 5 di sera e' buio e, pur essendoci ancora tutte le attivita' aperte, chiuderanno verso le 19, per strada ci sono solo uomini.  Tutti ordinatamente in fila andiamo a parcheggiare per la notte dietro il campo da calcio.  Finite le operazioni di inizio sosta, ci avviamo con Maria, Piero, Roberta, Enzo, Sandra, Renzo, Flavia e Renato verso il "centro" del paese dove trovare una banca e cambiare un po' di valuta. Le banche non mancano: Paris Bas, Credit Agricole, Bank du Maroc e ancora qualche ufficio di cambio privato ed altre banche. Lungo la passeggiata
incrociamo un ragazzo che parla italiano, ci invita a visitare una casa berbera. Io sono un sacco curiosa e percio' insisto per andare. ahime' e' una vendita di tappeti! Purtroppo sono molto belli e la lavorazione berbera e' diversa da tutte le altre viste sino ad ora. La tentazione e' cosi' forte e poi penso a Marlene che sta mettendo su casa. Questi con l'arredo moderno sono perfetti. Cado in tentazione ed alla fine usciamo con due magnifici tappeti. Ritorniamo al camper con il nostro pacchetto conquistato dopo una lunga trattativa, combattuta fieramente da Giancarlo. Alla fine il capofamiglia voleva ci fermassimo a cena con la loro famiglia. Ci siamo salvati dicendo che gli amici ci aspettavano per cenare assieme. E' quasi vero dato che dopo 

cena la passeggiata digestiva si fa in compagnia e pertanto non ho detto una vera bugia. Infatti usciamo e lungo le strade vediamo solo e sempre uomini e ragazzi. Del sesso femminile neanche l'ombra. Data la grande vita notturna alle 22 siamo a nanna. Domattina la sveglia e' di buonora dato che prima della partenza dobbiamo fare rifornimento di valuta.  

29.01.2008
martedi
Midelt / El Rachidia  - Km 173

Questa mattina intorno ai camper ci sono parecchi ragazzi che vendono minerali. Infatti da questa citta' inizia la zona dei minerali e dei fossili dell'Alto Atlante. Giancarlo acquista una sfera di manganese molto bella. All'esterno si presenta come una sfera di pietra. All'interno racchiude il suo tesoro: tanti cristalli di manganese, lucidi ed argentei. Verso le 8 aspettiamo Roberta per sostegno banca. Deve fare un cambio collettivo di 2.900 euro!.  La banca apre alle 8.20. noi siamo davanti alla banca verso le 8.30. aspettiamo Khaled per avere un aiuto linguistico ma, dato che non arriva, con Roberta si decide di cambiare i soldi a tranches cosi' come le sono stati consegnati dai compagni di viaggio. L'operazione e' lunga e va oltre il tempo previsto. Il cassiere deve andare piu' volte alla cassaforte perche' finisce il denaro. Io non riesco a ricaricare la carta telefonica e corriamo via per tornare al punto sosta. E cosa troviamo? Tutti i camper dei 

sulla strada per Rich

compagni di viaggio con i motori accesi e con una gran furia per partire. Ma, come, noi ci diamo da fare per cambiare i soldi a tutti e non ci si da' nemmeno il tempo per prepararci partire? C'e' qualcosa che non va!.  Riusciamo partire tutti assieme. Iniziamo un percorso in mezzo alle montagne che toglie il fiato.   Continuiamo a salire fino a Tizi-n-Tairhemt circa 1900 m sul mare. Le orecchie si chiudono varie volte.  Superato il passo, ci abbassiamo parecchio, oh povere orecchie! Non importa perche' canyon e rocce ci presentano continuamente panorami indescrivibili.  Anche questa zona e' dedita alla pastorizia ed alla produzione di miele con relativa vendita. Superiamo molti villaggi fortificati e cerchiamo un 

punto dove poter sostare e fare il nostro break.  Oggi festeggiamo il compleanno di Dea Troilo e percio' abbondanti vassoi di dolci tentazioni. Solito assalto di bambini berberi.  In questa zona da un villaggio all'altro ci sono chilometri di deserto. Passiamo El Rich, c'e' un distributore di benzina ed alcune nuove costruzioni. Riappare il fiume El Ziz e le donne sono sulle sponde per lavare i panni.  Proseguiamo superando un altro piccolo villaggio provvisto di pompa di benzina, a Karrandou ci sono invece, parecchie abitazioni, la moschea con annesso cimitero, la scuola uomini e asini e, per la prima volta, un uomo in bicicletta!  
alto atlante
moschea con nido di cicogne  
Siamo circondati da alte vette ma il fondo valle e' piatto e molto vasto. Le abitazioni sono colorate di un pallido rosa salmone,  che le fanno confondere con il panorama. 
villaggio
verso il tunnel del legionario
ll tunnel del Legionario (sul vetro si riflette la vita all'interno del camper tra cartine e quaderno appunti)  
Da questo punto i cimiteri contrassegnano i tumuli con pietre di roccia giallo ocra.  

Al tunnel del Legionario facciamo sosta per ammirare la bellezza del panorama. Piu' avanti inizia la vegetazione delle palme, verdi e lussureggianti. Dopo aver nuovamente attraversato il fiume Ziz  raggiungiamo i laghi di Hassan Addakhil con i due laghi. Troviamo il sentiero per scendere al fiume. Lo spettacolo e' mozzafiato! Troviamo modo per scendere al lago. E' un terreno pianeggiante a livello dell'acqua. Non potrebbe esserci posto migliore per sostare a pranzo e cosi' gustiamo la polenta taragna che Maria ha preparato. Mangiamo un po' troppo percio' andiamo a passeggiare con Khaled, intorno al lago.

Laghi di Hassan
il nostro fornitore di legna  

 La passeggiata aiuta la digestione ma ha anche lo scopo di trovare legna per il fuoco che stanotte ci rallegrera'. Eh gia', stanotte dormiremo qui e questa sera ceneremo tutti assieme con un'ottima pasta offerta da Anna Beretta (ruote al sugo), preceduta da un ottimo aperitivo preparato da Esther Prisco.   Annamaria ha provveduto a far arrivare altra legna da un berbero del posto chiamato da Khaled, che arriva con un motorino 48 stracarico. Porta con se' anche una delle sue bambine, molto graziosa. Anche l'uomo ha un volto gentile. Porta il casco in testa pero' sotto al casco ha anche una sciarpa di lana. Ma come fara' a starci tutta quella roba dentro al casco?. Il fuoco arde e manda nel cielo

arde la legna e crepita lanciando faville al cielo notturno  

ormai buio per la notte, alte fiamme che incantano i nostri occhi. In questi momenti ci sentiamo tutti fratelli e com'e' giusto che sia. Intoniamo cori stonati cantati ora con tutto il nostro sentimento, ora con tutta la nostra ironia. Poco lontano da noi un gruppo di ragazzi berberi che si sono accampati, forse per farci da guardiani, non so ma sono li' con noi, intonano a loro volta un loro canto.  

  30.01.2008
mercoledi'
El Rachidia / Erfoud / Merzouga. A Erfoud escursione nel deserto con jeep 4x4
2°C  
le porte d'ingresso a El Rachidia. Queste porte  indicano il cambio di provincia  
Area di Mazah distributore di benzina.  El Rachidia: bella citta moderna con acquedotto costruito dai francesi. Al II distributore dopo la discesa c'e' Khaled che ci aspetta.  Passiamo lungo strade larghe, viali alberati con palme e cipressi, c'e' anche il Tribunale ed il Policlinico. Siamo in una citta' capoluogo di regione a mille metri di altitudine. Ci sono tutti gli uffici pubblici ed e' prevalentemente militare.  Oggi e' prevista escursione nel deserto da Erfoud a Merzouga con le dune rosa, e ritorno ad Erfoud. Alla sorgente blue di Meski vicino Zoula c'e' un grande palmeto in basso, lungo la valle formata dal canyon, con campi coltivati, la zona e' ricca d'acqua. Un villaggio di case di fango, tutte regolari e color ambra, rendono il panorama molto suggestivo.  Noi sostiamo per ammirare  
il panorama e proprio sul grande pianoro, che precede lo strapiombo della parete montana, c'e' una ampia tenda berbera riccamente adornata di stuoie e tappeti. Prendiamo un tea verde e veniamo coinvolti in una atmosfera magica.  Dopo questa suggestiva sosta riprendiamo la marcia in direzione Erfoud dove visiteremo cave di minerali e fossili nonch'e' il laboratorio con annessa esposizione di un'azienda che utilizzapietre in cui sono rimasti imprigionati i fossili, per costruire tavoli, elementi da bagno, fontane e molte altre cose anche molto piu' piccole ma impreziosite da geodi e cefalopodi imprigionati da millenni nella pietra. facciamo acquisti
per tenere il ricordo di queste meraviglie della natura. Queste pietre e questi piccoli geoditi hanno un?et? che varia da  450 a 600 milioni di anni!  La terra li ha conservati per farli vedere anche a noi.  Erfoud e' un grosso villaggio africano. La popolazione e' alta. Ci sono molti negozi e per raggiungere il paese dobbiamo passare sopra un ponte che e' cosi' basso rispetto l'alveo del fiume (un ramo dello ziz) che ci sembra di guadarlo.  

Siamo ancora in un altipiano di circa 1000 m sul mare.  

Il territorio e' un'immensa pianura dalla quale si ergono, a corona, montagne rocciose e dune.  Ora il terreno e' sabbioso e, la sabbia, ora bionda, ora rossa. Arriviamo alla cava e possiamo osservare fossili di geoditi ed altri minerali marini fissati dal tempo nella roccia. Conchiglie di varia forma e misura a testimoniare che qui, dove ora e' deserto, c'era il mare!  

Alle 14.30 partenza per escursione nel deserto. A nostra disposizione fuoristrada Toyota con autista. I camper ci aspettano qui al parcheggio della fabbrica. Lungo percorso (circa 20 km) di deserto pietroso per raggiungere le dune, sosta alla tenda berbera dove vediamo tanti agnellini che belano impauriti. Poveri noi facciamo al massimo qualche fotografia. Ben altra cosa fanno loro in altre occasioni.  Alla base delle dune alcuni amici salgono sul dromedario (200 dirham) per salire sulla duna ed osservare il tramonto.  La pu' coraggiosa e' Laura Frazioni seguita dal marito e da Nando Prisco, felici di questa esperienza cosi' nuova e diversa per noi. al primo gruppo si aggregano poi anche Candido, Rosa e Roberta  

dromedari a riposo in attesa dei passeggeri  
Andreolli. Un altro gruppo, nel quale non puo' mancare Enrico sempre a caccia di immagini per i suoi bellissimi films, segue a piedi e raggiunge la duna con una indimenticabile passeggiata.  
Flavia Renato, Annalisa e Giancarlo alla conquista della duna  
 
un controluce struggente per la delicatezza delle linee. Come dire: E viene sera  
 
31.01.2008
giovedi'
Erfoud / Gole del Todra
5°C  -  240 km
Alle 6 sveglia alle  partenza  

E' una levataccia! Pero' che alba! Che colori. Mentre la luna e' ancora alta nel cielo, il sole ci sta donando i suoi raggi anche oggi e tutto intorno si trasforma per incanto. Ed ecco che con pennellate dapprima rosa pallido e poi dal colore sempre piu' intenso, fino a raggiungere il rosa shocking, abbiamo, verso est, una luce completamente diversa dall'ovest del cielo dove il colore prende tonalita' tendenti al violetto del fiore del glicine con le sfumature del color perla. E andando abbiamo davanti ai nostri occhi questo trionfo di luce che aumenta e cambia continuamente finche' il sole supera le montagne ed allora ecco una luce insostenibile per gli occhi, e dove i suoi raggi toccano, portano vita e calore. Il nostro fratello sole che torna sempre fedelmente alla madre terra. Diversamente dal tempo che non riusciamo a catturare e ci sfugge sempre di mano e poi lui non torna mai. Questo istante c'e' ma ora e' gia' scomparso per sempre!  (mai e sempre!) .  Attraversiamo villaggi ancora addormentati tutte le attivita' sono ferme. Poche persone, prevalentemente uomini, che in bicicletta raggiungono il posto di lavoro. Un uomo si scalda davanti ad un piccolo fuoco, acceso cosi' per strada sul marciapiede. Per loro e' cosi' naturale tutto cio' che noi collochiamo al passato, all'antico, ed invece e' qui presente. Presente e mescolato al progresso perche' la stessa persona e' in grado di usare un cellulare o un computer facendo salti di cultura giganteschi.   Noi occidentali (che molte, troppe, volte ci consideriamo superiori) siamo approdati alla tecnologia sofisticata dell'informatica un po' per volta e, ad ogni progresso, abbandonavamo qualcosa di superato. Qui convive tutto e la tradizione antica e' sempre presente.  Ma ecco che sentiamo un gradevole profumo dolce ed infatti vediamo il fornaio che espone una fila di ciambelle calde, fritte, infilate ad un fil di ferro, fuori dalla porta del forno. Che acquolina ma noi dobbiamo continuare troppe sarebbero le occasioni per fermarsi.  Ed infatti continuiamo. Questa e' una zona dove sembra che l'asino sia stato sostituito dalla bicicletta. Soprattutto gli uomini la usano.  Ora il paesaggio circostante e' quasi desertico e le montagne dell'Atlante sono lontane.  Tutta la zona e' mineraria, pianeggiante e ogni tanto si alzano alti coni di terra e roccia modellati dal vento, come enormi dune.  Attraversiamo il villaggio di Tigrid che ha il suo cimitero con i tumuli indicati da pietre, la moschea, la scuola, parecchi pozzi contrassegnati da un 

negozio del mercato di Tinghir con mantici attizzatori artistici  

numero.  All'Espace Mohida a Tinejad c'e' il carburante, ristoranti lungo la strada, taxi in attesa ed in movimento, bar, il gommista, il meccanico, pensioni ed hotel, punto internet, il fabbro, l'idraulico, le scuole, la moschea e la galleria d'arte! Oh non so se mi spiego, ma qui siamo catapultati nel futuro e giuro non abbiamo usato la macchina del tempo. No no e' questo paese che continua presentare realta' contrastanti.   Attraversiamo il fiume Todra, ora asciutto. In questo momento non c'e' acqua, almeno in superficie, pero' tutt'intorno palme verdi e vegetazione abbondante. Stiamo percorrendo la strada n. 10 e, parallela ad essa, corre un'altra pista.  Fra 25 km saremo a Tinghir.  

Sosta al mercato per acquistare frutta ed alimentari. Qualche scatto fotografico e poi via. Fra poco un'altra sosta con visita a grande vendita di tappeti. Oh povera me riusciro' a non cadere in tentazione?  Gia' la sala di esposizione e' particolarmente addobbata di tappeti. Poi all'interno, su di una piccola cattedra, con teiere lucidissime d'argento e larghi vassoi carichi di bicchierini pronti per contenere il te' che ci verra' servito come benvenuto.  Inizia l'esposizione.  Roteano davanti a noi, come mantiglie di toreri, tappeti berberi di tutti i colori e misure. Alcuni annodati, alcuni ricamati (sumak), alcuni kilim.  Giancarlo ed io ne adocchiamo uno molto bello ma grande. Alla parete c'e' il fratello piu' piccolo, che  comunque misura 3 m x 2. Pensiamo dove poterlo mettere. Siamo combattuti per le dimensioni ma ci piace. Beh, che sara' mai, non dobbiamo comperarlo per forza, chiediamo il prezzo cosi' tanto per sapere 28.000 dirham! Come dire 2900 euro!   Bene non se ne parla nemmeno. Ma, l'ho gia' detto come funziona qui, il venditore, contrito in volto, mi chiede quanto vorrei spendere. Io rispondo, sperando di scoraggiarlo, 500 euro.

Se ne va.

Tempo forse due minuti e torna per ripetere la domanda. Da ora in avanti parlera' Giancarlo. Il venditore pensa che avra' piu' possibilita' di spuntare il suo prezzo ma nn sa ancora in che mani s'e' messo!  

E, dopo:

  •  averci fatto visitare tutto il palazzo, praticamente una casbah;

  •  noi usciti e riagganciati almeno due volte;

  •  aver chiamato i fratelli piu' anziani per vedere cosa spillare a Giancarlo.

  •  Viene il decano e fra tira e molla, concordiamo l'acquisto per 600 euro!  

Lo spettacolo naturale delle gole del Todra  

Su pressione di Khaled lo avvolgono velocemente ed ora e' qui fra i piedi in mezzo al camper. Anche altri compagni di viaggio hanno fatto begli acquisti e tutti comunque sono rimasti stupiti della trattativa conclusa da Giancarlo.

Continuiamo il nostro viaggio seguendo il fiume. Arriviamo alla gola del Todra. L'acqua e' limpida e lungo le rive le donne lavano i panni.  

Dalle sponde si alzano  ripide ed imperiose le cime di roccia rossa.  

Attraversiamo il fiume Todra passando sopra assi di legno e raggiungiamo la riva opposta dove c'e' un ristorante tipico marocchino. Con Roberta, Enzo e Khaled decidiamo di fermarci per pranzo. (zuppa passata di verdure, polpette di manzo e agnello alla griglia  che io non mangio -  frutta molto abbondante, almeno 3 kg misti di arance,   mandarini e gli immancabili datteri. Il tutto per 180 dirham a coppia, cioe' meno di 18 euro a coppia!  La partenza e' alle 14.30 circa per spostarci lungo le Gole del fiume Dades. Lungo la strada stanno facendo lavori di scavo. La terra di risulta e' ammonticchiata in vari cumuli lungo la strada. Io immagino subito piccole piramidi di cacao. Questo per dire il colore che ha qui la terra e la roccia. Un colore caldo pieno e la terra stessa da' un effetto di cipria scura tanto e' vellutata. Davanti alle abitazioni le pulizie si fanno con grandi getti d'acqua e ovunque, dove il fiume crea delle anse, ci sono donne chine a fare il bucato che poi stendono ad asciugare per terra fra 

le pietre.  In Marocco le donne lavorano molto, spesso sono chine nel lavoro dei campi, da dove ritornano cariche piu' di un somaro,  curve come archi gravate di grandi quantitativi di fieno. Lo stesso quando devono portarsi appresso i figlioli, questi vengono legati con una fascia e portati in spalla. La pastorizia fornisce la materia prima per l'alimentazione. Percio' incontriamo frequentemente greggi ai bordi strada e quasi sempre sono sorvegliati da pastorelle. Siamo circa a 90 km da Bouhnane Dades e la zona e' un deserto di pietre, quando Giancarlo Lampiasi sente che c'e' qualcosa che non va. Ha una gomma posteriore bucata. E' d'obbligo fermarsi. Con l'equipaggio Lampiasi si ferma anche Enzo Andreolli che gli dara' una mano ed anche

il braccio. La colonna prosegue e fa sosta al primo punto panoramico, dopo aver superato Bouhnane Dadesche si e' presentata molto fiorita di bouganville di vari colori. E poi continua su su, fra tornanti, rocce e piccoli villaggi quando entriamo in una stretta valle con e montagne che ci vengono incontro.

Il fiume ora e' piu' gonfio e corre di fianco alla strada. L'acqua ha un colore fra il verde, il grigio e l'azzurro. Solo in natura esistono certi colori!

Siamo a circa 1800 m. s.l.m. con 16°C alle 17.  

Ed ecco di nuovo, le bambine lavorano ed i maschietti giocano a calcio. Qui in mezzo ai monti ci sono parecchi campi di calcio e tanti bambini. Purtroppo questi ragazzini sono un tormento. Ad ogni sosta da quando abbiamo iniziato il viaggio, siamo assediati e Khaled ci ha pregati di non dare loro alcunche' per far perdere loro l'abitudine all'elemosina. Non vanno neanche a scuola per stare dietro ai turisti.  Percorriamo le gole del Dadesfino in cima e poi torniamo indietro lungo lo stesso percorso, per parcheggiare i camper nel cortile di un albergo dove Khaled dormira' e noi potremo cenare.  Lungo la strada, che qui sembra piu' turistica, vediamo parecchie vendite di tappeti. I negozi sono a livello strada e ai piani superiori 

tra le gole del dades
ci sono le abitazioni vere e proprie dei proprietari. Tappeti variopinti sventolano al vento ed al nostro passaggio siamo invitati all'acquisto con vari cenni e richiami. Arriviamo al punto sosta per la notte e subito iniziano le grandi operazioni di parcheggio. Importanti sono gli allacciamenti che in un primo momento creano qualche problema sembra che non arrivi corrente, ma poi tutto si aggiusta. Disponiamo di tre ottime docce e di un'altra struttura per i gabinetti. Stasera ceneremo
tappeti come arazzi esposti per i turisti  

al ristorante di questo bell'albergo. Cena marocchina con zuppa di carne e piselli (duri), tajine di uova e verdure, spiedini di carne ai ferri e patatine fritte. La sala da pranzo e' allestita con tavoli bassi all'orientale, le sedute sono panche da due o tre posti, secondo le dimensioni dei commensali... la stanza non e' molto ampia pero' stringi un po' di qua e un po' di la', ci stiamo tutti. Io sono seduta fra Laura e Candido e di fronte ho Giancarlo in posizione strategica dato che io difficilmente mangio tutto quello che mi portano. Nel dopocena e' prevista la proiezione del film di uno dei tanti viaggi fatti da Enrico Lirdi, lui non solo e' un camperista convinto ma anche un bravissimo cameraman che sa cogliere le cose piu' significative dei paesi visitati. Infatti quando c'e' Enrico io so gia' che avro' un ottimo 

ricordo del viaggio.  Allora come dicevo viene organizzata la sala che si traformera' in sala proiezione.. ma la tensione della rete elettrica e' cosi' bassa da non permettere l'accensione del proiettore. Meditiamo meditiamo noi che ci lamentiamo sempre della nostra Italietta?.. NIENTE PAURA  la serata ce la riempiamo raccontandoci delle nostre avventure e fra queste spicca quella di Annamaria che ha acquistato 6, dicasi sei, specchi, di cui uno grande, barattandoli con 4 bottiglie di liquore (2 di vodka, 1 whisky, 1 grappa) e meno male che non si potevano portare alcoolici  con noi; ma si sa quando la stiva del camper e' grande succede di dimenticarci qualcosa dentro e poi cercando bene spunta al momento giusto. Eh si si da queste parti va cosi'.

01.02.2008  
venerd?
Gole del Dades / Skoura / Ouarzzazate
Km 200
Risveglio verso le 8 con 1°C, la partenza e' prevista alle 9.
Freddo secco che si sopporta bene.
Svuotamento cassette. Rifornimento acque chiare e preparativi alla partenza.

Percorriamo le gole in senso inverso ed il panorama e' sempre cosi' emozionante. La gola scavata dal fiume e' profonda e stretta, cade ripida, la roccia e' rossa segnata da mille ed ancora mille strati: ora orizzontali, ora verticali, ora obliqui. Sulla vetta a volte c'e' la neve ed il fiume scorre in fondo con tratti che a volte sono  ghiacciati.  

Kelaa des Mgouna. Centro abitato con tutte le botteghe artigiane sulla strada. Qui Giancarlo Lampiasi si ferma per andare dal gommista a sistemare una ruota. Noi proseguiamo cercando un posto dove sostare tutti; ne troviamo uno lungo la strada, ci fermiamo. Khaled ci spiega la differenza tra sciiti e sunniti dato che l'Islam e' formato da queste due grandi comuinita' religiose. Pero' nel nostro programma questa localita' era indicata come citta' delle rose ed io aspettavo qualche informazione in questo senso mah! Fra l'altro non vediamo neppure una coltivazione di fiori; anche in Marocco e' febbraio. Alcuni compagni di viaggio fanno acquisti di essenze di rose e di altri profumi. La situazione e' molto diversa da come pensavo. Non vedo roseti o raccolte di petali, ne' un punto vendita per essenze. I negozi lungo la strada sono fatiscenti e poco invitanti. I camper sono parcheggiati male. L'unica cosa positiva: trovo un bagno pulito.  Riprendiamo il nostro andare con prossima meta Skoura. Ora la strada diventa una pista deserta su di una pianura rossa e sassosa. Ahi ahi. Ivano si ferma, ha forato. Ci fermiamo anche noi e Giancarlo da' una mano alla sostituzione del pneumatico. Improvvisamente il lato strada diventa un box Ferrari ed i colleghi di viaggio sono ben coordinati fra loro. In circa 10 minuti si fa il cambio gomma. Ancora una volta il gruppo e' utilissimo per la soluzione dei problemi ed Enzo in particolare.  Fra circa 23 km saremo a Skoura. Dopo un tratto

Skoura castello fortezza  

 pianeggiante la strada s'inerpica e poi sprofonda in discese ripidissime cosi' da trasformare il camper in un ronzino agile e veloce che cavalca la valle del Dades. Ritroviamo la strada pianeggiante e tutto intorno grande pianura desertica. In lontananza la catena delle montagne dello Jebel Sarhro. Percorriamo la strada n. 10. Arriviamo a Skoura e per prima cosa si fa rifornimento carburante. Parcheggiamo i camper davanti alla fortezza e per raggiungerla attraversiamo un fiume secco da tempo. Visitiamo questa costruzione realizzata con fango, sassi e canne. Si sviluppa su tre piani. Suggestiva e' l'architettura e si chiama castello di Amridil. All'interno c'e' una troupe italiana che sta realizzando un servizio da pubblicare in una rivista specializzata in viaggi. 

Molte sono le stanze all'interno, poco luminose, con pavimenti e pareti di terra rossa tali e quali le pareti esterne. Passeggiare sui terrazzi e scendere le scale si ha la sensazione di camminare sopra un cuscino di gomma tanto sono elastiche le superfici. Alla fine della visita il custode Aziz, che vive li' con tutta la famiglia, ci prepara un ottimo tea berbero e ci intrattiene con vari giochi di abilita'. Ci fa vedere una serratura veramente ingegnosa, costruita interamente con il legno. A vederla separata sembra un pettine, poi, quando Aziz ci fa vedere il funzionamento rimaniamo tutti stupiti.  Di questo castello la cosa piu' suggestiva e' l'architettura e la materia con la quale e' stato costruito sembra di..  cioccolato!  

Sosta pranzo e, per me che ho preso l'Oki, riposo. Mi rimane comunque il tempo per socializzare con i ragazzini del villaggio. Sono bambini curiosi ma discreti. Ci guardano con occhi scuri e languidi. Regalo qualche dolce e passo un po' di tempo con loro. Qui non piove da 5 anni (cosi' dicono) e la terra da' al massimo dell'erba che solo i cammelli mangiano, per questo il governo sta cercando di realizzare una rete di acquedotti per poter sviluppare l'agricoltura. La terra non manca e nemmeno le braccia ora devono portare l'acqua. I contrasti in Marocco non mancano mai. Lasciamo una zona praticamente desertificata ma a pochi chilometri da Ouarzzazate ecco un bellissimo verde 

sul set di un film ispirato all?antico Egitto
(ma per chi ha visto l'Egitto per davvero...)  

campo da golf. Arriviamo ad Ouarzzazate dove c'e' una citta' del cinema. E' una grande citta' con tante belle costruzioni rosa il colore per tutte le case e' rosa con fregi e merli bianchi. La citta' risulta elegante. Una rotonda con fontana di marmo nero. Attraversiamo la parte nuova che ha molti quartieri in costruzione. Anche le case nuove, a molti piani, mantengono la struttura orientale. Al centro c'e' un rondeau che rappresenta una pellicola fotografica svolta, ci stiamo avvicinando a cinecitta'. Una guida ci accompagna per visitare gli stabilimenti cinematografici. Ci fa notare che per realizzare certe scenografie sono stati necessari parecchi giorni di lavoro, le scene girate invece, a volte le hanno sfruttate solo per pochi minuti.  

Lasciamo la citta' del cinema ed andiamo a parcheggiare in un piazzale vicino alla medina cosi' faremo i nostri acquisti.  Lungo la strada incrociamo i nostri amici Vania e Virgilio. Anche loro in camper naturalmente, sosta per salutarci meglio. Loro sono "a giro" da Natale e stanno risalendo per rientrare in Italia. Sono stati in Senegal e Mauritania. Ci dicono che, a paragone, il Marocco e' praticamente Europa! Figuriamoci cosa hanno trovato. Gli amici ci salutano, vogliono mettere km sotto le ruote, e noi andiamo a piedi per gli acquisti. (mini tapine, e specchi con trattative che abbassano i prezzi di 2/3). Al ritorno troviamo la polizia che sta parlando animatamente con Khaled ed Annamaria. Ci vogliono spostare da quel parcheggio con la motivazione che l'indomani ci sarebbe stato un mercato. Khaled verifica e non e' vero. I poliziotti insistono per farci andare in campeggio. Sentite le nostre ragioni e non riuscendo convincere Annamaria, arriva il capo della polizia in persona (un uomo giovane, elegante) su una Toyota blu di grossa cilindrata, guidata dall'autista. In totale attorno ai nostri Pino, Annamaria e Khaled, tre persone tre, ci sono 7 poliziotti piu' il loro capo! Alla fine ci destinano ad un parcheggio dell'aeroporto ed accompagnano Annamaria per un sopralluogo. Nonostante le nostre richieste e motivazioni non siamo riusciti ad ottenere nient'altro. Al rientro dal controllo visivo Annamaria ci fa strada e tutti assieme, in colonna, raggiungiamo il park. Il luogo e' senz'altro tranquillo ma intorno non c'e' nulla. Sicche' gli acquisti che avremmo potuto continuare dopo cena sono saltati. Peccato era un bel souk.  Da questa mattina io e Giancarlo non stiamo proprio bene, forse c'e' anche un po' di febbre che circola percio' decidiamo per una cena a base di riso in bianco con formaggio parmigiano e alle 22 io sono gia' nel mio adorato letto.

  02.02.08
sabato 7°C
Ouarzzazate / Zagora
Km 168

Partenza verso le 9,15 e appena fuori centro paese sosta per attendere Giancarlo Lampiasi che va dal gommista per montare la gomma al camper. Candido, con il camper n. 6, che ci precede, ci fa fare un salto si'  perche' lui, appena un semaforo lampeggia frena di brutto e cose' wwruuumm  da noi si impenna tutto, meno male che Nando e' un po' distante altrimenti..   Dopo circa mezz'ora d'attesa ripartiamo.. Annalisa promette la pastasciutta per tutti, come dire l'idea stata accolta da tutti con molta allegria.

Mi chiama Marlene: ha portato nuovamente Titti in clinica perche' cammina male e si teme per la zampetta dietro alla quale erano appena stati tolti i ferri della frattura, speriamo bene.

Attraversiamo il ponte, siamo ancora ad Ouarzzazate in un altro quartiere popoloso ed in espansione, sulla sinistra vediamo uomini al lavoro che intrecciano canne per costruire grandi ceste e parti di baldacchini. Da un altro lato operai stanno scavando per posare una conduttura ed ammonticchiano cumuli di terra color cacao come le rocce delle colline circostanti. In pratica siamo in un paesaggio al cioccolato.  Tutto intorno e' un deserto di pietre ma i bordi strada sono delimitati da cespuglietti spontanei dal fiore giallo o lilla. Un grande elettrodotto attraversa questo deserto.

Stiamo seguendo la strada n. 9 che ci portera' a Zagora.

A parte noi poco traffico. L'asfalto e' buono. Ora le alture circostanti sembrano dei panettoni, dice Giancarlo, ed io ci aggiungo la glassa al cioccolato e le mandorle! Il tutto rappresentato dalla terra che copre la cima  e le pietre che ricoprono le pareti. Incontriamo il letto asciutto di un fiume (Finnt) e subito ci sono palme ed alberi di mandorlo fioriti. Una piccola abitazione ed un uomo che zappa. La terra, colpita, fa alzare nuvole di polvere.  

Mi telefona il dr. Rolla: dovra' intervenire ancora una volta sulla zampa posteriore destra di Titti. Si e' spezzata sopra il callo osseo della precedente operazione. Povera Titti chissa' se ce la fara'. Avra' presto 15 anni.    

il fiume e' secco ma i mandorli fioriti. potenza della vita!  

Siamo nell'Antiatlante. Troviamo uno slargo subito dopo un boschetto di mandorli in fiore e si prepara il caffe' con la collaborazione di Adele, Anna, Roberta, Rosa e tante altre.

Il fiume vicino e' Tizi-n-Tinfitt ad Ait Saoun. Riusciamo far merenda senza tanti bambini cosi' possiamo distribuire brioches e dolci a quelli presenti che sono felicissimi. Purtroppo il villaggio e' praticamente abbandonato ed il fiume e' secco. Ecco spiegato il perche' dei pochi bambini. In questa zona la roccia ha disegnato tanti riquadri bianchi, alla notte riflettono le luci dei fari per indicare le rocce sporgenti. Enzo li ha definiti: 

Giancarlo con l?iguana femmina sulla spalla ed il maschio in mano  

'paracarri del deserto'.  Ci fermiamo per osservare e fotografare il panorama. Siamo a 1600 m s.l.m.

Arrivano dei ragazzi con iguana e camaleonti. L'iguana femmina e' verde, quella rossa e' maschio.

Il camaleonte in 5 minuti prende il colore di cio' che lo circonda. Ci sono anche altri ragazzi che vendono monili di vario tipo. In pratica, ovunque ci fermiamo non siamo mai soli. Questi ragazzi, ci ha raccontato poi Khaled, ci stavano tenedo d'occhio gia' da qualche chilometro e sapevano benissimo che ci saremo fermati a quel belvedere.  Riprendiamo il viaggio fra queste montagne

 rocciose scavate dai venti di millenni ed in fondo corre come un serpente il letto, purtroppo secco, del fiume. Tutto il percorso presenta catene montuose rocciose.  Verso Agidz il panorama si presenta come un infinito costellato di montagne piramidali. Il tutto sempre color cioccolato. In fondo alla valle resistono alcune palme coraggiose e sulla sinistra in lontananza vediamo l'oasi di Rebat. Alcuni villaggi di fango fortificati sembrano abbandonati ma poco piu' avanti, bambini ci salutano e subito dopo palme e campicelli coltivati. Le abitazioni sono costruite con strati di paglia, fango e sassi ed hanno lo stesso identico colore della natura circostante. Questi villaggi sono molto suggestivi a volte sembrano dei presepi. E' un territorio bellissimo che non avrei 

questa femmina di iguana mi guarda curiosa e non sa che io ho paura di lei  
il fiume Draa  

immaginato. Dopo Tamsifit attraversando il fiume, qui ha anche un po' d'acqua, troviamo uno slargo dove sostare per il pranzo. Ad Agidz ci avviciniamo ad una montagna che sembra un tempio buddista. E' anche questo un paese rosa. C'e' un mercato e tante case in costruzione. A Tamsifit: palmeti e acacie, donne che lavano al fiume che porta lo stesso nome del villaggio. I villaggi di fango abbandonati, piano piano si sgretolano e la terra ritorna alla terra. Il fiume Draa alimenta tutta la valle fino a Zagora. Come attraversiamo il ponte e sostiamo per fotografare ecco che spunta dal nulla il ragazzino. Qui gli abitanti hanno la pelle decisamente scura. (Dea e Vanni perdono il tappo della riserva acqua del camper. Enzo e Roberta si

fermano ed aspettano che facciano il recupero del preziosissimo accessorio).  Qui il fiume da' ancora un po' d'acqua ed il palmeto e' verde di conseguenza.  Durante la sosta pranzo il ragazzino ci fa vedere i suoi cestini pieni di datteri. Paghiamo quello che ci chiede e gli doniamo una camicia gialla che Giancarlo rinuncia per lui. Io durante il pranzo gli avevo regalato pacchetti di patatine. Maria una busta di vestiti. Ricordo i suoi occhi stupiti che osservavano tutto cio' che avveniva in camper. Rimaneva difficile per lui capire che noi  facevamo scorrere l'acqua dai nostri rubinetti in camper mentre lui a casa per avere l'acqua doveva recarsi al pozzo, dove andavano tutti, e caricare l'asinello con piu' taniche possibili. All'altezza di Tonsikite la strada e' fiancheggiata da palme.

Il villaggio di fango si confonde con il territorio. Le donne sono minute e portano sempre in spalla i loro bambini. A 57 km da Zagora per la prima volta vediamo il filo tirato con i panni stesi. I ragazzi giocano calcio in campi di gioco cosi' pietrosi che probabilmente bucano un pallone al giorno. Ora il fiume e' asciutto siamo a Ouled Admara dove c'e' la casbah Sheik Arbu'. A circa 30 km da Zagora una nuvola di donne vestite di nero.   E' come un'apparizione. Corrono in mezzo ad una spianata di terra e si dirigono alla moschea. E' l'emozione di un momento la velocita' del camper non mi permette di riprenderle. In questo momento sto scrivendo e percio' la macchina fotografica e' spenta. il tempo di accenderla ed inquadrare qualcosa ma l'attimo e' proprio fuggente come si suol dire.  

l?asinella incinta di fronte la casbah all?interno il museo etnografico  

Continua il palmeto nonostante il fiume secco. Siamo sempre circondati da queste bellissime montagne antiche.  Arriviamo al museo etnografico. E' stato ottenuto dal recupero di un antico granaio. La cosa che piu' mi emoziona sono i giochi per i bambini ottenuti dall'utilizzo di materiali semplici come le canne secche del canneto con rudimentali rotelle attaccate. Osservando i bambini lungo il viaggio ho potuto vedere che a tutt'oggi, sia pure con materiali di plastica, questo giochino e' ancora utilizzato. La rappresentazione della sala del parto e' anch'essa emozionante, consiste in un giaciglio ove la puerpera poteva stendersi  e da una fune di canapa attaccata al soffitto, alla quale si aggrappava nei momenti di spinta. Veramente poche cose per un momento tanto importante.

Arriviamo a Zagora, punto piu' a sud del tour. E' sera e si accendono le luci dei negozi. Molte persone per strada. Le donne tutte nere, la guida ci dice che sono di religione sciita. Molti edifici pubblici tutti contrassegnati da una bandiera rossa. Vediamo per la prima volta una manifestazione di protesta. La guida ci spiega che sono insegnanti che protestano per difendere i loro diritti. Il loro capo parla con un megafono e i partecipanti portano cartelli con scritte le loro ragioni.  Passiamo davanti al palazzo della provincia. Sembra un castello. Intanto e' scesa la sera ed e' praticamente buio. Poco avanti inizia la zona turistica con parecchi alberghi  illuminati con  neon colorati. Tutte le costruzioni sono molto eleganti.

Dietro una curva, in salita, c'e' il campeggio (oasi Palmier) che ci accogliera' per questa notte. L'ingresso e' sorvegliato da due giovani e bei dromedari. L'area e' sotto un grande e lussureggiante palmeto. Stasera avremo a disposizione un locale con cucina dove Annalisa cucinera' la pasta per tutti. Uaooo che bello! Grazie ad Annalisa che pensa alla cena corriamo tutte ai lavandini per fare bucato ed alle docce per scaricare un po' di fatica. Ci sono soltanto due lavandini percio' chi ha panni da lavare si mette in fila e fa due chiacchiere con le colleghe di "lavoro" finche' non arriva il proprio turno. Io opto per fare tutto verso la fine della serata, in pratica prima di andare a letto.  

camp le palmier  

Ricevo una telefonata da mia figlia che mi avverte che Titti, la nostra cagnolina, e' uscita dall'intervento (il terzo dopo l'incidente!) e sembra l'abbia superato. Ora dovra' portare il tutore per lungo tempo. (togliera' il tutore a meta' settembre 2008!).

La cena collettiva si svolge sotto una bella loggia gia' fornita di tavoli e divani ottomani. Poco scostato un locale cucina molto comodo per i preparativi e la cottura. Zagora si trova in una posizione geografica strategica. Infatti la striscia di deserto che la separa dall'Algeria e' controllata dai guerriglieri del fronte polisario.  

 
03.02.2008
domenica
Zagora Ait Ben Haddou
Km 208

Lasciamo il campeggio ed incrociamo l'indicazione stradale piu' strana dall'inizio del viaggio. Infatti dice: Tumbuctu 52 giorni di cammello.  Rivediamo gli stessi alberghi di ieri sera, siamo

 rimasti fermi soltanto una notte, sono costruzioni moderne che non hanno nulla a che vedere con i villaggi incontrati fino ad ora. Pero' hanno l'architettura affascinante che ho sempre immaginato leggendo i libri d'avventura.

Maestose le porte d'ingresso della citta' di colore rosa. Alte e ben disegnate. All'interno la citta' e' tutta rosa. Molte le costruzioni recenti. Tutti i palazzi governativi  si distinguono per la bandiera del regno sul tetto. Anch'essi di colore rosa, s'i' da creare un paesaggio omogeneo che si inserisce con il territorio.  

la porta di Zagora  
il palazzo della provincia  

Imponente il palazzo della provincia, imponente ed elegante. Anch'esso di recente costruzione. Noi avvisiamo via radio CB Pino che ci fermiamo per fotografarlo. Si fermano anche gli equipaggi di Piero, Giorgio e Renzo.  Fatte le foto passiamo al mercato dove ci sono Roberta, Enzo e Maria che ci aspettano. Il mercato non e' lastricato ed i vicoli fra le bancarelle e le botteghe sono in terra battuta, oltre alle merci ci sono soprattutto ragazzini alla continua ricerca di mance (bascisc). Tanta miseria e poco altro. Zagora non e' citta' che racchiude una medina antica, per il turista piu' che un punto d'arrivo rappresenta l'ultima citta' con mercato, alberghi e carburante prima della fascia deserta verso l'Algeria.  Da qui partono molti raids:

palazzi governativi ai lati di quello della provincia  

 motociclistici e su dromedario. Qui il governo vuole essere ben rappresentato. Lo si nota dai numerosi uffici pubblici e si capisce che questa zona ha importanza strategica ed anche politica. Raggiungiamo il gruppo che ci sta aspettando e riprendiamo il nostro viaggio. Tutta la valle del fiume Draa e' molto battuta dai campers, ne incontriamo parecchi. Questa mattina lungo la strada incrociamo molte persone e tanti ragazzini che guidano gli asinelli con una perizia incredibile nonostante siano soltanto dei bambini. Pochi di loro vanno a scuola. Le donne sono sempre vestite di nero ed il mantello esterno e' leggero, poco piu' di un velo, con ricami dai colori sgargianti, i visi sono spesso belli e la pelle decisamente scura.

 Il viso non e' mai coperto se non per evitare di essere fotografate. Su avviso di Enrico (lui passa prima di noi) fotografo due donne di spalle vestite con un abito elegante. Poco piu' avanti vediamo un gruppo di donne indossano costumi neri con ricami particolari all'altezza della cintura da dove parte un telo con disegni variopinti a fondo nero. Dev'essere il loro abito della festa dato che oggi e' domenica. Anche qui c'e' l'uso di passarla in famiglia trasferendosi da una casa all'altra. Poco dopo troviamo il posto dove sostare tutti. Facciamo una pausa caffe' circondati dalla catena montuosa dell'antiatlante. Ad  un tornante vediamo parcheggiate ad ammirare questo superbo panorama, alcune famiglie marocchine. Sono tutti molto eleganti e, salvo pochi

Montagne disegnate dal vento.  
componenti, vestiti all'europea. Solo un paio di signore portano il velo. Le piu' giovani indossano pantaloni e camicette. E' circa mezzogiorno del 3 febbraio, fra le montagne a circa 1500 m di altitudine e con una temperatura di 21°C. ripensando al gruppo lasciato ad ammirare il panorama capisco che sono certamente benestanti. Infatti viaggiano con grossi fuoristrada tirati a lucido. Abbasso il finestrino e li saluto con la mano. Loro mi rispondono con un ciaooo. Che bello il nostro saluto ? internazionale. Sul letto secco di un fiume sostiamo a pranzo. Tutt'intorno cespugli di ginestrina gialla. 

A fine pranzo Annamaria ci comunica un'aggiunta all'itinerario. Cio' sara' possibile dato che  quest'anno non c'e' neve. Percio' da Aulad-Telma deviamo a sinistra e prendiamo la R 105 per Biougra / Tafraoute / Ausselma e raggiungiamo Tiznit dove si riprende la statale n. 1 verso Agadir.  Incontriamo un grosso incidente fra due auto locali. E' un frontale e le due auto sono distrutte. Siamo nei pressi di Tifaultate. Praticamente di nuovo ad Ouarzzazate e ripassiamo davanti gli studios cinematografici ECLA. In questa zona ce ne sono due importanti: ECLA ed  ATLAS. Praticamente gli unici di tutto il Marocco. Ecla viene scelta dagli operatori oltre che per il paesaggio circostante che permette tutti i film storici, antichi o di spionaggio, per la luce particolare di questa zona. Da quello che si vede dall?esterno sembrano studios meno fatiscenti di quelli visitati. Il nostro itinerario ci portera' a Benhaddou. Lungo questa strada ci sono le esposizioni delle terre cotte dai colori variopinti e brillanti, finemente disegnate.  Ci troviamo nuovamente di fronte ad un  panorama completamente diverso ed impensato. Ci troviamo su di un altipiano bagnato da un fiume con poca acqua. Poca ma c'e'. Le rocce presentano le erosioni delle varie stratificazioni con nuances di colore dal verde al viola. Ait Benhaddou e' un altipiano a circa 1200 m s. l. m. percorso dal fiume Omila che noi guadiamo senza molti problemi data la scarsita' di acqua. Il guado e' necessario per raggiungere la kasbah  una fra le piu' belle viste durante il viaggio. Qui furono girati parecchi films. Fra questi: Lawrence d?Arabia, alcune scene di Sodoma e Gomorra di Orson

Hait Benhaddou   

Welles, fu ricostruita parte del villaggio di Gesu' di Nazareth. Il mantenimento della casbah e' sotto il controllo dell'Unesco ed il governo ha espresso la volonta' di volerla conservare quale patrimonio culturale. Percorrendo un sentiero costellato di piccoli negozi, si raggiunge la sommita' del monte dove sono i resti di quella che fu una torretta d'avvistamento. La casbah e' abitata soltanto da pochissime persone perche' ormai e' utilizzata soltanto per il commercio turistico. Da quassu' si gode di una ottima visione del granaio fortificato, sulle torri merlate ci sono i nidi di cicogne. Il panorama e' a 360° e quella che, in basso, sembra una prateria e' in effetti il letto del fiume che quando piove si riempie completamente.  

Guardando  verso il fiume vediamo che sulle rive sono stati stesi molti tappeti precedentemente lavati, ora rimarranno li' finche' non saranno asciutti. Scendendo dalla cima incontro, fra i vicoli della casbah, Annamaria e Adele che stanno osservando un ragazzo che dipinge ad acquerello. Colora con il tea, lo zafferano e l'indaco diluiti con acqua. Per fissare il colore o creare le ombre, passa il foglio, dal rovescio, sopra una fiammella. Si muove velocemente per evitare bruciature  ma passa piu' volte per ottenere l'effetto chiaro-scuro. Ora quel disegno e' qui con me in camper. L'ho pagato 50 dirham (meno di 5 euro) ho un ricordo di Ait Benhaddou. Scendendo vediamo esposto un tappeto a guida. Annamaria e' tentata di acquistare ma non trova accordo sul prezzo. penso che sia stato un errore non acquistarlo. 

il letto del fiume
lla salita verso la sommit? della casbah 

Guadiamo nuovamente il fiume, Annamaria entra con i piedi in acqua.  Ritrovo Giancarlo che sta mercanteggiando un tappeto per Roberta. Giancarlo tratta e a furia di tira e molla Roberta si porta in camper il tappeto che ora fa bella figura sotto al tavolo della dinette. Lo paga 200 dirham e rappresenta la fibbia dei nomadi berberi.  Io acquisto due bamboline africane: una per me ed una per Antonella. Ceniamo in camper e fine serata con burraco al camper di Roberta ed Enzo, ma, quando rientro vado per lavarmi prima di andare a nanna.. non c'e' piu' un goccio d'acqua! Persa tutta per strada. Per fortuna non siamo nel deserto.  

 

4.02.2008
lunedi'
Ait Benhaddou / Taroudannt
Partenza h. 8

La mattina io e Giancarlo ci dobbiamo alzare molto prima dei colleghi di viaggio. Durante il viaggio, forse per gli scossoni o per un movimento sbagliato da parte nostra, si e' aperto il rubinetto di svuotamento ed abbiamo perso tutte le acque chiare. Siamo a secco da non poterci lavare nemmeno il viso. Non c'e' problema, ci rechiamo al bar piu' vicino alla piazza dove siamo tutti in sosta e, con il permesso del proprietario, una tanica alla volta rifacciamo scorta di acque bianche. Beviamo due ottime ed abbondanti aranciate con 40 dirham. Ci ricongiungiamo al gruppo. Purtroppo Giancarlo sta poco bene da ieri sera, si da' da fare ugualmente ma fa fatica ed io lo vedo molto bene che non e' nelle sue condizioni solite. Pazienza ora vedremo come va. Prende i suoi farmaci e partiamo, tutti meno l'equipaggio n. 18 cioe' Giancarlo ed Annalisa Lampiasi. Sono andati con Khaled a ritirare la gomma.  A 1600 m. d'altitudine con 15°C; passiamo da Tazenakht, vediamo molte persone per la strada ed in particolare noto che gli uomini si salutano fra loro con molto affetto, si baciano piu' volte sulle guance. Poco piu' avanti una bambina vede la colonna dei nostri campers, non crede ai suoi occhi e con grande stupore ci indica alla mamma.  All'esterno dei negozi ci sono esposizioni di tappeti colorati. E' sempre un'immagine gioiosa l'esposizione dei tappeti, delle tajine o dei piatti di terra cotta. Sono colorati con colori brillanti e vivaci. Gli abbinamenti sono contrastanti ma in armonia fra loro. Mi piacciono tanto.  La strada n. 10 ora diventa stretta e l'incrocio con i mezzi in senso opposto a volte e' problematico.  Ad una deviazione vediamo che stanno scavando per costruire un ponte e poco sotto il terreno c'e' l'acqua del fiume. Forse e' meglio se l'cqua passa sotto la superficie cosi' si mantiene come scorta e non evapora, poi, durante certi mesi delle'anno, e' piu' abbondante e per passare serve un ponte.  Continuano le deviazioni ed i lavori per allargare la strada fino a Kourkouda. La strada ora e' a 2 corsie non piu' ad una e stretta.  Qui la terra e' coltivata con frutteti protetti dalla strada da barriere di abeti e cipressi. Continuiamo ad incrociare colleghi camperisti  che viaggiano in senso opposto al nostro. Infatti l'itinerario si puo' realizzare in due modi diversi.  Siamo sempre circondati da una larga pianura, delimitata da dolci colline dalle cime rotonde che le stratificazioni geologiche disegnano con i diversi colori dei minerali. Da lontano prendono il colore del lilla'. Da vicino sono come vellutate/incipriate di terra rossa. Spesso alla base c'e' un villaggio di fango che si confonde con il territorio e compare alla vista solo quando ci si avvicina. Lontano le vette dell'Alto Atlante hanno le creste innevate.  Quando, chi lo direbbe? Vedo un asinello in mezzo al prato (se c'e' l'asino c'e' anche l'uomo) e poi spunta una casupola. Questa E' stata trasformata in un caffe' con due tavolini sul cortile davanti la casa. Per questo luogo deserto rappresenta un importante punto di ristoro. La tabella con la reclame "Coca Cola" da quanto e' ruggine fa pensare che sia li' da molto, molto tempo. Qui tutto si confonde e si fonde. Le greggi si distinguono solo se qualche animale ha il mantello molto scuro, gli uomini seduti o sdraiati sui sassi si riconoscono solo per qualche piccolo movimento del corpo.

Uomo, animali e case sono un tutt'uno con la natura.

Penso che questa stagione sia proprio quella giusta per la visita a questi luoghi. Nei prossimi mesi sarebbe stato troppo caldo. Ad Ifri siamo a 1700 m slm ci sono 17°C ed e' il 4 febbraio. Attraversiamo vallate di mandorli fioriti. Il colore dei fiori e' bianco candido e, a volte, con sfumature rosa.  A Tailouine ci fermiamo per visitare una cooperativa per la raccolta e la preparazione dello zafferano. Una situazione mortificante con mostra di poche cose polverose. Il croco viene rappresentato con un paio di disegni e poco altro. Questo semplice ed umile fiore apre la sua corolla sopra ad uno stelo nudo che spunta generalmente  in gruppi in mezzo al prato. All'interno e partendo dall'ovaio, 4 pistilli colore arancio. I pistilli sono lo zafferano che viene utilizzato in gastronomia. Ne bastano pochi grammi per insaporire una pietanza. Per ottenerne un kg servono circa 250.000 pistilli. Il fiore ha colore lilla/violetto ed e' molto carino e delicato. In questa localita' si fa anche carico di gasolio, nel frattempo io acquisto il pane e le zucchine per cena, vado in banca a cambiare un po' di euro. In questa piccola banca il cassiere per erogare il denaro chiede un documento. Poi lo fa controllare al suo superiore. Questi lavora al computer e controlla i documenti di tutti, anche ai locali. Sembra  una persona importante ed e' molto compreso nel suo ruolo. Il suo lavoro lo investe di un'autorita' inconsueta per noi occidentali. (noi non abbiamo piu' soggezione per nulla, figuriamoci per il funzionario di banca!). Il lavoro si svolge con una lentezza biblica ma, appena l'uomo serio si accorge di me: "bonjour madame, je vous en prie......" e tutta l'operazione si svolge in breve tempo..... galante .....  

Fuori  Tailouine ricomincia il deserto di sassi e pietre e su un piazzale largo, davanti a dune rocciose. Ci fermiamo  un'ora per sosta pranzo. Ripartiamo e lungo la strada vediamo le prime piante, alberi, di Argan. Qui la strada e' costeggiata da asfodeli, ma cio' che attrae maggiormente la nostra attenzione sono gli alberi di argan che crescono soltanto in questa regione. Hanno ampia fronda composta da innumerevoli foglie piccoline. Il frutto, quando e' maturo, assomiglia ad un'oliva. E' colore giallo, il nocciolo contiene tre semi. Dalla tostatura e spremitura dei semi si ottiene un olio che puo' essere curativo per malattie della pelle. E' molto idratante e rigenera: capelli, pelle ed unghie. Per queste ultime l'olio viene miscelato con gocce di limone. Facendo impacchi di questa sostanza per una quindicina di giorni le unghie ritornano forti ed elastiche. E' uno degli oli che vengono meglio assorbiti dalla pelle e piu' in profondita'. Tutto questo ci e' stato spiegato da Khaled. Ci ha raccolti tutti sotto una pianta di argan appunto dimostrandoci dal vivo tutte le sue proprieta'. In questa spiegazione e' coadiuvato da Annamaria che conosce bene le proprieta' officinali e ben volentieri ce ne parla.

Salviamo una piccola tartaruga con Rosa e Candido scatta subito la foto. Candido e' forse il piu' appassionato fotografo della compagnia. Qui il panorama e la natura cambiano molto. E' tutto molto piu' verde e le piante di argan sono molto numerose. Questa pianta nasce spontanea ed i tentativi di trasferirne la coltivazione anche in altre zone non ha avuto successo. Anche qui operai scavano per la posa di una condotta e si ripete la produzione di mucchi di cacao vellutato lungo la strada... Prendiamo per Taroudannt. Campagna coltivata con piantagioni di zucche e grano alto. Alla deviazione si va verso destra per Taroudannt, superiamo il letto del fiume Souss, secco in questo momento. Ci siamo abbassati molto. Ora siamo a 200 m slm e c'e' molta vegetazione. Agrumeti, palmeti e barriere di fichi d'india.  Entriamo a Taroudannt, citta' grande con traffico 

Il park a Taroudannt  
caotico. Lunghe ed alte bouganville fiorite e poinsetie (stelle di natale) alte quanto un albero. Ciclisti, motociclisti, autobus, camions, trattori, gente a piedi. Ogni mamma si porta appresso minimo tre bambini dagli occhi scuri, espressivi ed assai vivaci. In poche parole belli. La pelle E' un po' meno scura. Geranei e rose fioriti, bouganville incredibilmente viola, ibisco, lantane; insomma immaginate il colpo d'occhio. Ora il termometro segna 34°C. Stupende mura cingono la citta'. E' pieno, pieno di campers. Si fa fatica trovare parcheggio. Alla fine troviamo un posto lungo la strada sotto le mura. Taroudannt ci aspetta! Passeggiata lungo le mura esterne con Khaled e poi ingresso alla medina dalla porta chiamata Porta Catena. Un tempo era il punto d'ingresso degli schiavi.  

Questa citta' ha un magnifico circuito di mura rosso ocra bordata di aiuole con piante e fiori ben curati. Il tutto fa apparire la citt? elegante ed accogliente.

La sua posizione vede l'Alto Atlante alle spalle  ed e' nel cuore della fertile valle del Souss. Cio' ha permesso alla cittadina di svolgere un'importante funzione commerciale e politica. Cosi' da farne una delle prime citta' di conquista da parte delle dinastie imperiali. Cio' pero' non le impedi' di rimanere ad una dimensione contenuta. I  Sadiani la nominarono capitale nel XVI secolo, costruirono le mura di cinta, ma si spostarono quasi subito a Marrakech.  

le mura circondate da aiuole e palme nei pressi di Porta Catena  

Alla piazza del souk beviamo assieme agli amici un'ottima spremuta d'arancia per 3 dirham. Ad Ait Benhaddou avevamo pagato 40 dirham per due aranciate e ci era sembrato poco.... Passeggiata dentro al souk, acquisto di ciabattine per me, la mia bisnipotina Nicole, una cintura a Giancarlo. Cediamo uno dei nostri berrettini al venditore e scattiamo la foto ricordo. Oh! anche qui ci sara' ACI  CAMPER club Livorno bene in vista. Ora  posa il berrettino sopra l'espositore delle cinture. Ok si nota proprio bene!  Anche Nando ed Esther hanno acquistato delle belle ciabattine. Bisogna dire che la pelle e' morbidissima.  

Roberta ed Enzo riescono a spuntare il prezzo di un puff di pelle, anch'esso molto morbido al tatto, Il colore e' beige naturale ed e' costato l'astronomica cifra di 200 dirham (20 euro).  All'uscita dal souk incontriamo un bel gruppo di amici fra cui Annamaria, Pino, Enrico, Anna, Adele, Virgilio ed assieme a Khaled, oltre Roberta ed Enzo, si va a cena in un localino modesto, ma, si sa, in questi casi conta lo stare assieme e passare un po' di tempo in compagnia. Ceniamo per circa 70 dirham a testa.  Al ritorno il gruppo si divide a seconda del percorso e della voglia di camminare. Noi due con Roberta ed Enzo, decidiamo di rientrare allargando un po' il raggio del percorso per camminare un po' di piu'. Cammina, cammina, cammina non troviamo piu' la strada. Io, la solita fifona priva di senso d'orientamento, sono preoccupata. Gli altri sono tranquilli e tranquillamente valutano il nuovo percorso per rientrare. Hanno ragione loro, in breve rivediamo i nostri camper e tutto finisce bene, anzi benissimo perche' finiamo la serata con una bella partita a burraco. Purtroppo Giancarlo da un po' e' afflitto da congiuntivite e raffreddore percio' non partecipa al burraco ma rientra in camper per curarsi.  

5.02.2008
martedi' grasso
Taroudannt  -  Tiznit strada R 105
Mattina ore 7  14°C

Giancarlo ha ancora molto raffreddore e congiuntivite. Virgilio mi porta dei biscottini d'assaggio. Lui ed Adele sono sempre molto carini. Infatti se dopo il pranzo si passa dal loro camper  c'e' sempre  un buon caffe' pronto.   Adele con Anna e Roberta sono pure le ancelle dei nostri brek.  

Siamo praticamente pronti alla partenza ma dalla radio di bordo Pino ci informa che Annamaria si e' procurata un guaio ad una gamba andando a battere e pertanto bisogna ritardare di poco la partenza. Per fortuna sembra che l'incidente non sia grave.  Ci mettiamo in marcia e dopo circa 34 km, deviamo sulla R 105. E' una strada panoramica che collega Taroudannt a Tafraoute. Corre fra parecchi villaggi chiusi nelle casbah. Ait Baha a circa 500 m slm. e' il villaggio piu' esteso ed ospita un souk una volta la settimana. Il fiume Souss da'  vita alla natura e sui pendii delle montagne crescono fichi d'India, agavi, mandorli come nuvole fiorite, bouganville e palme. Ora un uomo ci saluta. Questa zona e' poco turistica ed il nostro passaggio fa piacere alla popolazione.

La montagna e' terrazzata e fra i ruderi delle vecchie case di sasso abbandonate, sorgono nuove case costruite con il cemento ed intonacate di colore chiaro. Anche le donne, diversamente dalla valle del Draa, portano abiti chiari con disegni colorati. L'albero di argan e' diffuso lungo tutta la parete della montagna. Ha bei tronchi venati e nodosi con corteccia a squama piccola. Le foglie sui rami, che a loro volta sono molto articolati, fitte, a forma rotonda, colore verde scuro. Quando l'albero muore da' un legno duro ed ottimo per ardere. Vallata di mandorli in fiore dai fiori rosa e bianchi. Siamo a 920 m slm. Passiamo sopra una sorgente d'acqua che va ad alimentare il fiume Baha, 1200 m slm e 21?C. ci sono parecchi animali acquatici ed uccelli che vivono nella sorgente. Sandra mi fa il nome di parecchi uccelli, lei ed il marito Renzo fanno parte di un'organizzazione di bird watcher e della LIPU percio' sono preparatissimi. Mi fa osservare che in un'ansa del fiume stazionano parecchie folaghe.  

A 50 km da Tefraoute Idra Agdimif: paese arroccato e racchiuso in cinta muraria (casbah). Gli abitanti della zona accolgono festosi e ci salutano vedendo questo lungo serpente di campers. Ora qualche ragazzino imprudente e male abituato da noi turisti incoscienti, per ricevere qualche moneta o qualche cosa, si lancia in mezzo alla strada, mettendo in pericolo la sua e la nostra incolumita'. Frenate improvvise e sterzate ora a destra ora a sinistra per evitare incidenti. Fortunatamente siamo a distanza fra noi e questo evita l'incidente fra campers. Il tutto si verifica in maniera cosi' immediata da farci trovare impreparati alla situazione. Le donne, non tutte, si coprono il viso e lasciano vedere occhi belli, sempre neri ed espressivi. I bambini sono tutti belli, alti e magri.

Il panorama continua a darci immagini di montagne che mi sembrano grandi gonne a balze come quelle che indossava mia sorella Anya quando era una signorinetta. Ripensando a lei ricordo che aveva una sottogonna di nylon, leggero, rosa a tre strati di balze di tulle stesso colore. Queste le tenevano la gonna del vestito, naturalmente a ruota intera, larga e fluttuante. Mi sembra di vederla: era bellissima, un giunco alto tutta gambe e fianchi appena rotondi. Occhi marroni, vivaci. Capelli lisci trattenuti dietro "a banana"

Scusa caro diario la nostalgia?  

I paesi sono spesso ricostruiti in modo piu' moderno ed in posizione piu' accessibile dalla strada. Vediamo spesso case nuove e lussuose. Vere ville circondate da mura. Anche a 1200 m slm ci sono cactus, mandorli, finestrella bianca e ginestra gialla. Ci fermiamo a fare il brek e Adele ha portato i crostoli! Che draga! (lei ha tutto). Rosa ci fa assaggiare la sua marmellata d?uva. Buona. Non mancano brioches, biscotti e dolci vari. Bevo un ottimo caff? e Giancarlo, ancora indisposto, prende il tea che Annamaria ci prepara tutti i giorni.

Sulla strada per Tafraourte la catena delle montagne dell'Atlante si presenta tutta fratturata. Ora una sosta per controllare la ruota di Ivano. Occasione buona per scattare fotografie ed osservare da vicino la roccia che risulta essere granito. Poco piu' avanti c'e' un cimitero e fra le solite tombe contrassegnate da una pietra a rappresentare la lapide, per la prima volta vediamo alcuni sepolcri piu' curati e circoscritti con lapidi vere e proprie.  Enormi sassi rotondi lungo il percorso ed a ridosso della strada, in bilico sulle pendici dei monti, a ridosso degli alberi di argan. Qui il fiume e' secco ma lungo la riva ci sono oleandri spontanei e fioriti. Qui e' tutto spontaneo. Opera umana e' solo questa strada di asfalto a grana grossa che ingoia i nostri pneumatici passo passo.

Dal camper ammiraglio ci arrivano frequenti avvisi, poi ripetuti da Paola che e' il nostro intermedio, e Roberta che e' la nostra finale di CB, dell'arrivo di auto in senso inverso. La strada e' molto stretta e questi avvisi sono utili alla guida. Nei momenti di sorpasso diventano necessari per garantire la sicurezza.

Siamo scesi a 900 m slm e ci sono 22°C alle h 13.15. mancano 110 km per Tiznit nostra tappa.  

La strada sale sale ed il mio destriero e' instancabile. Alle redini Giancarlo che lo porta coraggiosamente affrontando anche le curve piu' difficili in scioltezza nonostante la forma fisica ancora imperfetta.  Ore 13.45 sosta pranzo. Fine sosta e ripartenza alle ore 15.00. Neanche a dirlo tutti puntuali.  Riprendiamo il viaggio. La strada e' stretta e piena di buche. All'incrocio dei mezzi contromano bisogna scegliere dentro quale buca cadere e per circa 5 km e' cosi'. Ci fa perdere un sacco di tempo dato che nessuno di noi vuole prendere le buche in velocita'. Poi migliora.  A circa 60 km da Tiznit rivediamo le donne velate con fascia bianca che lascia fuori solo il viso. Lavorano in agricoltura piegate a meta', badano alle pecore, portano grandi fasci di foraggio sulla schiena. Arriviamo a Tiznit e decidiamo di sostare vicino al souk  ma non siamo sicuri di poter restare parcheggiati sotto le mura.  

Nel frattempo con Maria e Roberta siamo pronti per andare al souk. Lungo il percorso incontriamo una coppia di signori italiani e cominciamo parlare con loro per chiedere notizie dato che in questa localita' gli artigiani sono specialisti nel montaggio di antenne paraboliche, pannelli solari e confezione di tappezzerie. Ci confermano che si puo' fare tutto e molto bene e, soprattutto, si puo' trattare per spuntare un ottimo prezzo. Con una passeggiata di mezz'ora troviamo un tappezziere. Il laboratorio si trova in una zona completamente artigianale. Ci sono: meccanici, fabbri ferrai, carrozzieri, falegnami e tappezzieri.

Da un antro buio esce un uomo, Mohamed, e dopo i soliti convenevoli, lui parla italiano, ci dice che molto volentieri farebbe il lavoro per noi  ma, per i prossimi quattro giorni e' impegnato con un lavoro. Noi siamo qui soltanto fino a domani e giovedi' mattina presto partiamo con destinazione Agadir. Non c'e' problema il mio camper e' praticamente nuovo.. Durante la conversazione ci ha detto che in ogni caso lui avrebbe fatto il lavoro ma il tessuto avremmo dovuto procurarlo noi. motivo per cui i nostri nuovi amici italiani ci accompagnano nelle vie dei venditori di tessuto.  Bisogna dire che sono proprio organizzati bene. Ogni quartiere ha la sua caratteristica di mercato. I negozi sono ampi e molto forniti. I proprietari lasciano entrare e guardare senza disturbare i probabili clienti. Interessante l'esposizione che e' molto varia e numerose sono le fantasie e le composizioni dei tessuti. chiediamo un po' di prezzi. Sono veramente molto convenienti.  

  •  Un metro di velluto alto tre metri (cioe' da tappezzeria) costa 120 dirham/m, in pratica meno di 12 euro al metro  
  •  Un metro di broccato damascato con fantasia, alto 150 cm costa 80 dirham/m, poco meno di 8 euro al metro.

Le stoffe sono robuste e di buona qualita'.  Ritorniamo ai camper, intanto abbiamo salutato i nostri compatrioti. Ci hanno raccontato che si trovano qui a Tiznit dal mese di ottobre e torneranno in Italia verso giugno. Sono anche loro camperisti  e dopo aver visitato il Marocco in lungo ed in largo, hanno scelto questa citta' per passare dei lunghi periodi da stanziali. La scelta e' stata determinata dal fatto che il campeggio si trova in citta' vicino al centro acquisti ed al souk, e che il mare e' altrettanto vicino. Il clima e' molto piu' mite che in Italia, sono abitanti di Milano, e si trovano meglio a svernare qui. Rientriamo alla nostra posizione di sosta e Khaled ci informa che non e' necessario spostarsi dal punto di parcheggio. Ha ottenuto cio' dato che il campeggio e' completo e non c'e' altra area disponibile. Noi siamo tutti piu' che contenti dato che la posizione e' strategica. Domani si potrebbe andare per un'escursione sulla costa partendo verso le dieci. Vedremo come sta Giancarlo che continua essere disturbato da congiuntivite e raffreddore.  

Per cenare Khaled ha trovato un ristorante dove ci cucinano tajine e cous-cous. Paghiamo 75 dirham a testa cioe' 7,5 euro. (partecipano alla cena: Roberta-Enzo, Carla-Giancarlo, Annamaria-Pino, Adele-Virgilio, Sandra-Renzo(sto scrivendo il diario oggi 1.11.08 e stasera passeggiando in centro a Pd dentro un negozio ci incontriamo e chiacchieriamo per un'ora buona dandoci appuntamento quanto prima), Gabriella-Giorgio, Khaled e qualche altro che ora mi spiace ma non ricordo.

Al rientro: passeggiata per aiutare la digestione e poi camper e nanne.

06.02.2008
mercoledi'  / le ceneri
da Tiznit alla costa
partenza ore 10  

Al risveglio alle 8 ci sono gia' 20°C. Giancarlo non sta bene, tosse, catarro e congiuntivite. Decide di rimanere a Tiznit e rinunciamo all'escursione sulla costa. Intorno alle ore 9 vado ad avvisare Pino che noi non ci saremo per l'escursione.  Mezz'ora dopo Giancarlo decide di uscire comunque dal camper per salutare gli amici. Altri equipaggi rimangono in citta', soprattutto chi ha appuntamento con il tappezziere per rinnovare le sellerie del camper. Enzo e Roberta decidono di montare il pannello solare e cosi' ci uniamo a loro assieme a Piero e Maria. C'incamminiamo lungo il percorso che porta verso la zona artigianale. Molte sono le persone agli angoli delle strade che chiedono l'elemosina e qualcuno ha grosse infermita' e malattie. La piazza delle banche, la stessa dove si e' cenato ieri sera, ha molti negozi di materiale elettrico e vediamo una vendita di pannelli solari. Enzo entra per prendere informazioni tecniche mentre Roberta, con Maria, entra in banca per cambiare. Dopo varie informazioni e consulti vari decide di fare il lavoro. Fara' montare un pannello da 120 volts, con centralina fornita di amperometro. Prezzo lavoro finito 4400 dirham. Circa 370 euro. Molto conveniente. Inizieranno il lavoro nel primo pomeriggio, motivo per cui riprendiamo il nostro andare con curiosita' e con calma. Ritorniamo sulla via dei tessuti d'arredamento. Li vediamo praticamente tutti. Sapendo guardare ci sono stoffe bellissime; i broccati costano 50/60 dirham (5 euro) al metro con h. 150 cm. Il velluto con h. 300 costano 120 dirham/m. (11 euro). Scelgo il velluto azzurro per fare due coperture delle sedute della dinette. Io e Maria vediamo anche un broccato che ci piace veramente tanto: e' un broccato animalier misto e farebbe un bell'effetto anche in un salotto moderno. Decidiamo di pensarci un momento ed eventualmente ritorneremo pomeriggio. Per ora si decide di bere un'ottima spremuta d'arancia e lo facciamo al primo bar che incontriamo e poi ci dirigiamo al souk dove c'e' anche vendita di frutta e verdura su variopinte esposizioni dei prodotti.

Entriamo in un settore dove si aprono le vetrine delle gioiellerie. Vetrine luccicanti piene di catene, orecchini, anelli, orecchini oro, oro e pietre colorate.  Tutto in formato maxi per il gusto occidentale. Intendiamoci non sono di cattivo gusto, tutt'altro. Fanno un grande effetto e rappresentano una novita'. Il loro costo e' di circa 600 euro. Prezzi fissi senza trattativa. All'interno vediamo coppie di sposi che scelgono assieme qualche monile. A volte la moglie rimane all'esterno del negozio, il marito esce porgendole qualche proposta e per farle scegliere. Come dire liberta' di scelta! Roberta trova una collana di turchesi legati in argento che si abbinano bene con gli orecchini acquistati in Turchia.  

Per pranzo decidiamo di mangiare una pizza e poi torneremo in camper per riposare un po'. Cosi' Giancarlo puo' lavarsi un po' gli occhi e prendere qualcosa che lo aiuti a guarire. Ora fa anche parecchio caldo motivo per cui cerchiamo un locale all'ombra.  Da non credere che ai primi di febbraio si cerchi l'ombra per avere un po' di benessere. La sera prima Anna e Natale sono stati in un  localino pulito e ce l'hanno indicato. Infatti troviamo il locale e' modesto ma pulito. Siamo accolti bene. Per prima cosa ordiniamo le pizze e poi vado al bagno per lavarmi le mani. Oh e' tutto in ordine: c'e' il sapone al lavandino e salviette per asciugare le mani. La pizza e' accettabile e cosi' accontentiamo lo stomaco.  

Noi, Maria e Piero torniamo ai camper cosi' Nera la cagnolina di Piero potra' sgambettare un po'. Roberta ed Enzo tornano al  camper per vedere l'andamento dei lavori per il montaggio del pannello solare. Ci ritroviamo verso meta' pomeriggio, quando il sole e' meno forte, per rivedere i tessuti di stamane. Intanto i lavori di montaggio del pannello solare sono quasi conclusi cosi' Roberta si unisce a noi ed Enzo di raggiunge poco dopo. Io acquisto 1 m. di velluto h. 300 cm per 120 dirham. Passiamo per prendere il damascato ma il titolare e' impegnato, ci fa perdere tempo in attesa di non si sa cosa. Rinunciamo. Io e Giancarlo andiamo nel souk in cerca di un sarto disponibile a cucirci il copridivanetto per stasera. Troviamo una sartoria molto ordinata che mi fara' il lavoro per le 20 di stasera. Sara' puntuale e ci fara' pagare 50 dirham per due coperture ben cucite e ben rifinite. Quando montiamo le coperture ci rendiamo conto di aver fatto un'ottima scelta di colore e di lavoro. Per il nostro interno non potevamo fare scelta migliore. Nell'attesa che la sartoria faccia il suo lavoro andiamo camminando nella vecchia medina e vediamo la vendita di ogni tipo di merci. C'e' la via dei calzolai che fabbrica le classiche babbucce e tutti i tipi di ciabatte. A volte al lavoro ci sono famiglie intere. Cioe' padre e figli. Altre volte il ciabattino sembra un ragazzino ma, lavora serio e compunto col piglio di chi sa il fatto suo. Provo tenerezza pensando che per essere gia' cosi' abile nella sua professione, i giochi della fanciullezza hanno avuto sicuramente poco spazio. Lui e' cresciuto subito da bambino a uomo fatto. Tutto d'un fiato. Perche' qui la vita e' cosi': o rimani bambino e continui chiedere elemosina tutta la vita oppure bambino non lo sei mai! Da un mercante di strada acquistiamo dei bei tessuti per pochi dirham. Maria si lascia vestire da alcune ragazze che passano nel mercato e parlano volentieri con noi. Questo souk non e' fornito per i tappeti ma ha soprattutto scarpe e tessuti. Oltre alla zona delle gioiellerie ed argenterie  che e' molto bella.  

7.02.2008
giovedi'
Tiznit / Parco del Souss Massa - Agadir
L'Anti Atlante
Partenza h. 11 - km 160

Verso le 9 del mattino siamo tutti fuori dai campers per raccontarci di come abbiamo fatto gli ultimi acquisti e lavori vari. Ammiriamo l'un l'altro le tappezzerie nuove per chi le ha fatte.  Da oggi Oscar avra' una cuccia tutta nuova per l'orgoglio del suo padrone. La colonna si sposta verso le 11 con direzione parco naturale del Souss Massa. Dapprima il percorso e' regolare e tutto procede bene. Quando deviamo  per entrare verso l'area del parco troviamo una carreggiata che piu' che strada si potrebbe chiamare sentiero per capre. E' molto stretto e costellato di buche. Il problema piu' grosso e' evitarle. Sul fianco sinistro scorre il fiume Massa, linfa vitale per questa oasi. Lungo le sue sponde si sviluppano molte aree coltivate da agricoltori. Li vediamo al lavoro. Le donne con il costume tradizionale della loro zona. Molto colorato, dal giallo all'arancio (quasi brasiliano!) con turbante uguale alla veste. Gli uomini indossano  pantaloni larghi ed il capo e' scoperto. In questa zona vedo che stanno lavorando assieme, dividendo la fatica.  

Parcheggiamo in uno slargo ben ombreggiato, in fila indiana e ci prepariamo all'escursione del parco. Alcune guardaparco ci guidano ed inizia l'avventura. Lungo gli argini del fiume nidificano molti tipi di uccelli acquatici e Sandra con Renzo, attrezzati di binocolo e libro, fanno a gara con le guardie forestali per riconoscere le varie specie. E' senza dubbio emozionante osservare gli aironi spatola (ho il binocolo anch'io) i cavalieri d'Italia, le gru, due aironi cinerini, cormorani femmina (riconoscibili dal piumaggio completamente bianco), cormorani maschio (con una vasta zona di piume bianche solo sul petto). La vita vegetale ci presenta varie qualita' di piante: profumatissima ed elegante ginestrella bianca, alla quale annodiamo i rami per esprimere il desiderio. Questa e'

l'usanza del posto ed infatti ci sono parecchi rami annodati. Margherite bianche e gialle, acacie fiorite e mimose dal grosso piumino giallo. Dove c'e' acqua c'e' vita, come s'e' dimostrato passando davanti ai vari poderi durante il percorso. Le nostre guide ci spiegano che le gru presenti sono 34, hanno l'anello, tornano qui e svernano ogni anno gia' da qualche tempo, poi verso maggio ripartono per la Svezia. Al pomeriggio verso il tramonto eseguono una danza prima di ritirarsi per la notte ed 
L'atlantico!

all'alba riprendono la loro attivita'. Continuiamo la nostra escursione e possiamo osservare una colonia di folaghe e, sopra un trespolo, si gode il sole un falco pescatore, grazie al binocolo lo possiamo osservare molto bene.  Ora il verde sta cedendo il posto alle dune di sabbia ed in lontananza.. l'oceano atlantico! Cammina, cammina e cammina, accompagnati dal fragore delle onde dell'oceano, raggiungiamo l'ansa finale del fiume che forma un'ampia laguna. A seguire una spiaggia bianca dove l'oceano frange la sua risacca creando un effetto cromatico con acqua azzurra, schiuma bianca e cielo blu. Sono stanca e' gia' parecchio che stiamo camminando ed io ho meno resistenza di Giancarlo ma, non resisto, attraverso le dune e raggiungo prima la spiaggia e poi la riva. Alzo i pantaloni, sfilo le calze ed entro nell'oceano. L'acqua fredda mi da' una scarica di energia che mi rinvigorisce e sono felice di questa esperienza. Come dire mi considero fortunata di trovarmi qui e dalla felicita' do un bacio a Giancarlo che mi ha accompagnata 

La spiaggia
e sostenuta nei miei momenti di debolezza. Ora ci aspetta la strada per il rientro al camper. Il percorso dalla riva dell'oceano al sentiero per le gambe e' massacrante e la strada che ci aspetta ancora e' molta. Arriviamo al camper alle 14.30 circa. Esausti. Giancarlo arriva almeno dieci minuti prima di me. Lo trovo che si sta gia' rinfrescando, nel vero senso della parola; infatti quando arriva il mio turno trovo una doccia ristoratrice e.. fredda.. dimenticanza da parte di entrambi di collegare il boiler. Poco male ci va bene lo stesso. Pranziamo con molta frutta e beviamo molto. dobbiamo riprendere i liquidi sudati durante l'escursione. Ripartiamo alle 15.30 e raggiungiamo Ifrim. Villaggio troglodita di

 pescatori, caratterizzato da un centinaio di caverne primitive scavate nella roccia.  Il paese troglodita e' a 3 km a piedi. Le mie gambe si rifiutano per lo strapiombo sulla spiaggia battuta dall'oceano. E' un panorama molto bello. Sotto il livello del parcheggio vediamo alcune sistemazioni di persone che vivono a ridosso della parete di terra con paraventi fatti di canne e come giaciglio il terreno stesso. Gli uomini salgono sul piazzale, indossano una gialabba sopra a dei pantaloni logori e camminano fra i sassi completamente scalzi. Non chiedono elemosina ci guardano un po' curiosi (penseranno: ma come noi stiamo per terra e questi pur di non aver contatto con il

 terreno si portano una casa appresso?). Poi se ne vanno come sono venuti e ritornano alle loro capanne.  In questo luogo la sosta e' concessa per trenta minuti al massimo per dare tempo ai vari visitatori di parcheggiare. Cosi' ripartiamo con meta Agadir.

Riprendiamo la marcia andando via veloci e con l'ordine imperativo dall'ammiraglia di restare compatti. Agadir non e' Ifrim, e' una citta' piena di traffico.  La periferia fa subito capire che siamo vicini ad una citta' molto abitata. Rotonde, semafori e molto traffico. Questa giornata si porta appresso molte realta': partiamo da Tiznit, citta' murata con tradizioni prettamente orientali, per passare all'oasi naturale di Souss Massa con, a seguire, l'irreale realta' di Ifrim ed ora siamo nel pieno della civilta' stile occidentale. Oh mamma mia quante emozioni.  Per trovare il luogo di pernottamento dobbiamo attraversare il centro citta'.. piu' e piu' volte la nostra colonna si sgrana e si separa.

Agadir merita una breve descrizione.

Il 29 febbraio 1960 subi' un devastante terremoto. 15.000! vittime fra gli abitanti, 50.000! senza tetto. Prima era un porto pittoresco. Il sisma provoco' nei superstiti una grande forza di reazione che spinse loro a ricreare le fondamenta della citta' conferendole un nuovo aspetto. Ora si vedono dei mutamenti impressionanti: parchi e giardini interrompono la successione di alberghi dalle zone residenziali. Anche la spiaggia e' molto curata, sgombra da alti edifici che ad esempio caratterizzano le spiagge di Antalia in Turchia. Ciononostante qui non vedo quel tocco di magica cultura e tradizioni orientali che ho visto in tutti i siti visitati fin'ora.  Lungo le strade aiuole fiorite  di geranio e, davanti alle case, cespugli di ibisco rosso vivo che contrasta con le bouganville lilla e bianche, vediamo anche alcune piante di plumbago dai bei fiori celeste cielo aperti in grappoli di corolle. E' sera ma l'effetto della citta' con questi colori e' magnifico.

Ora Annamaria e Pino assieme a Khaled ci lasciano in attesa di visionare il luogo destinato a sosta per noi.  Poco dopo ci avvisano e ci danno le indicazioni per raggiungerli. Ci parcheggiamo, dalla radio di bordo viene divulgato il programma per il giorno dopo. Ci salutiamo, siamo tutti stanchi per la giornata impegnativa.  

Inizio la cottura delle zucchine, precedentemente preparate, per la cena. Sono intenta al mio lavoro da circa 5 minuti quando, Giancarlo che e' uscito per sgranchire un po' le gambe, sente dalla radio del vicino che stanno dando altre informazioni. Accendiamo anche la nostra radio e cosi' sentiamo che la polizia ci fa cambiare parcheggio. MA COME FACCIO? Ho due padelle sul fuoco! Spostarle scottano! E tutto il resto che ho gia' messo fuori posto per preparare il tavolo da cena. Aspetta, aspetta ma il poliziotto non sente ragione. Bisogna mettersi subito alla guida. Per alcuni minuti temo di versare tutto. Riesco risolvere la situazione mettendo le padelle dentro al lavandino. Intanto Giancarlo e' gia' in colonna, ordinato, al suo posto. Poca strada e ci infilano in un altro piazzale, ci parcheggiamo e posso riprendere la cottura del cibo. Contemporaneamente apparecchio anche il tavolo per pranzare. Pino chiede se vogliamo cenare fuori. Ok va bene anche questa possibilita'. Finisco la cottura e raggiungiamo gli amici. Mentre stiamo per andare via arrivano tre, dico tre, auto della polizia che vorrebbe farci spostare nuovamente. Con mille insistenze e la presentazione della lettera di ACI Camper riusciamo a rimanere. Poco piu' avanti c'e' un hotel restaurant. Decidiamo di entrare. (lasciate ogni speranza o voi che entrate!)  

Siamo in otto: Laura- Ivano, Candido- Rosa, Pino- Annamaria, Carla- Giancarlo.

Ceniamo con calamari e pesce fritto, hanno anche il gelato! Annamaria spera di farne una scorpacciata e quando lo chiede fa segno inutilmente, con le mani, come una montagnola per dimostrare quanto ne vuole. Lasciamo perdere circa la quantita' del gelato, il resto e' andato bene e la spesa e' stata di 100 dirham a testa. Non posso dire nulla di buono circa l'igiene. Quando, su nostra richiesta, vengono alzate le luci abbiamo visto che le tovaglie ed i coprimacchia erano gia' stati usati, riusati e rivoltati piu' volte. Idem per i tovaglioli (ma siamo ancora vivi) beati i kleenex. Ecco perche' poco fa dicevo: lasciate ogni speranza ecc.

Ritorniamo ai camper, il cielo e' sempre spettacolare. Arriva una mamma cane e gironzola intorno a noi ed ai camper. Le prendo latte e pane e preparo una tazzona di zuppa. Lei gradisce molto e si mangia tutto. La prima falce di luna, che qui vediamo stesa e non verticale come n Italia, brilla chiara e luminosa dal cielo. Andiamo a nanna, domattina partenza verso il centro citta' alle 8.30  

8.02.2008
venerdi'
Agadir centro
Partenza ore 8.30

Ci alziamo dal letto un po' cosi'. Tutta la notte ha soffiato una tormenta di vento che faceva muovere tutto e fischiava sollevando di tutto. I cani abbaiavano continuamente e dormire e' stato difficile. Io poi, ho fatto la grande scoperta di mettere i bigodini in testa. Lascio immaginare il piacere di appoggiare la testa sul guanciale. Puntuali partiamo e, ad un certo punto incontriamo Khaled che puntualmente ci aspetta in strada. Quando noi pernottiamo lui si trasferisce all?hotel (?!) piu' vicino per passare la notte. La nostra compagna di viaggio Adele da un po' soffre di nausea e dissenteria ed anche stamattina non si sente bene.  Raggiunto il park, proprio in centro citta', si decide di cercare un furgone che portera' a caricare le bombole del gas. Alle 11 il furgone e' di ritorno. Noi nel frattempo abbiamo fatto qualche spesetta ed ora siamo pronti per pagare e ritirare le bombole. Ognuno la propria dato che erano state contrassegnate tutte per poterle poi distinguere.  

una porta antica ricostruita nella piazza pedonale di Agadir  

Virgilio ci dice che Adele e' ancora sotto scacco della dissenteria.  Visita ad Agadir, verso il mare e la spiaggia passando da molti negozietti. Prendiamo il trenino belvedere e facciamo il giro della citta'. Con noi ci sono Roberta - Enzo e Maria - Piero. Abbiamo la netta sensazione che la citta' sia stata ricreata per il turismo. Infatti tutta la fascia del territorio del lungomare e' costruita con grandi alberghi di lusso e giardini curati. Siamo a febbraio ma le fioriture non mancano. La spiaggia e' larga e l'oceano azzurro frange onde dal riccio candido.

Ovunque viali di palme, magnolie e ficus giganti. Vediamo il campeggio, purtroppo pieno, collocato sul lungomare, molto comodo per la spiaggia. Il 

vento, iniziato stanotte, soffia ancora forte e per gli occhi e' un tormento. Povero Giancarlo aveva gia' la congiuntivite. Pranziamo alla zona pedonale proprio davanti alla porta della foto qui sopra. Ritornando ai camper io e Roberta acquistiamo confortevoli ciabattine in cuoio naturale, dal costo ridicolo, 2 paia per 13 euro.   Vento, vento e vento ed ecco che tutti, o quasi, si guardano i filtri dell'aria, controllano il livello dell'olio motore. Qualcuno un po' pigro chiede al vicino: il livello olio e filtro aria del tuo camper come sono?  Alla risposta positiva si mette il cuore in pace e pensa che e andra' bene senz'altro anche a lui.. io intanto scrivo.  Intorno le 17 decidiamo d'andare a piedi al souk di Agadir, dentro a cio' che e' rimasto della vecchia medina.  

Partiamo dalla  Piazza della fontana dove c'e' la camera di commercio. Prendiamo a destra sulla Avenue Re Hassan II, la percorriamo per circa 2 km. Nel frattempo, sosta per gustare un ottimo succo d'arancia. Siamo seduti ad un tavolino di un bar pasticceria e qui abbiamo un breve contatto con due signore locali anch'esse sedute a bere qualcosa. Qui le persone bevono tea o succhi di frutta.   Riprendiamo l'avvicinamento al souk e dopo circa altri 1,5 km arriviamo.  Il souk e' piuttosto vasto e suddiviso in categorie. C'e' il settore dei tappezzieri e mobilieri che fanno lavori molto artistici ricchi di intarsi.

 Il settore dei riparatori di motori. Da non credere cos'hanno dentro. Dal motore del frullatore al grande motore industriale.  L'ambiente in generale e' piuttosto decadente, le corsie hanno pavimenti di cemento rotto in molte parti e sgretolato.  Usciamo che e' ormai scesa la sera. Ci aspetta un bel pezzo di strada per rientrare e percio' ci avviamo verso il camper.  

9.02.2008
sabato
Agadir / Ad Draa 205 km

Ci risvegliamo stanchi ed  affaticati da una notte passata quasi insonne a causa della tosse di Giancarlo e, purtroppo, anch'io tossisco parecchio ed ho anche qualche problema intestinale. Poi il vento non ha mai smesso e per di piu' e' uno scirocco caldo che a me fa l'effetto di farmi sentire intontita. Percorriamo, battuti dal vento, la valle del fiume Asif all'altezza di Tamraght, contiene un po' d'acqua ed ai bordi crescono rigogliose palme di banano. Questa zona e' rinomata proprio per la coltivazione di questo frutto. La roccia mostra i suoi strati che contengono la storia attraverso i fossili. Questa e' la Valle  del Paradiso. Oggi la giornata e' poco luminosa, ci sono molte nuvole. E' il primo giorno di brutto tempo dacche' siamo partiti.

Renato e Flavia perdono l'oblo'. La colonna si ferma ed attende il recupero.  

Da questo punto partono sentieri naturalistici da percorrere a piedi. Il bordo strada e' decorato da ginestrina gialla a cespugli rotondi con foglie aghiformi. Formano un intrico rotondo come una palla di tulle punteggiata di numerosi, delicati fiori gialli. La strada e' un serpente che sale, incontriamo vari mezzi in senso opposto, Pino ci avverte e ci fa cedere il passo.  

Passiamo davanti a piccoli box con rivendita di banane e bibite. Negozi di souvenir ed anche un campeggio. Ma ancora su, su, su i nostri campers ci vogliono portare in paradiso. Passiamo davanti all'hotel Tifrit che ha anche la piscina uaooooooo. Un paio di ragazzini ci guardano sconsolati . Ecco questo stupendo mandorlo che non sembra nemmeno reale. Si apre un altipiano e vediamo subito donne che lavorano il territorio ordinatamente suddiviso. Siamo a 860 m d'altitudine. Arturo ha problemi con la pressione sanguigna.  

C'e' qualche casa sparsa qua e la'. I bambini escono per salutarci. Hanno il musetto imbronciato che si apre al sorriso al nostro saluto. Quanto mi piace quando vedo un bambino sorridere. Oggi siamo noi il loro avvenimento da raccontare. Raggiungiamo Immouzzer, ci sono poche case, l'ambulanza e qualche bambino con lo zaino. Segno che c'e' la scuola. La strada si snoda ancora, alterna palmeti e mandorli spontanei. Di tanto in tanto bambini escono sulla strada per salutare.  

Dopo qualche chilometro, Enzo, la scopa, avverte che Virgilio ha problemi al motore ed il mezzo e' fermo. Tutto il resto del gruppo si sposta per trovare un parcheggio lato strada adatto ad una lunga sosta. Pino ed Annamaria proseguono per trovare il carro attrezzi per poter trainare il camper  di Virgilio. Ci mancava anche questa gia' che Adele sta poco bene..

Attendamo in compagnia di uno dei tanti cani che incontriamo frequentemente. Ogni volta provvediamo a dar loro da bere e da mangiare. Poi rimangono vicini a noi finche' non ripartiamo.  

Dopo circa un'ora riprendiamo la marcia. Ormai e' quasi buio e quando arriviamo ad Ad Draa parcheggiamo vicino al mercato. Tutti allineati. Avremo un guardiano che passera' per tutta la notte fra i campers per controllare che nessun male intenzionato si avvicini.  Al nostro arrivo, in un campetto improvvisato, i ragazzi giocano a calcio. Il nostro arrivo e' cosi' interessante da far smettere loro il gioco. Ammirati si aggirano fra i nostri campers. Poco dopo il guardiano li disperde. Ognuno di noi si ritira al proprio camper per cenare. Dopo cena, dato il mio stato di salute un po' malandato, decido di prendere Imodium ed andare a letto.

  10.02.2008
domenica (luna crescente)
Ad Draa  -  Essaouiria

Io passo una notte difficile per tosse e male ai polmoni.

La mattina e' dedicata alla visita del piu' grande mercato dell'Alto Atlante. Qui si riuniscono per vendere le proprie merci mercanti provenienti da tutto il territorio di questo grande paese. E' un mercato onnicomprensivo. Qui si vende dalla spilla da balia al dromedario.   Ci svegliamo presto perche' iniziano ad arrivare gli animali che saranno oggetto del mercato odierno. Sentiamo il blaterare dei dromedari, il raglio degli asini ed il belare continuo di pecore, agnelli e capretti. Quando finalmente riesco ad essere pronta ed esco dal camper......

Non potevo immaginare di vedere con gli occhi quello che avevo immaginato con le orecchie!

La cosa che subito mi colpisce e' l'odore penetrante di tanti animali messi assieme e poi il modo come sono legati o comunque trattenuti per non poter scappare. Sempre e comunque male!  

Dentro un largo piazzale cinto da un muro, centinaia di uomini e pecore ma gli uomini, mi sembra, siano piu' numerosi degli animali.  C'e' anche il mercato agricolo.  Vendono circa 10 kg di verdura, di qualsiasi tipo, per 25 dirham. Incrociamo continuamente uomini e ragazzi in condizioni misere. Donne ne vedo 2 o 3 non di piu'. Questo ambiente e questa situazione mi incuriosisce e' vero, non si possono immaginare certe cose. Mi faccio tante domande a cui e' molto complesso dare una risposta. Qui e' tutto esagerato dalla sporcizia alla poverta', dai colori forti di certi teli tessuti a telaio all'ingegno col quale questi uomini si adoperano per sbarcare il lunario. Ma questo ingegno non riescono usarlo per crearsi condizioni di vita piu' umane! Si stendono sui sassi se sono stanchi. S'inginocchiano ed orinano se ne hanno bisogno facendolo in mezzo alla folla. Incrociano due pali e montano una tenda per creare il negozio da barbiere e, con rasoi e macchinetta, tagliano barbe e capelli. Di queste tende da barbiere ne conto una decina e tutti lavorano con lena perche' molti sono i clienti. Aprono uno scatolone di cartone lo stendono per terra (quando dico terra mi riferisco proprio alla terra nera di questo paese di cioccolato) e vi rovesciano sopra la merce da vendere. Attenzione che usano lo stesso metodo anche se vendono cose alimentari. Nessuna pieta' per il consumatore. Ho visto distese di biscotti e pasticcini a livello terreno. E che pavimento! Terra secca, polverosa mista a tutto e ci siamo capiti. Sgozzano e scuoiano la pecora o l'agnello se trovano l'acquirente. Ed i macelli a cielo aperto sono tanti quanti i macellai presenti, cioe' tanti, per fare un numero dico 30 almeno distribuiti in un quadrato di mercato piuttosto ristretto. Gli altri animali assistono e belano.... per un agnello 6 euro....  Lascio immaginare. Per chi, come me non e' abituato vedere neanche quando si tira il collo alla gallina e' uno spettacolo difficile da osservare.  In questo mercato c'e' poco artigianato, qualche impagliatore che crea dai divani ai cesti, molto belli per la verita'. L'occhio si sta distendendo quando incrocio una vecchina che con il suo asinello sta trasportando merce varia. Questa e' la parte romantica della storia. fatti ancora pochi passi la "dolce" vecchina prende un bastone e picchia con forza l'asino e non capisco  il perche'. La povera bestia continua camminare come gia' stava facendo e guarda avanti a se' con due grandi occhi languidi. Cani e gatti sanno bene che  non possono fidarsi dell'uomo e buon per loro che non fanno parte della dieta alimentare umana perche' almeno nessuno li rincorre per

rifornimento d?acqua.  
ammazzarli e, anche se ad ogni occasione nessuno risparmia loro qualche calcio o pietra, almeno vivono liberi, non legati a qualche palo. Dal mio camper, vedo, per tutto il tempo che sostiamo, un asino ed una pecora legati distintamente ad un palo il primo, ad un albero la seconda. Ebbene sono trattenuti da una corda tanto corta da non permettere loro alcun movimento.. ogni tanto lanciano dei richiami che diventano via via piu' alti e frequenti con il passare delle ore. Noi partiamo da questa landa disperata alle 15 e loro sono ancora li' abbandonati. Li avevo notati stamattina all'uscita dal camper.  
Viaggiamo per circa un'ora per arrivare ad una cooperativa tutta femminile di lavorazione dei semi di argan. Si chiama cooperativa Marjane e veniamo accolti dall'urlo di benvenuto delle donne che sono presenti alla manifattura. Una di loro ci spiega le fasi di lavorazione dei semi di argan e le caratteristiche della pianta. Dopo di questo ci fa strada alla sala dove le donne sedute a terra una dopo l'altra in sequenza: 
  • spolpano il frutto
  •  alcune rompono il nocciolo
  •  altre separano il seme dal guscio
  •  una macina i semi per ottenere olio e polpa. 
Tutto il lavoro si svolge in maniera molto rudimentale. Per rompere i noccioli li pongono, uno alla volta, fra due pietre. In uno lo posano e con l'altra, con un colpo secco, lo rompono. La separazione del seme dal guscio li fanno con un veloce movimento delle dita.
cooperativa Marjane. Le donne hanno davanti i gusci dei semi snocciolati. Una di loro per non farsi fotografare nasconde il volto sotto il velo  

L'estrazione dell'olio avviene schiacciando i semi fra due macine di pietra. Quella sottostante ha uno scavo che permette l'uscita dell'olio che viene raccolto da una tazza di pietra posta sotto la canalina della macina. La nostra guida ci spiega che si fa anche un uso alimentare di questo olio e per questo impiego il seme viene tostato. Per uso estetico il seme non viene tostato. Passiamo al padiglione per assaggiare l'olio e fare acquisti. Finale con festa di iuuu-iuuuu e tamburi.

Ed ora verso Essaouira (Mogador), piacevole stazione balneare racchiusa da bastioni tipicamente medievali. Ha davanti a s? isolotti rocciosi ed ? costellata di numerose dune di sabbia. Paradiso degli amanti del surf per il molto vento che soffia sempre. Centro importante per i raffinati lavori di ebanisteria.  

I grandi bastioni e le fortificazioni sono originari del XV secolo. La citta' venne fondata intorno al 1760.era nota ai marinai europei ed ai commercianti con il nome di Mogador. La costruzione delle mura, terminata nel 1770, venne eseguita su ordine dl sultano Sidi Mohammed Ben Abdallah. L'architetto francese che ne curo' l'esecuzione, Theodore Cornut, fu reso prigioniero alla fine del lavoro!

Essaouira (Mogador) si presenta bene. Percorriamo il lungomare. Turisti e campers numerosi, fino alle mura, bellissime, color sabbia, che racchiudono il vecchio borgo. La larga baia abbraccia l'oceano ed ha davanti a se' alcuni isolotti.  Diversamente dalle altre localita' qui i parcheggiatori fanno a gara per accaparrarsi la nostra carovana. Sostiamo in un piazzale (che a sua volta E' di "competenza" di 3 parcheggiatori) ci chiedono 30 dirham a notte e forse ci fanno anche la guardia ai campers. Entriamo nella medina passando dalla piazza del porto dei pescatori. Vediamo una gelateria che si fa reclame scrivendo: gelato italiano, cappuccino, espresso. Noi pensiamo che lo proveremo alla colazione domattina.  

Prendiamo per la galleria degli artigiani ebanisti, saliamo sulle mura di protezione dove sono i cannoni sono ancora in posizione. Il panorama e' bello e merita qualche foto. Lungo la strada tanti bei negozi di artigianato. Un ragazzo dal volto bello ed aristocratico, sta confezionando berretti di lana con l'uncinetto. Ed e' molto abile. Poco avanti inizia l'esposizione degli ebanisti. Sanno fare cose veramente artistiche. Scatole di varie misure a partire da pochi dirham nonostante la lavorazione dell'intarsio. Mobili a cassetti, piani di tavolo pregiati per il tipo di legno usato e per la lavorazione eseguita. Per questi lavori vengono utilizzati legno e radica di tuia. I negozi hanno un'esposizione esterna, sui vicoli delle cose piu' semplici ma gia' belle, poi la mostra si sviluppa 
Giancarlo sulle mura con Piero, Nando e Maria  
all?interno dei bastioni inizia il mercato  
all'interno e nel retrobottega c'e' il laboratorio dove vengono realizzati i mobili, dal vassoio all'armadio, attraverso scrivanie, mobili bar e tutto cio' che si fa con il legno. Dentro ai negozi la merce e' sempre molta e di ottima fattura. Ci spiace di non aver posto in camper e poter acquistare una cassettiera settimanale cilindrica per la quale chiede 3500 dirham (350 euro). Mi piace veramente tanto ed anche a Giancarlo. Decidiamo di cercare almeno un tavolino per il salotto. Ne vediamo alcuni ma non vogliamo un oggetto completamente orientale. Ne vediamo alcuni ma fino a domani ci penseremo. Intanto si fa sera e si accendono le luci, prendiamo per la piazza principale passando attraverso 
una porta a doppia cruna. A quest'ora aumentano i mendicanti. Fino a poco fa erano tanti ragazzini che tentavano di venderti qualcosa, tipo fazzolettini di carta, ma che si accontentavano di ricevere un bon-bon od una penna a sfera. Sono cosi' tanti da farmi diventare quasi impermeabile alle loro richieste. Provo pero' veramente e sinceramente pena quando li vedo indigenti e, a volte, si vedono bambini e persone miserabili qui vivono fra i turisti e cio' permette loro di ricevere sempre qualcosa. Annamaria ci informa che il camper di Virgilio e' stato riparato; per Adele, causa il protrarsi del suo disturbo 
Jonathan Livingstone non manca mai  

intestinale sarebbe stato opportuno un ricovero ma Virgilio decide di prendere una stanza in albergo qui ad Essaouria e farla curare da un medico del luogo che provvede anche a reidratarla con flebo. Pensa che cosi' tutto si sistemera' in un paio di giorni.  In serata io e Giancarlo andiamo a cenare con una pizza margherita per me e 4 stagioni per lui il tutto per 90 dirham. Ci sembra anche abbastanza buona, forse e' la nostalgia di casa?  Concludiamo la serata con una passeggiata sul lungomare con Flavia e Renato, Rosa e Candido. Pensiamo  che al ritorno dalla passeggiata ci mangeremo un buon gelato ma, ahime', quando ripassiamo davanti la gelateria sta chiudendo e percio' ci ritiriamo a bocca asciutta.

11.02.2008
lunedi' - luna crescente
citta' di Essaouira

 Siamo fermi in questa bella citta anche oggi ed alle 11 e' prevista la visita di una casa berbera.

Noi dobbiamo andare in banca, poi dal parrucchiere e dal barbiere. Per prima cosa decidiamo di dirigerci alla gelateria italiana dove fanno il cappuccino molto buono ed anche le brioches. A seguire accompagno Giancarlo dal barbiere. Nel souk ce ne sono molti e tutti lavorano parecchio. Le poltrone mi ricordano quelle di un tempo quando, io bambina, facevo compagnia a mio padre ed il barbiere mi regalava dei libricini colorati e profumatissimi con le vignette delle opere liriche. Poi venni a sapere che a lui ne dava altri. Scegliamo un salone (si fa per dire) dove il barbiere sta completando il taglio ad un cliente e percio' si rende subito disponibile.

E' una persona molto a modo e gentile ed il locale molto decoroso. Poco dopo si aggiungera' a Giancarlo anche Natale Beretta. Allora devo dire che Giancarlo non entrava da un parrucchiere dalla data della partenza e che aveva un bel poo' di "lana" in testa, ebbene questo artista a colpi di forbici lavora per ben 45 minuti ma alla fine il risultato e' perfetto. Con le lame di queste forbici lavora instancabile a colpi secchi ed ogni taglio e' preciso. In parole povere ho rivissuto l'esperienza di quando ero bambina. Poco dopo lascio Giancarlo e mi dirigo anch'io dal parrucchiere. Io, diversamente, trovo un "salone" un po' sui generis: quando mi fa sedere al lavatesta si raccomanda che io mantenga una certa posizione del corpo altrimenti la sedia non rimane 
l'opera non e' conclusa e manca ancora al risultato finale  

ferma; il sedile e' solo per meta' in quanto e' palesemente rotto e che fare?  Qui di parrucchieri per donne praticamente non ce ne sono. Portano tutte il velo che se ne fanno del parrucchiere? Percio' rimango e spero in bene. Dopo circa un'ora finisco l'asciugatura e penso di avere in testa parecchi capelli di meno dato che per spazzolarmi mi da' strattoni cosi' violenti da far male. Ahi ahi, dico piu' volte ma lui imperterrito continua. Sapevo cosi' mi arrangiavo. Pero' per fortuna il risultato finale e' accettabile. Mi chiede 150 dirham (il piu' caro fra tutti fino ad ora) poi vorrebbe in tutti i modi farmi acquistare dei prodotti preparati da lui che dovrebbero far ricrescere i capelli in brevissimo tempo ed altre cose per lo shampoo, il colore e avanti cosi'. Faticosamente mi libero da questa situazione e rimango un po' agitata. Racconto poi a Giancarlo e lui si fa una risata.

Troviamo la banca per cambiare un po' di valuta e ci dirigiamo al souk degli ebanisti per vedere di trovare un tavolino da salotto per noi ed altri souvenir per ricordi ad amici. Sotto un portico si apre, dietro un grande arco, una piazzetta e qui vediamo il tavolino che puo' fare per noi. il venditore si chiama Rashid e sa essere convincente senza essere insistente. Il tavolo ci piace e ci pensiamo. Intanto andiamo a pranzare in piazzetta. La piazzetta che per tutta la mattina era solo un luogo di passaggio ora si e' riempita di tavolini e molte persone pranzano all'aperto. A queste ci aggiungiamo anche noi. Siamo fortunati e troviamo un tavolino libero. Pomeriggio ritorno al negozio ed acquisto tavolino (pagato 350 dirham), acquistiamo anche altri souvenir che pagheremo stasera al camper perche' Rashid vuole vedere di far cambio con scarpe italiane e magliette. Cosi'  facciamo ed alle 18.30 lui arriva al nostro parcheggio. Trattiamo pagando il controvalore di 150 dirham con un paio di scarpe di Giancarlo (e adesso ne avra' un paio di meno ma Rashid ci teneva tanto) ed una maglietta. Poi io gli regalo altri 80 dirham perche' dice di avere 4 figli! Rimaniamo un po' al camper per chiacchierare un po' con gli amici presenti e poi verso sera ritorniamo al souk per altri acquisti presso un altro ebanista che produce belle cose.

Incontriamo, in mezzo alla folla ed in mezzo a mille vicoli, Carla e Diego! Sono amici livornesi con i quali abbiamo visitato altri paesi del nord Africa, quest'anno sono anch'essi in Marocco. Sono qui con un altro gruppo di amici ai quali fanno un po' da battistrada dato che conoscono bene il paese per esserci gia' stati altre volte.

Il caso!'.. ci abbracciamo e promettono che verranno per salutare tutta la compagnia verso le 8 questa sera. Noi questa sera saremo a cena tutti assieme in un bel ristorante ma loro non possono essere dei nostri perche' gia' impegnati.  Gli amici mantengono la promessa e vengono a salutarci poi verso le 20 prendiamo verso il Sahara Hotel. E' scesa la sera e le mura della citta' si illuminano di luce soffusa di fiaccole. L'ambiente esterno e' cambiato completamente. Molte meno le persone per strada. bambini non se ne vedono piu' e nemmeno donne, parlando dei locali, parecchi sono 

sempre i turisti che si aggirano in cerca di ristoranti. Il locale, scelto da Pino, si presenta elegante, molto elegante, e pulito. Apparecchiatura orientale con tavoli bassi e ottomane tutt'intorno. Le sedute non sono comodissime ma qui va cosi'. il nostro menu' e' composto da piatti tipici esclusivamente:
  •  antipasti con varie salsine
  •  zuppa di legumi
  •  pomodori e peperoncino con pezzetti di carne. Questo piatto si chiama "harira"
  • "pastilla". Disco di pasta del diametro di circa 15 cm farcito di varie verdure e granchio.
con Roberta, Sandra e Gabriella al Sahara, ma noi furbette, ci siamo accaparrate le sedie  
guardiamo tutte Khaled e fra noi c'e' anche Esther che sente Khaled come fosse un figlio. Notare che i miei capelli hanno ricevuto il trattamento del parrucchiere?  
Durante la cena c'e' un duo che suona musiche marocchine e dopo poco noi ci uniamo alla cameriera e balliamo divertendoci molto anche con Khaled che ci insegna i passi delle danze tradizionali.
12.02.2008
martedi'
Essaouira - Marrakesch

Partenza ore 8.30. temperatura 15?C. Oceano con Alta Marea. Siamo, come sempre, tutti puntualissimi. Abbiamo dormito bene nonostante questa mia tosse marocchina. Virgilio ed Adele ci raggiungono a Marrakesch.  

disegni dell?oceano sulla sabbia al cambio di marea  

il nostro viaggio continua fra alberi di araucaria spontanea ed altre piante che tra Taflecht e Sidi Mokhtar prendono completamente il posto delle piante di Argan che termina. Riprende pero' l'ulivo e tutta la radura diventa argentata.  A 10 km da Chichaoua dune di sabbia e deserto dove cresce un po' d'erba. Sufficiente per farvi pascolare un gregge. Il pastorello e' un bambino.  Arriviamo a Chichaoua e sulla nostra sinistra, vediamo un nuovo quartiere in costruzione. Belle case che avranno l'acqua corrente in casa. Sono per l'edilizia privata. Attraversiamo la citta' che ha ricevuto anche la visita del re, c'e' ancora l'accampamento di tende bianche. Una serie di negozi misti fra 

alimentari ed artigianali, una bella fontana. La scuola, strade in costruzione ed una centrale elettrica. L'aspetto e' di una citta' dinamica e pulita. Fuori dalla citta' riprende la zona desertica.  Ad uno spazio pianeggiante ed ampio sostiamo per una gradita e piacevole pausa caffe'. Quanto mi piace!  Ci sono alcuni dromedari che aspettano il passaggio dei turisti. Ad ogni villaggio c'e' grande fermento di attivita' commerciali e mercati, poi appena fuori l'abitato, scompare tutto e greggi pascolano pigre, poche persone sul dorso di mulo e qui anche in scooter o bicicletta. Poi nulla ettari su ettari di terra brulla. Solo se riprende la vegetazione si vedono insediamenti "umani" (o disumani?) alcune proprieta' sono cinte

da mura di fango ma dentro non c'e' segno di coltivazione o, al massimo, piantagioni di ulivo. Dove c'e' acqua ci sono anche lunghi filari di eucaliptos.  Sulle sponde del fiume Nifiss un grande paese, Tinine des Andaya. Grazie al fiume qui s'e' potuto sviluppare bene l'agricoltura, anche la vite oltre all'ulivo, in questa regione c'e' la scuola dell'agricoltura (siamo a pochi chilometri da Marrakech), la pastorizia e' per questo paese fonte di alimentazione, molti agnellini dal vello morbido morbido pascolano sui prati verdi.

Marrakech.

La periferia si presenta con belle case e aiuole fiorite ai bordi strada, Palme, acacie, gelsomino giallo, margherite variopinte, ibisco rosso. L'ambiente intorno e' tutto molto colorato. Anche il traffico! Fino a 2 km fa il nulla e persone che si spostano a dorso di mulo, poi, appena entrati in citta', il kaos di un traffico disordinato e chiassoso.   Arriviamo al campeggio "Domaine le Relais" con la bella temperatura di 27°C! che bellezza.  Parcheggiamo i camper, controlliamo la struttura del campeggio e con piacere vediamo che e' organizzato con bagni puliti e servizi per bucato e acquai per stoviglie funzionali. Le docce hanno acqua calda a volonta'. Un vero campeggio come si desidera trovare dopo aver viaggiato tanto.  Il primo appuntamento con la citta' e' per le 14.30. questo significa avere poco piu' di un'ora e mezza per sistemarci.  Sembriamo un esercito addestrato. Gli uomini si dedicano agli allacciamenti, agli scarichi di acque grigie e nere, al riordino di gavoni e garage e poi di corsa alla doccia.  Le donne preparano i panni mettendoli a bagno con saponi profumati e nel mentre, si accingono a spolverare, passare l'aspirapolvere, battere le stuoie ed i tappeti (anche qui in Marocco ne abbiamo acquistati ed ora abbelliscono il pavimento del camper). Per pranzo mangiamo una veloce Simmenthal con patate lesse e frutta nonche' caffe'. Mi deve rimanere il tempo anche di riordinare, percio'  velocemente mi preparo e puntualmente siamo al minibus alla 14.30. andremo in citta' per conoscerla. Su questo nome quante fantasie ed ora la 

dal giardino verso l'interno di palazzo Bahia  

vedremo e ci cammineremo.

Le visite:

  • Palazzo Bahia
  • Piazza Jamal Fn?   (vedo dalla guida il nome esatto: Djemaa el Fna)
  • Minareto Kutubia  

Palazzo Bahia e' stato costruito nel 1866/67 per Si Moussa. Questi da ex schiavo divenne ciambellano prima e poi gran visir di Moulay Hassan. Fece eleggere ciambellano anche suo figlio Bou Ahmed. Alla morte di Hassan, venne 

eletto, attraverso un raggiro,  sultano il figlio quattordicenne ed egli si nomino'  reggente.  Molti sono i giardini (riad). Interessante l'appartamento costruito per la moglie di Ahmed, soprattutto i soffitti di grande pregio. Si dice che Ahmed abbia spadroneggiato il paese fino alla sua morte. Questa fu tenuta alcuni giorni segreta poi, alla fine, fu dichiarata da un lungo gemito di una cameriera. Questo fece reagire la furia dei camerieri ed inservienti del palazzo che, dopo aver chiuso tutte le uscite del palazzo, saccheggiarono e distrussero tutto quanto fu possibile asportare tanto che i superstiti finirono l'esistenza in 

piazza Djemaa el  Fna  

poverta'. Negli ultimi anni il palazzo e' stato ben ristrutturato e riportato all'antico splendore.  

La piazza Djemaa el  Fna mi sembra il crogiolo di tutte le cose piu' strane lette sui libri di narrativa. Il nome di questa piazza significa: "del nulla". Invece c'e' rappresentata tutta l'umanita'. Dai miseri fino ad arrivare ai benestanti mercanti del souk.

Un forte e penetrante suono di corno, seguito da intensi colpi di tamburo, accompagnano il flauto che l'incantatore di serpenti si prodiga a suonare per far alzare la testa al suo cobra. Questi serpenti, a dire il vero,  sembrano rintronati. Tant'e'  che l'assistente dell'incantatore deve scuoterli per farli muovere. Quando sono tranquilli li solleva dalla cesta che li contiene per appoggiarli sulle spalle di qualche turista che desidera fotografarsi con tale trofeo!  Tenute legate ad una catenella, nemmeno molto lunga, alcune scimmiette che a comando, saltano, o sbucciano una banana, o si lasciano prendere in braccio. Le chiromanti tentano di convincermi alla lettura della mano. Con me non ci riescono ma chissa' le decoratrici dei tatuaggi all'henne'. Questo vegetale merita una migliore descrizione.

Arbusto mediterraneo di cui si usano le foglie come balsamo e tintura per capelli. Sono utilizzate gia' dal VII millennio a. C. le foglie secche vengono tritate e ridotte a una pasta con succo di limone. Questo composto viene applicato ai capelli o sulla pelle. Dopo un paio d'ore lascia una tinta color ruggine che rimane fino a tre mesi. In Marocco le donne berbere si colorano le mani con l'henne' e per tradizione le spose vengono decorate con disegni prima del matrimonio.

Il guaritore fornito di manichino/corpo umano. Sulla superficie sono disegnati tutti gli organi interni e chi ha qualche disturbo lo indica e lui "trova" il rimedio. Il venditore di richiami per gli uccelli fischia in continuazione ora con uno ora con un altro fischietto, a dimostrare la melodia e non smette mai, per non sentirlo bisogna spostarsi. Il giocoliere s'ingegna in tutti i modi per stupire e per ricevere una moneta. Stupito E' rimasto lui quando gli abbiamo lasciato una banconota di 10 dirham!

Il ginnasta fa evoluzioni difficilissime e tutto sul selciato di pietra della piazza. Tanti bambini, alcuni 

verso piazza Djemaa el Fna  

cercano di vendere qualcosa altri chiedono l'elemosina. Uno di loro, avra' 7 / 8 anni, per avere la nostra attenzione si stende per terra, davanti a noi, e si esibisce in una spaccata  e poi ci chiede una mancia! Bascisc bascisc

Il "dentista" mette in mostra la sua merce: decine di file di denti cosi' chi ne ha bisogno sceglie il dente mancante e poi forse chissa' Se lo fa applicare dal dentista stesso allo studio.

E comunque si vende e, soprattutto si compra di tutto.  Per vedere la piazza in tutta la sua ampiezza saliamo al terrazzo di un bar che serve il tea alla menta al tavolo. Il 

terrazzo si trova sopra ad un caseggiato molto alto, mi sembra 6 piani. Li saliamo a piedi anche perche' non c'e' altro modo e cosi' quando si arriva il bicchiere di tea e' proprio gradito. Dopo aver fatto la fila ed avere pagato la consumazione, raggiungiamo il terrazzo e la vista dall'alto, della piazza e' veramente molto particolare. Da questo punto si domina tutta la situazione. Scende la sera e di conseguenza si accendono le luci delle bancarelle e dell'alto minareto della Kutubia. Ora da alcuni tendoni posti al centro della piazza sale un intenso vapore. E nell'aria si espande un certo profumo di cibo fritto. Sotto questi tendoni ci sono dei ristoranti all'aperto. Preparano soprattutto pesce fritto. Data l'ora l'appetito non manca percio' molti si orientano sicuri verso quella direzione.  Molto belli sono i carri per 
minareto della Kutubia visto dall?alto sorseggiando un tea alla menta  

la vendita di spremute d'arancia. Sono quasi tutti rivestiti in legno e rifiniti in ottone lucidatissimo!  Tutt'intorno le pareti del carro sono in vetro e lasciano osservare tutte queste belle sfere arancioni che altro non sono se non le arance con le quali fanno spremute dalla mattina alla sera inoltrata. Noi con Roberta ed Enzo andiamo a cenare al ristorante dell'ambasciata francese. Io sono ancora molto disturbata dalla tosse e comincio sentire gli effetti dell'umidita' serale. La scelta e' stata valida perche' abbiamo cenato bene, mangiando una buona bistecca e delle ottime tajine, ben serviti e ben seduti. Per me ci voleva proprio ma e' stato apprezzato anche dagli altri amici. Ritorniamo al camper e domani sara' un'altra giornata a Marrakech.

13.02.08
mercoledi'
Marrakech - Camping Domaine le Relais  
  •  Tombe Sadiane / Moschea Moulay Al Mansour
  • Medersa Ben Youssef
  • Esterno Cupola Almorovid 

Le tombe sadiane furono costruite dal sultano Ahmed el Mansour. La loro conservazione nonostante i molti saccheggi fu dovuta al fatto che tutte le entrate erano bloccate eccetto un oscuro passaggio dalla moschea della Casbah. L'ultima tumulazione risale al 1792 quando vi venne sepolto il "sultano pazzo" Moulay Yazid. Il regno del quale fu uno dei piu' sanguinari e violenti. Mori' colpito da un proiettile in testa durante un contrattacco di rivoltosi dopo 22 mesi di regno.  

giardino esterno tombe sadiane. Alcune sepolture risalgono alla II  meta' del 1500 
giochi di archi e crune all'interno delle tombe sadiane  
 L'interno della costruzione e' molto curato e decorato. Il luogo e' silenzioso e protetto da alte mura ed ombreggiate da palme.

  Madrassa Ben Youssef: fondata nel XIV secolo dal sultano Abu el Hassan di etnia Marinide, 

interno madrassa  
ballatoio che porta alle celle        

fu completamente ricostruita durante la dinastia badiana ed e' una rappresentanza dell'arte Andalusa. Tutta la superficie e' decorata con legno intagliato, stucco e piastrelle (zellij). Sembra che alla ricostruzione abbiano partecipato architetti spagnoli musulmani. Nell'antichita' era il luogo dove gli studenti imparavano il Corano a memoria. Oggi studiano e vivono in questo luogo studenti che diventeranno imam. All' interno, dopo aver percorso un lungo corridoio e superato un vestibolo, si raggiunge il cortile. Ai lati si trovano le scale che conducono alle celle degli studenti, disposte intorno a cortili interni sui piani superiori, una sala per le abluzioni e le latrine ancora utilizzate. Tutt'intorno al cortile  lavori in stucco moresco con inscritte negli arabeschi brani del Corano. Non manca l'invocazione cerimoniale: "Nel nome di Allah, il Misericordioso, il Pietoso".  Finite le visite Khaled ci guida per attraversare il souk e la Medina. Una cosa diversa si sta verificando in questo grande e variopinto mercato. Come tutti i mercati coperti  il "souk" e' un 

dedalo di viuzze strette dove a volte non si riesce a camminare affiancati. Come gia' descritto qui trasportano le merci con qualsiasi mezzo, cioe' carretti, schiene umane, asini ecc. ebbene qui passano con i motorini! Ci schivano con prodezze da piloti consumati pero', ci mettono anche il timore di essere presi sotto le ruote. Verso le 13 ritorniamo al campeggio e pranziamo all'aperto. Il tempo e' buono e la temperatura gradevole. Mentre siamo ancora a tavola arrivano da Essaouira Virgilio ed Adele. Siamo tutti molto contenti di rivederli ma purtroppo Adele non sta ancora bene, anzi, sta proprio male. Non vuole ricoverarsi qui e stanno pensando al rientro anticipato. La cosa piu' prudente da fare sarebbe quella di rivolgersi ad una buona clinica. Ora ci pensa Virgilio. Noi continuiamo nel nostro programma 

Renzo e Sandra fanno acquisti ed io?. Mi metto in posa!  
sperando nella ripresa di Adele.  Alle 15.30 ci attendono i minibus per riportarci a Marrakech dove in serata e' previsto anche il giro in carrozzella. All'ora stabilita muoviamo tutti all'appuntamento con i bus, io pero' penso ad Adele e Virgilio che nuovamente soli si deprimeranno un po'.  Raggiungiamo la piazza delle "meraviglie". Si perche' Djemaa el Fna si presenta sempre caotica,  fantasiosa e diversa ogni volta che ci torni. Oggi ad esempio ballerini, giocolieri, maghi e saltimbanchi ci attraggono con le loro prodezze. Entriamo nel souk, grande e molto vario, per continuare acquisti di cose gia'  viste ieri. E'  quasi sera e si sta alzando una brezzolina
si accendono le luci delle bancarelle 
pungente, poi piu' tardi andremo in carrozzella e percio' necessita l'acquisto di un giubbetto di felpa. Troviamo un "negozio" che si sviluppa in profondita', da non credere quanta merce c'e' li' dentro. Il proprietario parla italiano come moltissimi altri commercianti. Prende in simpatia Giancarlo e gli fa misurare praticamente una montagna di felpe. Presi da esaurimento da acquisto cediamo. Quando usciamo dal mercato troviamo tutte le luci accese. E' scesa la sera e tutta la piazza brulica di persone. Per noi e' giunto il momento di andare all'appuntamento con le carrozzelle. I vetturini ci stanno aspettando spazzolando i cavalli dalle 

lunghe e fluenti criniere. Anche loro puzzano un po' pero' sono affascinanti.  Prendiamo posto in carrozza e partiamo, il percorso e' in mezzo al traffico!! Poveri cavalli, sanno cavarsela benissimo loro, e gli autisti dei vari mezzi che sfrecciano un po' meno.   Il percorso prevede di costeggiare le bellissime mura di Marrakech che, illuminate sapientemente, sono molto suggestive.   Cena al ristorante dell'ambasciata francese, a noi si uniscono anche: Roberta-Enzo, Maria-Piero, Maria-Alessio, Laura-Ivano.  

14.02.2008
giovedi' S. Valentino
Marrakech - Domaine le Relais

La notte e' stata un po' difficile a causa della mia tosse che mi scuote come una canna al vento. Rimbalzo perfino sul letto e cosi' non dorme nemmeno Giancarlo che mi sopporta e mi consola dicendomi che:  passera' la tosse o passera la sottoscritta. Ah che delicatezza.  Il risveglio, in compenso e' comodo perche' partiremo dal campeggio con comodo. Alle docce incontro Annamaria, anche lei in attesa per un po'  di toilette calma e rilassante. Mi racconta che Adele sta proprio male e dev'essere per forza ricoverata. Lei si sta preparando nell'attesa del medico contattato dal campeggio, per poi accompagnarla con un ambulanza. Ma tu guarda, cosa sara' mai successo?

Sapremo poi che se non fosse stata ricoverata in mattinata, avrebbe potuto perdere la vita. Le continue evacuazioni, il vomito ed il digiuno hanno stremato il suo fisico che da troppi giorni non riceve le cure adeguate.

Nonostante la gravita' della notizia siamo tutti piu' sollevati sapendola in un ospedale. Questo stato d'animo continua fintanto che parlando con Annamaria che l'ha accompagnata ed accudita non abbiamo saputo in che stato si trova l'ospedale di Marrakech: pazienti senza lenzuola, guanciali e coperte, sopra barelle coperte da teli di nylon; (Per Adele e' stato usato il corredo del suo camper). Laboratori privi di provette, siringhe, aghi e reagenti per le analisi del sangue. Virgilio ha dovuto acquistare tutto il necessario e consegnarlo al laboratorio analisi che si trova esterno all'ospedale non essendo quest'ultimo attrezzato nemmeno per le analisi piu' semplici)

Posso solo immaginare cosa stanno passando questi nostri sfortunati amici. L'importante e' che quest'incubo finisca come un brutto sogno. Auguriamo loro che finisca prima possibile.  Per tutti gli altri continua il programma delle visite nella citta' di Marrakech  

  •  Pomeriggio e' prevista la visita ai giardini Majorelle.  
  •  Serata cena e spettacolo Chez Ali'  

Sosta al supermercato e poi verso la prima visita.  

JARDIN MAJORELLE
Meglio delle parole ecco le immagini  

Jardin Majorelle e' un giardino botanico creato negli anni venti da un pittore francese, Jacques Majorelle, oggi e' di proprieta' dello stilista francese Yves Saint Laurent. L'entrata si trova in una stradina laterale fiancheggiata da alberi di Jacaranda. Parcheggiamo i campers in un piazzale sterrato e, sotto ad un albero, una cucciolata di simil pastori tedeschi, nutriti da una mamma scheletrica. Annamaria prepara subito un piatto di simmenthal e latte che la cagnona gradisce molto. Il giardino e' di dodici acri contiene molte specie di vegetazioni subtropicali come: banani, palme nane, bouganville, cactus. Il colore dominante e' un blu elettrico, quasi viola. Il luogo e' veramente incantevole grazie alle piante che vi vegetano. Pergolati e passaggi dipinti di giallo, rosa, verde mela. Il 

cinguettio degli uccelli si diffonde dai rami degli alberi dove nidificano. All'interno nell'antico studio creato da Majorelle e' esposta una collezione personale di Yves Saint Laurent costituita da tappeti nordafricani, ceramiche, mobili e porte. Una stanza dedicata ai dipinti e alle incisioni di Majorelle. Finita la visita ci sediamo al caffe' per gustare un ottimo gelato e bere bibite fresche.
Anche il servizio di toilette funziona bene e troviamo ambienti puliti. Questa e' stata una sorpresa in quanto la guida scriveva di portarsi qualcosa da bere dato che all'interno non si trovava un punto di ristoro. Probabilmente il restauro e' ultimato. Dopo la piacevole sosta alla caffetteria del giardino lasciamo questo luogo che rappresenta un gioiello per la citta' di Marrakech. Verso le 18.30 Annamaria chiede se qualcuno di noi vuole accompagnarla per salutare Adele all'ospedale.  

Paola Rossi le fa compagnia.  

Al loro rientro ci informano che il problema piu' grave ora e' la disidratazione e si temono danni renali. Si spera riparabili. E' ancora tutto da vedere. Noi tutti avremmo fretta di rivederla arzilla come prima di ammalarsi ma si sa che bisogna pazientare.

Rientriamo al camper e ci prepariamo per la cena Chez Ali'. Sono molto curiosa. Ecco come mi appare la situazione al nostro arrivo:  due file di cavalieri bianchi ci fanno ala per entrare il questa cittadella fortificata. I cavalieri sono in tenuta di gala, tutti vestiti di bianco, dalle scarpe al turbante. 

I cavalli spazzolati e con lunghe code pettinate, hanno finiture in testa e al morso, di pelle ricamata e borchie dorate. I cavalieri con una mano reggono il morso e con l'altra un fucile dall'impugnatura "a melanzana" intagliata di vari fregi e una lunga canna rivolta verso l'alto. Naturalmente dopo la foto il cavaliere  chiede "bascisc". In pratica qui la gente, pur avendo un lavoro, vive o  sopravvive, con 

le mance dei turisti. Il tutto si svolge dentro un villaggio berbero fortificato e costruito, molto bene,
ad arte per il turismo. Le costruzioni moresche fra le piu' eleganti con archi, logge, crune, colonne a torchon con colori dal rosa terra, blu, giallo, oro, bianco.

Appena entriamo: squilli di tromba e rulli di tamburo accompagnati dagli sciak sciak dei piatti tutti molto colorati. Una lunga fila di comparse che percuotono tamburelli e cantano. Una lunga fila di donne ci accoglie al particolare grido che fanno muovendo velocemente la lingua, da destra a sinistra, all'interno della bocca che si chiama iu-iu. Il tutto mi appare fiabesco e per i miei occhi non avezzi a questo tipo di spettacolo e' una 

grande emozione. E poi la quantita' delle comparse e' veramente notevole. La struttura ospita molte persone naturalmente tutti turisti. E' composta di quattro grandi tende ognuna delle quali ha per pavimento enormi tappeti posati direttamente sulla sabbia. Per ogni tenda c'e' un colore dominante che viene ripreso dai sofa', i tappeti, gli arazzi. I colori sono: blu, rosso, giallo e verde. Sotto ogni tenda trovano posto circa 100 persone. I camerieri sono veramente molti l'attesa tra una pietanza e l'altra praticamente non c'e'. Il cibo e'  tipico: tajine, cous-cous, capretto arrosto, frutta (arance e mele). Durante la cena passano parecchie ragazze con i costumi tradizionali che

fanno scherzi agli uomini e finche' non si da' loro una moneta non se ne vanno e fanno piccoli dispetti al malcapitato. Finita la cena ci trasferiamo velocemente a vedere lo spettacolo. Lo spettacolo consiste in prove di abilita' a cavallo. E posso assicurare che non scherzano ma si esibiscono con fierezza,  potenza e coraggio. Il tutto accompagnato dal suono struggente dei corni e dal battere dei tamburi. Emozionante al massimo. Lo so anch'io che e' uno spettacolo per turisti ma per me e' nuovo, e' bello, ed  emozionante. I rodei prevedono corse al galoppo lungo tutto lo stadio con  accelerate ed impennate improvvise per 
raccogliere qualche oggetto da terra. A volte un foulard, altre un bastone. Una volta il cavaliere manca il bersaglio e, nonostante il buio e la distanza, si nota tutto il suo rammarico per aver mancato la prova. Il fondo dello stadio e' pavimentato con sabbia morbida.  Lo spettacolo prevede la sfilata di tutti i figuranti preceduti dai cavalieri che fanno da scorta alla bella dentro ad un baldacchino bianco e oro, ma, ecco che inizia una musica; dapprima leggera poi sempre piu' alta, al centro dello stadio una piattaforma avanza trainata da una quadriga di cavalli bianchi. Sopra una piccola orchestra che suona per la 

danzatrice che esegue la danza del ventre. E' vestita con un costume a vari strati di veli azzurri e tanti gingilli d'oro intorno al giro dei fianchi e sulla cuffietta che porta sulla testa, le braccia nude e la parte sopra, generosamente scollata e coperta da un bustino corto, peccato sia cosi' buio e sia cosi' lontana! Non riusciamo fotografarla.  In lontananza, sospeso nel vuoto, scorre un tappeto "volante" che viene illuminato da un faro rendendo il tutto molto magico. Lo spettacolo termina. Ritorniamo ai camper parcheggiati sul grande piazzale di Chez Ali' e passiamo qui la notte. Domani partiremo con un bel ricordo di Marrakech ma senza la compagnia di Adele e Virigilio.  

 

15.02.2008
venerdi'
Marrakech (Chez Ali') - Cascata di Ouzud
150 km
Risveglio h 8.00 con 11°C - Partenza h 9.00 con 17°C  

Ancora una notte difficile per me con ore insonni e tosse squassante. Quando voglio trattenere il colpo di tosse, il colpo successivo e' incontrollabile come un'esplosione che mi percuote da dentro con veemenza. Purtroppo le gocce stanno per finire e dovro' cercare una farmacia. Cosi' avviso Annamaria che poco dopo la partenza, lungo la strada, c'e' la farmacia. Tutta la colonna si ferma ed io scendo a procurarmi il calmante per la tosse.  Lontano l'Atlante e' innevato.  Ad Attaouia-ech-Chaibia si fa una sosta con visita al souk locale che non e' per nulla turistico. La merce esposta non ci interessa ed anche l'abbigliamento e' sgualcito e di bassa qualita'. Frutta e verdura non sono fresche come intendiamo noi; loro usano consumare tutto molto piu' maturo, pero' l'effetto cromatico ne acquista. In uno stretto passaggio: fra tendoni ed effluvi, vapori ed odori sono disposte tante cucine che preparano varie specialita' dando vita ad una grande e promiscua tavola calda. Vediamo cucinare: spiedini di carne (penso pecora), pollo fritto, tajine, pesce fritto e gli immancabili carrelli con pentoloni fumanti di zuppe vegetali o legumi classiche marocchine. Sotto un largo portico alcuni biliardi con parecchi appassionati che giocano, sono circa le 11.30 della mattina. Ma lavorare? Ci pensano le donne!

Riprendiamo il nostro viaggio e troviamo un posto per pranzare nei pressi di una diga. Sostiamo per pranzo ed alle 14.30 ripartiamo. Praticamente un'ora e mezza di sosta. Riesco a preparare i carciofi per la cena.  Riprendiamo la marcia con 23°C di temperatura e davanti a noi ancora l'Atlante innevato. Ancora uno dei grandi contrasti di questo paese.  Vaste coltivazioni di ulivo. Valli fertili a 900 m slm e 24°C.  Siamo a Tanant verso Ouzoud e c'e' pure la stazione di servizio.  Percorriamo una strada quasi vuota, buon per noi, incrociamo di tanto in tanto un camion oppure un pullman. Ai lati strada frequenti greggi di pecore e capre. Il fondo stradale e' quello che e' Annamaria avverte via radio:

tombini sconnessi in mezzo di strada

Paola, la nostra intermedio radio, ripete:

ci sono dei bambini sconnessi in mezzo alla strada

anche queste cose servono per ridere un po' senza per questo essere critici verso chi fraintende

un comunicato.  Il viaggio continua fino alla deviazione per le cascate nostra meta. Prendiamo una laterale e lasciamo la strada principale. E' come addentrarsi in un altro mondo. Boschi e villaggi quasi primitivi. Strada semi sterrata. Tanti bambini che giocano e non si aspettano una visita tanto ingombrante. Troviamo il piazzale per sostare la notte. Da una passeggiata breve vediamo che questa zona e' molto ricca di acqua. Il Marocco offre pochi luoghi incantevoli e rilassanti come questo. Questa zona e' particolarmente fresca anche d'estate, grazie all'acqua che scroscia dalle cascate e dalla folta macchia di alberi lussureggianti. Per godere appieno delle cascate e dei loro arcobaleni si possono percorrere

due diversi sentieri. Uno si inerpica dentro la macchia ed e' abitato da graziosissime scimmiotte che incuranti del nostro passaggio, si lasciano guardare per qualche secondo, poi scappano fra gli alberi. Un altro sentiero, in terra battuta, porta al primo punto panoramico, al campeggio, ed al laghetto sottostante. La visione e' molto suggestiva. Questa cascata raccoglie le acque di sette sorgenti, piu' o meno lunghe. Per raggiungere il secondo itinerario e' necessario passare sopra un ponte molto stretto, costruito con parti di tronco d'albero. Piuttosto scivoloso per l'umidita' ed abbastanza 

Le casacte di ouzud
Instabile. Alla base della cascata ci sono varie piscine o laghetti. Gli abitanti si sono attrezzati con zattere per farli attraversare e passare da una sponda all'altra. Le zattere sono costruite con tronchi d'albero e sopra alcuni sedili per i passeggeri. Al ritorno troviamo una bancarella che cuoce delle 
indico ad Enrico le scimmiette  
al centro sopra un sasso c'e' una scimmietta  

invitanti focaccine spalmate di marmellata. Nell'aria c'e' un tale profumo che mi prende l'acquolina. Non resisto e ne compero una. La ragazza cuoce questi dolci su una piastra unta d'olio. L'avvolge in un pezzo di carta e me la porge. Bella, calda, profumata e dolce la mangiamo (o meglio la mangio) avidamente. La pasta e' un po' gommosa pero' il palato e' soddisfatto.  Rientriamo ai camper che e' praticamente buio. Ci prepariamo per la cena. I carciofi ci aspettano. Sono un po' legnosi pero' non abbiamo altro e allora? Allora sono buonissimi!

16.02.08
sabato
Cascata Ouzud - Beni Mellal

La mattina ci dedichiamo a rivedere le cascate ed a consegnare abiti agli abitanti del villaggio. Entriamo in una abitazione, c'e' una donna ancora giovane dentro. Ci accoglie con un bel sorriso. Quando le consegnamo il  vestiario e' felicissima e vorrebbe darci qualcosa anche lei. La sua casa non ha pavimento. Il letto e' un giaciglio di pietra e l'unica fonte di calore e' un camino.   Al ritorno Annamaria ci informa che le condizioni di Adele sono stazionarie ed e' sempre necessaria la sua permanenza in ospedale.  Alle 10.30 partiamo. Il nostro viaggio percorre strade dai bei panorami di verdi vallate e lontane cime innevate fino a giungere ad Azilal: grosso paese con tanti giovani che a quest'ora escono da scuola. Il paese e' ben costruito e tutte le strade sono asfaltate. Si riceve l'impressione di una bella citta'. Khaled ci informa che qui il 65% della popolazione e' sotto i 36 anni. All'uscita del paese, sulla strada, la polizia stradale controlla il traffico ed, all'occorrenza, utilizza bande chiodate per bloccare i mezzi sospetti che non si fermano al loro ALT. Le vedo pronte all'uso a lato strada. 63 km prima di Beni Mellal, vediamo dall'alto un lago stupendo. E' alimentato da tre fiumi. E' il lago Bin el Ouidane. Lo scorgiamo dall'alto della carreggiata e dopo tanti panorami montani e pietrosi, la vista dell'acqua turchese del lago e' una visione. E' una scenografia di colori incredibili. Qui e' stata costruita una diga che convoglia le acque all'interno per fertilizzare il terreno fino a tutta la provinciali Beni Mellal, trasformandola da arida e sassosa a terra di vegetazione di aranceti ed agrumeti. Infatti non si possono perdere le ottime spremute d'arancia di questa citta'. La diga e' stata  costruita nel 1948. Una lingua di terra fertile piena di vegetazione si tuffa nel lago. Il basso manto verde dell'erba vista da quassu', e' uniforme e ben si distingue

il lago Bin  el Ouidane, grande riserva di acqua dolce in una regione arida  

 il marrone dei tronchi degli alberi, ciuffi di cespugli completano quella che sembra una scenografia artificiale, ed invece, e' tutto vero voluto cosi' da madre natura.  Annamaria e Pino vanno a controllare se e' possibile scendere per la sosta pranzo. Purtroppo la pendenza della strada non lo permette e percio' dopo aver scattato le foto riprendiamo il nostro viaggio. Troviamo un'area poco piu' avanti che sembra fatta per noi. Sandra e Renzo preparano la pasta per tutti. Ogni camper prepara un pentolino d'acqua bollente per sveltire la fase della cottura della pasta. Che idea ha avuto Roberta, si vede che e' la madre di 5 figli! Nel mentre gli uomini si danno da fare ad apparecchiare 

tavoli e sedie. E' una bella e calda giornata. Preparano un'ottima pasta alle olive e pomodorini secchi e, pensa un po', tutti gradiscono!  Io preparo un'abbondante macedonia che consumeremo in compagnia di tutti i commensali al nostro tavolo. Mangiamo e prendiamo il sole contemporaneamente. Poco dopo Khaled ci racconta le fasi di preparazione al matrimonio in Marocco.  Rifocillati e riposati riprendiamo il nostro viaggio verso Beni Mellal. La strada e' veramente panoramica e questa parte di Marocco e' molto verde e coltivata. Si notano le divisioni delle varie coltivazioni, tutte tenute ordinatamente.  Arriviamo al park del supermarket Kitea (l'Ikea marocchina). Ci sono gia' i taxi che ci porteranno alla sorgente Ain Asserdoun di Beni Mellal. Questi taxi sono da raccontare perche' non ce n'e' uno che sia integro. Qualche parte manca sempre e quando va tutto bene almeno un parafango e' mancante. Il taxi a noi destinato non e' messo meglio degli altri. Da fuori sembra intero poi una volta infilati dentro e seduti, manca poco che con il sedere si vada a finire a terra, la portiera poi ogni volta che si apre o si chiude manca poco che rimanga la maniglia in mano. Infatti Giancarlo riceve un'occhiata severa ma soprattutto preoccupata da parte dello chauffeur. Piero, gia' seduto accanto a me, se la ride sornione. Il taxi ci porta alla parte alta dei giardini che contengono anche la sorgente. Questa volta quando scendiamo dal taxi Giancarlo la portiera non la chiude proprio onde evitare danni.  Questi giardini sono anche un punto di incontro per le famiglie. Tanti bambini giocano fra i viali. La sorgente, sulla parte alta della collina ha il suo punto di maggiore attrazione alla cascata che sgorga dalla roccia e ricade in una struttura circolare a formare una fontana d'acqua cristallina, l'acqua poi e' convogliata in canalizzazioni che scendono a terra con rapidi salti e formando cosi' tante cascatelle. I marocchini le chiamano le cascate dell'amore. Proprio per la pendenza l'acqua prende velocita'. Ai lati ci sono delle coltivazioni perche' il terreno viene irrigato regolarmente dalla sorgente a monte. La stessa acqua giunge fino alle case sottostanti. Khaled ci invita a ritornare ai campers facendo una passeggiata attraverso il paese. E' pomeriggio inoltrato cosi': cammina, cammina e cammina vediamo molti quartieri, per fortuna anche una rivendita di spremute, che sta per chiudere ma appena vede il nostro gruppo capisce che ci sono affari nell'aria. Riapre immediatamente e si mette a disposizione. Ritorniamo ai camper con un po' di stanchezza. Il bollettino medico di Adele dice che dovra' essere trasferita in una clinica perche' le condizioni dell'ospedale non sono adatte ai suoi problemi.

17.02.08
domenica
Beni Mellal - Casablanca
Partenza h 9.00 - temperatura 19°C - altitudine  500 m slm

Dopo aver parlato con Virgilio al telefono, Annamaria ci comunica che Adele e' sotto ossigeno ma fuori pericolo. Un grande senso di sollievo da parte di ognuno di noi. Eravamo tutti parecchio in ansia. Dunque ora si puo' partire e mettersi nella direzione di Casablanca.  

Fiancheggiamo pianura verde coltivata grazie a canali irrigui tutto lungo la strada. A tratti le canalizzazioni le abbiamo a lato destro a volte a lato sinistro. La campagna e' molto verde ora. Il cielo presenta una luce particolare; un fronte di nuvole spesse, color piombo, formano un  torchon ampio e scuro che divide terra con campi verdi e gialli da un cielo che si presenta ora azzurro, ore plumbeo e poi ancora azzurro. E' una visione "very exciting". Pero' questo nuvole prima o poi si scaricheranno... Infatti ecco inizia una grande bufera di vento che alza una polvere cosi' fitta da non vedere piu' niente, iniziano le gocce grosse, vola di tutto. Le case costruite all'interno delle mura sono ben protette dalle polveri e dal vento, anche gli animali cercano riparo. Oggi e' domenica

ed anche qui c'e' l'usanza delle famiglie di riunirsi, percio' incrociamo molti carri trainati da asini che trasportano gruppi di persone.

Ed io penso che questi carri sono la Fiat 600 di quando ero bambina.

Vengono tutti sorpresi dal maltempo ma continuano il loro viaggio anche perche' non c'e' alcuna possibilita' di riparo. Ora piove proprio forte che il tergicristallo non ce la fa a tenere il parabrezza pulito, ma i carrettini continuano imperterriti. Le mamme coprono alla meglio la testa ai bambini

e gli altri si bagnano, asino compreso. Lasciamo il maltempo alle spalle e proseguiamo. Quest'acqua dal cielo fa bene alla terra e ferma le polveri.  

Fra i campi ora verdi di frumento, ora gialli di colza, molte greggi di pecore pascolano. Anche gli asinelli qui trovano erba fresca diversamente da certe zone aride e rocciose cosi' difficili per l'uomo e gli animali. Anche questa zona deve ringraziare per la sua fertilita' la diga Bin El Guidane. C'e' una luce irreale che trasforma tutto ed anche la catena di montagne mi sembrano dune, ma mentre ci avviciniamo vedo che queste montagne sono i depositi delle miniere di fosfati. Il Marocco e' il maggior produttore di fosfati del mondo. Ad Oued Zem deviamo per Casablanca, passiamo in mezzo al loro mercato ma, essendo piovuto da poco, lascio immaginare cos'e' diventato il fondo in terra color cacao: una cioccolata versata. Ho deciso che chiamero' questo diario "Marocco il paese di cioccolato". Si', per i colori e per i contrasti continui dato che anche la cioccolata puo' essere dolce ma anche amara, proprio come la vita e la natura di questo grande paese. Intanto il cielo e' sempre piu' nero, un fulmine si e' appena scaricato sul campo alla mia destra. Le alte dune di fosfati producono un fumo che e' polvere alzata dal vento. Piove ancora i ragazzi giocano con il temporale. Ora leggo sul termometro che ci sono 16°C. il vento fa sventolare le bandiere delle miniere come impazzite.

Arriviamo a Kouribga, capitale dei fosfati, e piove ancora, un lungo viale di palme precede il centro citta'. Molte persone per il mercato settimanale in mezzo ad un fango indescrivibile. Per la prima volta due donne sotto un ombrello! Ancora qualche chilometro e smette di piovere. Verso Benahmed la terra non e' piu' solo rossa ma anche gialla come lo zolfo; i prati sono  ora verdi di grano ora gialli per la coltivazione della colza, intervallati da un campo di calendula completamente colore arancio. Sono ettari su ettari di coltivazioni in questo altipiano a 500 m slm. Il territorio e' pianeggiante ma qualche colle si alza dalla pianura dando origine ad una sinuosa linea che punta verso il cielo.

Sotto tendoni improvvisati prosegue la vendita di galline e uova. Sembra che per queste persone gli avvenimenti atmosferici siano da subire con rassegnazione. A Berrechid, circa 20 km da Casablanca e sede dell'aeroporto, la citta' si presenta con bei giardini spartitraffico e con larghe piazze. Lato strade, palme di vario tipo: da dattero e da banana. Il segno dell'acquazzone e' evidente per le molte pozzanghere presenti. Passiamo via senza sostare dato che se saremo a Casablanca prima delle 14, potremo entrare e visitare la moschea di Hassan II, diversamente la visita si spostera' a domattina.  

Continua lo spettacolo naturale dei campi di colza e calendula con effetti cromatici spettacolari, ogni tanto vola una garzetta e le greggi continuano il pascolo. L'odore sparso nell'aria, purtroppo, non e' gradevole al naso quanto il panorama agli occhi! Lasciamo a sinistra l'aeroporto Mohamed V. Una enorme discarica, sorvolata da "nuvole" di gabbiani, e' a lato della strada e ci fa capire perche' tanto cattivo odore, per giunta sotto un palo della luce, stano marcendo le carcasse di tre pecore. Ora inizia la periferia di Casablanca e vediamo i segni della pioggia recente. Troviamo una larga strada, a 4 corsie, traffico disordinato e rumoroso, molta gente in strada, di vari strati sociali. Un paio di ragazzini si aggrappano al portabiciclette del camper davanti al nostro, Candido e Rosa, e si fanno trasportare. Ai nostri segni e dopo il rallentamento del camper i ragazzi scendono. Si continua a viaggiare fra le larghe strade di Casablanca ma la periferia, anche in questa citta', e' desolante. In uno slargo, recintato, c'e'  una mostra canina, tanta gente e cuccioli sopra un fango 

La moschea Hassan II

infinito.  Al quartiere Anfa, grandi costruzioni moderne, tante banche, vetrine di scarpe italiane firmate. Lunga serie di cliniche private. Piove, piove, piove!!!  All'inizio della strada che porta all'Oceano, stagliato sull'orizzonte, il minareto della grande moschea Hassan II. Il quartiere che precede la moschea e' formato da case popolari probabilmente mai tinteggiate e con una parabola satellitare per ogni finestra. Data l'importanza della moschea mi sarei aspettata un ambiente piu' curato. Una prima passeggiata intorno e dentro al vasto piazzale della moschea. Tutto lastricato di marmo. 

Suggestiva la posizione sull'oceano. Purtroppo oggi non e' una bella giornata e la luce non e' la migliore. Tutt'intorno molti pellegrini mussulmani. Per loro l'accesso e' consentito mentre per noi infedeli ci sono orari molto precisi da rispettare. Andiamo in cerca di un minitaxi per raggiungere la zona del souk. Lo troviamo e l'autista parla bene il francese. Ci dice che la conoscenza della lingua francese e' cosa comune a tutte le persone che hanno frequentato la scuola dato che e' materia di studio sin dai primi anni. Ci accompagna alla piazza da dove si aprono gli ingressi al mercato. I viali non sono pavimentati percio' il fango complica il passaggio. I negozi presentano merci di poco interesse per un turista. Mentre ci stiamo addentrando tra un vicolo e l'altro sentiamo un gran vociare, per noi incomprensibile, che si avvicina sempre di piu' alla nostra posizione; ed ecco giungere un carro che trasporta tutto il corredo ed i doni ricevuti da una sposa. La sposa indossa un abito di tulle azzurro carico di luccichini e, sopra a quel carro, si sente come in un trono. La salutiamo anche noi. I suoi occhi luccicano ed e' felice.

Poco dopo incontriamo Roberta ed Enzo ed assieme andiamo a bere un tea in una pasticceria, mangiamo anche una pastina e poi ritorniamo nel souk che e' frequentato soprattutto da marocchini. Acquistiamo alcune cinture per portarle in omaggio in Italia. Hanno la lavorazione delle pelli veramente buona e gli articoli sono morbidi e non puzzano. Rientriamo ai camper dato che non possiamo sostare la notte nel parcheggio dove ci troviamo e la polizia ci accompagnera' al luogo designato per noi.

 18.02.08
lunedi'
Casablanca - Moschea Hassan II

Abbiamo passato la notte al park del campo sportivo. Ieri sera forse a causa dei sensi unici, ci e' sembrato di trovarci molto lontani dal centro. Stamattina arriviamo in zona moschea in modo semplice. Il posto occupato ieri sera non  e' piu' a nostra disposizione, parcheggiamo i camper lato moschea ed in questi giorni si sta svolgendo la fiera del libro. Io e Giancarlo ci fiondiamo alla ricerca di un taxi ed andiamo a visitare la parte moderna ed economica della citta'.  Molto diversa da quella antica. Ricca di grandi palazzi e moderni locali con negozi di tutte le marche da tutto il mondo e, naturalmente, anche italiane. Troviamo il caffe' dove e' stato girato il film "Casablanca" con Humphrey Bogart. Qui sembra d'essere in un altro mondo totalmente occidentale. Le persone vestono esattamente come noi, anche le donne.  Siamo un po' in anticipo sull'orario cosi' Khaled ci parla dandoci qualche informazione. Alle 10 ci avviciniamo al punto di accoglienza gruppi ed incontriamo la nostra guida che e' un signore poco piu' che quarantenne. L'ingresso alla moschea prevede di sfilarsi le scarpe e percio' ci viene consegnata una busta di plastica bianca dove riporle e la porteremo con noi lungo la visita. E' subito visibile che ci troviamo di fronte ad un'opera moderna, creata con lo stile artistico antico. In questo modo re Hassan volle dare un monumento alla citta'. Fece l'annuncio il giorno del suo compleanno (9 luglio 1980) dicendo che desiderava abbellire la citta' di un maestoso edificio di cui essere fiera. Disse che di voler costruire la moschea sull'acqua, perche' il trono di Dio era sulle acque. I lavori iniziarono nel 1980 e venne inaugurata il 30 agosto 1993. Fu ideata dall'architetto francese Michel Pinseau. Tutta l'opera e' monumentale. Questa e' la terza moschea, per grandezza, dopo la Mecca e la Medina. Eretta su una piattaforma rocciosa recuperata all'oceano. Con questo edificio il re volle dare un grande contributo all'architettura marocchina ed a tutti i suoi maestri artigiani.

Il minareto e' alto 200 m (il piu' elevato minareto religioso del mondo). Dalla cima del minareto un fascio di luce laser e' diretto verso la Mecca, per indicare la via per Allah. All'ingresso del minareto un grande lampadario di ferro battuto e lavorato a traforo e' opera degli artigiani di Fez. Il portone d'ingresso e' scorrevole in senso verticale e pesa 8 tonnellate. La moschea accoglie 25.000 fedeli ed un pavimento di vetro lascia intravedere le onde dell'oceano. Nel cortile possono entrare fino ad 80.000 persone.  

Il tetto ha un sistema di aperture che permette di vedere il cielo e contemplare Dio. L'opera non e' ancora completata ed alla fine includera' una madrasa, un museo ed una biblioteca. La madrasa ? gia' completata e' accessibile soltanto ai musulmani. Probabilmente il museo sara' aperto anche ai turisti. Sorprendente anche l'esecuzione dei lavori. 1400 uomini lavoravano durante il giorno e 1100 la notte. La maggior parte erano esperti ed abili artigiani.  

I materiali:
Marmi di Agadir
Marmi di Taroudant,
Marmi  di Ouarzzazate,
cedri del medio Atlante,
granito da Tafraoute,
vetro di Murano
marmo di Carrara.

Questo capolavoro dell'architettura arabo-musulmana e' una delle meraviglie del XX secolo. Eretta in parte sull'acqua, la sala delle preghiere ha una superficie di 20.000 mq; il colore dominante e' il rosa Casablanca del marmo dei pavimenti, riscaldati, disegnati da un architetto italiano.  

sala delle preghiere con Nirab finale  
soffitto "particolare"  

I 57 lampadari che illuminano la sala sono delle vetrerie di Murano e scendono con carrucole elettriche per agevolare la pulizia. Per la preghiera femminile e' dotata di due mezzanini sopraelevati. La vista delle donne in preghiera e' nascosta da musharabie, (paratie di legno a traforo stretto) lavorate dagli artigiani di Fez; a loro si debbono anche tutti i lavori di mosaico.  Il granito di Tafraoute per le colonne .

La nicchia centrale Nirab ai lati e' decorata da due colonne di marmo bianco di Carrara, unico marmo di importazione.  

 logge preghiera femminile elevate   
tepidarum  

360 altoparlanti diffondono la voce del muezzin per chi segue la preghiera. Nella zona della preghiera, adagiate a terra, tante sacche per accogliere le babbucce dei fedeli. Gli ulema per insegnare il corano siedono su di un trono in un punto circoscritto della sala delle preghiere. una parte sottostante la sala delle preghiere e si raggiunge scendendo una scala di pochi gradini. Un altro gioiello e' la sala delle abluzioni con 41 fontane. Questa sala e' collocata sotto al minareto e per raggiungerla si scendono alcuni gradini. Le colonne che sorreggono il soffitto sono trattate con una particolare tecnica, taslact, onde evitare il formarsi di muffe e l'affiorare di umidita'. Questa parte si trova sopra all'oceano.

Traslact e' una miscela composta da rosso d'uovo, sapone nero, calce ed argilla. Il tutto forma un rivestimento per le colonne che  assorbe l'umidita' e mantiene integro l'intonaco delle parti trattate. L'effetto e' di un marmorino dal colore leggermente ocra.

Nella zona delle fontane per le abluzioni c'e' anche un Hammam con larga piscina e sistemi di evaporatori alle pareti. Oltre a questa piscina, tre stanze: frigidarium, tepidarium e calidarium.  

sala abluzioni   
fontane per abluzioni  

lasciamo il parcheggio della moschea alle ore 15.00, seguendo il lungomare ci dirigiamo al campeggio con un'auto che ci fa strada.  l'oceano e' mosso e gli stabilimenti balneari molto belli, sono tutti provvisti di piscine. Poco prima siamo passati davanti ad una grande superficie chiusa fra mura che racchiude una bidonville fronte oceano con innumerevoli antenne paraboliche sui tetti. Fra la bidonville e le grandi eleganti ville una strada a 4 corsie fa da separatore. Un altro esempio dei contrasti sempre presenti in Marocco.

Tutto il lungo oceano e' elegantemente costruito con bei locali, gelaterie, bar e ristoranti. Qui mi sarebbe piaciuto passeggiare piuttosto che nella vecchia, sporca e puzzolente medina. Araucarie crescono spontanee lungo la strada, questa conifera ogni anno si alza di circa 20 cm. La vecchia punta diventa tronco ed intorno ad essa spuntano 4 rami a croce. Ci sono anche in Italia con la differenza che da noi sono state importate ed ora vanno molto curate e protette perche' rare. Superiamo un'altra distesa di parabole ad indicare un'altra bidonville e subito dopo, ma molto vicino, un quartiere di belle e moderne ville bianche e finiture in acciaio che contrastano con la miseria precedente.  Superato il quartiere di ville moderne riprende il territorio rurale ed agricolo. Le campagne sono molto verdi, sembrano seminate a grano.  Poco dopo troviamo il campeggio "le desserte de sable". Inutile dirlo: e' spartano! Pero' c'e' acqua corrente, possibilita' di scaricare acque grigie e nere, nonche di rifornire i serbatoi di acque chiare. Di conseguenza riusciamo a fare una doccia senza economizzare acqua, lavare la biancheria sporca, pulire bene il camper lavando anche il pavimento! Un buon risultato. Verso le 19.30 andiamo in 14 al ristorante. Io prendo la tajin di pollo e limone. Rimango soddisfatta. Chi ha preso il pesce alla griglia o fritto lo e' meno. Neppure i vassoi di frutta sono di buona qualita'. Spendiamo 30 euro a coppia. Durante la cena c'e' stato uno scroscio di pioggia, come tutto il pomeriggio, pero' rientriamo ai camper senza problemi. Noi avevamo ombrello e giacca con cappuccio!!.. ed ora nanna.  

19.02.2008
martedi'
Casablanca / Rabat (km 100)
Partenza ore 9.- temperatura 16°C - cielo grigio e piovaschi

Andiamo a prendere la strada n. 1. Dalle fratture delle nuvole passano fasci di luce che mi fanno ricordare certi dipinti del Tiepolo.  Qui la campagna e' bella verde ed anche gli animali che pascolano trovano da mangiare abbondantemente. In questa zona non abbiamo piu' visto cani randagi ridotti pelle e ossa. C'e' un continuo sovrapporsi di ricchezza e poverta' con continue bidonville sempre piene di parabole sui tetti.  Moderna avenue a 4 corsie che porta a Rabat. Strada di grande traffico con ai lati cespugli variopinti di ibisco rosso e grossi gigli  gialli arrampicati e sempre palme, cespugli di ricino, bouganville, mimose. Insomma la natura sarebbe generosa se l'uomo sapesse curarla ed amarla. Si ha l'impressione che tutto sia sfruttato in modo estremo. E non mancano gli esempi:

l'uomo potente sull'uomo ignorante,
l'uomo sull'animale,
l'uomo sulla natura in generale.

Tutto cio' e' completamente fuori dalla nostra mentalita' e per me e' motivo di sofferenza. Soffro nel vedere, come uomini e donne non riescano a trovare quello scatto di orgoglio che permetta loro di elevarsi a livello umanamente superiore, rispettando cosi' di piu'  se stessi e la natura. Infatti, ai miei occhi, e' una forma di poco rispetto verso gli animali anche:

 l'abbandono delle loro carcasse lato strada,
 bastonare gli asini carichi ed ossuti,
 ammazzare una pecora vicino ad altre che seguiranno la stessa sorte.

La periferia e' costruita con quartieri di case alte non completate ma sempre cariche di antenne paraboliche satellitari. Di tanto in tanto alcuni campi da calcio rappresentano lo spazio su cui giocare per decine e decine di giovani a tutte le ore del giorno, a partire dalle 9 di mattina e, quando sono illuminati, fino a sera tardi. Se non c'e' il campo da calcio i giovani si appropriano delle strade fra le case ed il traffico diventa panico.  Usciamo a Mohammedia ovest. In questo paese c'e' il treno ed un cartello annuncia lo studio di una nuova stazione ferroviaria. Molti giardinieri stanno curando palme ed aiuole.  Lavorano questa bella terra scura che mi piacerebbe toccare ed allestiscono le rotonde con graziose composizioni di gerani.  Stiamo passando in mezzo alla zona residenziale con belle ville e giardini interni ed esterni. Un carrettino vende dei gerani cosi' colorati e grossi che vorrei potermi fermare. Uh cosa vedo una scuola privata intitolata a Galileo Galilei. Dopo una breve zona agricola ecco spuntare l'oceano che la sua schiuma bianca. Sembra sempre un po' corrucciato e brontolone,  mi ricorda Nando che poi invece e' un uomo molto buono e gentile. Altre bidonville a ridosso di eleganti quartieri nuovi. Fiori di gaggia (piante simili all'eucalipto con il fiore a batuffolo giallo ed aromatico).  Si vedono spesso cartelli con la messa in vendita di terreni con belle vile all'interno.

Qui con 2.000 euro al mese si puo' vivere da gran signori.  

Ci sono cosi' tanti asfodeli fioriti che Annamaria pensa di trovare un cestaio e forse ci fermeremo. Nel frattempo si cerca uno spazio per pausa caffe'. In riva all'oceano non si puo' arrivare perche' la strada e' chiusa con una sbarra. Ci fermiamo in uno slargo (prima di Skhirat) e prendiamo caffe', tea e karkade' con marmellata di cocomero verde e limone spalmata su fette di panettone, colombine alle mandorle. La marmellata di cocomero verde e' fatta da Maria Scevoli (ne avevamo assaggiata un'altra e l'aveva preparata Laura che e' anche l'ideatrice della ricetta). Siamo tranquilli dato che non ci sono bambini assedianti. Skhirat e' una bella localita' di villeggiatura sull'oceano a 50 km tra Casablanca e Rabat. La vista per gli occhi e' fra le piu' colorate: lo sfondo dell'oceano ha davanti a se' prati arancio di calendula, gialli di erba cavolaia, bianchi di camomilla. Il tutto posato su prati verdi dalle molte sfumature che da qui sembrano compatti e regolari. Lungo la strada compaiono cartelli giganti con l'immagine del re. Poco piu' avanti, racchiuso da una cinta muraria c'e' il palazzo reale. La tenuta e' protetta da vari soldati e davanti le mura c'e' la pista dei cavalli; neanche a dirlo giardini curati tutto lungo le mura chissa' dentro come sara'. Leggermente separate le scuderie adoperano una superficie uguale al parco reale. L'inizio e la fine del territorio reale e contrassegnato con un cartello che indica una corona.

Comune di El Harhoura, stazione balneare prima di Rabat con belle ville in vendita. Qui si potrebbe acquistare la casa fronte mare che da noi ormai e' impossibile anche pensarlo. Tutta la costa ha costruzioni eleganti ed una moschea bianca con ceramiche verdi sui tetti. Arriviamo a Rabat, II citta' del Marocco e capitale del regno, seguendo l'oceano. E'00 una citta' elegante con larghi boulevard ed oltre all'estuario del fiume Boul Regreg c'e'  Sale'.  Nella zona di Rabat sia i fenici che i cartaginesi  fondarono dei siti strategici di tipo commerciale. Dopo il ritiro dei cartaginesi i romani 

vi fondarono la colonia piu' meridionale dell'impero. Sopravvisse anche dopo la caduta dell'impero in Africa e vi si costitui' la base di uno stato Berbero .  la citta' ci accoglie con le sue alte mura color sabbia rosa.   Oltre il ponte: botteghe artigiane di antiquari e battitori di ferro. La maison de l'artisanat, giu' dal ponte a destra c'e' il parcheggio per noi. siamo proprio davanti all'isola dei pescatori di Sale'. Nonostante sia oggi un sobborgo di Rabat, Sale' era la piu' fiorente delle due citta' durante il Medioevo, dal declino della dinastia almohade fino all'insediamento della repubblica dei pirati di Bou Regreb. Sotto i marinidi era un porto di rilievo e il monumento che ora sopravvive come testimone dei tempi di splendore e' la superba Madrasa Bou Inan.  

Le mura di Rabat

Nonostante le due citta' siano molto vicine, rimangono ben distinte fra loro; infatti le mura di Sale' racchiudono una vita molto radicata nelle tradizioni .  Entriamo nella casbah degli Oudaia

 varcando Bab mrisa (porta del piccolo porto), e' una porta molto alta dato che un tempo il canale oggi prosciugato, era navigabile e permetteva alle navi mercantili di salpare all'interno della citta'. Percorriamo un viale di botteghe artigiane di falegnami che costruiscono con tecnica completamente manuale, mobili, tavoli, cassettiere, armadietti. Tutti lavorati ad intaglio. Dei gioiellini. La casbah e' stata costruita dalla tribu' Oudaia dopo che la stessa fu resa inoffensiva, infatti all'inizio fu tribu' guerriera che aveva conquistato fino alla citta' di Fez. Una volta resa docile, costitui' anche punto di appoggio al potere per mantenere
Bab Mrisa
l'ordine nelle citta'. Passeggiamo lungo le vie e fra le case di questo borgo per poi ritirarci ai nostri camper e fare una piccola pausa per pranzo. Al pomeriggio ci raggruppiamo per andare a visitare il souk di Rabat. Dal punto dove siamo parcheggiati e' molto vicino e lo possiamo raggiungere 
facilmente a piedi. Con Annamaria ed altri Giancarlo fa una lunga trattativa per l'acquisto di una teiera. E' stata molto simpatica tutta la trattativa perche' anche il venditore era spiritoso e ci stava al gioco. Poi alla fine e' stato vantaggioso per lui ed abbiamo acquistato parecchie teiere, a noi si sono aggiunti altri colleghi di viaggio cosi' parecchi di noi hanno portato quel souvenir da Rabat. Il nostro deambulare continua, questo souk e' interessante ed ha bella merce. I venditori sono meno ossessionanti che dalle altre citta' visitate. Giancarlo acquista per me una catena con medaglione "esagerato" incastonato di pietre. Qui l'oro ha basso titolo pero' l'effetto e' eccezionale. Un braccialetto quasi Versace!. Questo pero' e' in lega e l'oro non l'ha 
proprio mai visto, pero' luccica. Incontriamo Roberta ed Enzo ed assieme acquistiamo dei mocassini bianchi in pelle morbidissima e poi giacche e gilet in pelle anche molto morbida. Si puo' quasi chiudere in un pugno. Le trattative sono brevi pero' i prezzi ottimi. Per una giacca ed un gilet spendiamo 950 dirham, meno di 100 euro! A ripensarci varrebbe la pena di acquistare ancora qualcosa. Durante la passeggiata fra i vari banchetti vediamo molta umanita' di tutti i tipi ma anche, purtroppo, con menomazioni fisiche veramente invalidanti. Sono persone che riescono a camminare nonostante una gamba sia molto piu' corta dell'altra e senza alcun tutore. Altri esempi non li racconto per non essere troppo pesante. Alla sera ci spostiamo guidati dalla polizia ed andiamo a 
 viuzze di Sale'  
parcheggiare in un ampio parcheggio davanti all'hotel Hilton. Che privilegio! La zona e' molto silenziosa pero' nei dintorni non ci sono negozi ne' luci. Io e Giancarlo facciamo comunque una passeggiata prima di andare a nanna.  
a casa degli artigiani tessitori di tappeti a Sale'  
20.02.8
mercoledi'
ore 9.00 taxi per la citta'  
  • Questa mattina il programma prevede:
  •         Torre di Hassan / minareto incompiuto di moschea incompiuta
  •         Mausoleo di Mohammed V
  •         Museo della moneta.

Maria Marchiori purtroppo ha la febbre e non sara' dei nostri. Rimane in camper e ci fa ciao ciao dal finestrino.  Puntuali i taxi ci attendono al piazzale del nostro punto di sosta e ci accompagnano alla Moschea di Hassan che con il suo importante minareto dominano la capitale. Purtroppo non e' stata completata altrimenti sarebbe stata, al momento della sua costruzione, la seconda moschea piu' grande del mondo arabo, dopo quella di Amarra in Iraq. Ciononostante le sue dimensioni rimangono sorprendenti. Il progetto fu voluto da El Mansour per celebrare la vittoria sui re spagnoli ad Alarcos ma, alla sua morte avvenuta nel 1199, i lavori furono interrotti. Il progetto era molto ambizioso se si pensa che la moschea piu' importante del Marocco, la Kairaouine di Fez, e' grande meno della meta' di questa. La torre e' rimasta intatta; l'entrata della moschea fu utilizzata fino al 1755 anno in cui un terremoto fece crollare le colonne rendendola pericolante.  

torre incompiuta  

Di fronte alla torre si ergono la Moschea e il Mausoleo di Mohammed V, sultano che permise al Marocco di ottenere l'indipendenza. I suoi lavori ebbero inizio nel 1961, anno della morte del re, e fu ultimata sei anni dopo. Hassan II ed il fratello Moulay Abdellah sono sepolti vicini al padre.

Il Mausoleo, ideato  da un architetto vietnamita, Vo Toan, ha la facciata ricoperta di marmi brillanti. Lungo la scalinata ottoni lucidissimi e perennemente strofinati dagli addetti completano un'immagine molto elegante. A guardia una serie di guardie reali

in costume (divisa rossa con mantello bianco). Il sarcofago e' intagliato in un blocco di onice bianco ed e' adagiato al piano inferiore. Tutt'intorno c'e' sempre qualcuno intento a recitare brani del 
Mausoleo in notturna  
ingresso al  Mausoleo  
il sarcofago di onice bianco  

Mausoleo Mohammed V  e' un gioiello architettonico  

particolare della cupola sovrastante il sarcofago  

corano.  La visita successiva e' al Museo delle monete. Ci accoglie una gentile ragazza che ci fara' da guida assieme a Khaled che ci traduce dal francese. (qui ogni persona istruita  parla il francese). Osserviamo monete marocchine che risalgono ai tempi dei fenici ed al regno berbero di Mauritania. La visita dura abbastanza ed ad un certo punto ci si accorge che manca Vanni Troilo. Cioe' Dea, sua moglie, fa presente che era entrato all'ufficio postale e non lo vede ritornare. Khaled deve pertanto uscire e cercare di vedere se il nostro collega e' rimasto fuori oppure non sa come entrare al museo. In pratica Alessio Villanova diventa il nostro interprete ed e'... bravissimo! Finita la visita il programma comune e' concluso ed ora ognuno 

di noi puo' decidere cosa fare. E noi con Enzo e Roberta cosa facciamo? Ma ritorniamo al souk e ci rituffiamo in mezzo al mondo marocchino.  Arriva l'ora di pranzo e risolviamo in un ristorantino con ottima carne alla griglia e finale con torta al limone e torta al cioccolato. Buone, ma che dico? Buonissime pero' assai toste. In compenso ci danno energie per camminare fino alle 8 stasera. Dopo il ristorante andiamo visitare la citta' nella parte moderna. Troviamo una chiesa cattolica intitolata a S. Pietro. Entriamo e sento qualcosa dentro, non c'e' niente da fare io entro poche volte in chiesa ma quando ci vado mi emoziono. E' un'arcidiocesi. La costruzione prevede due campanili e lo stile e' gotico/ moderno. Interno con belle vetrate all'abside ed alle fiancate della navata centrale. Colonne portanti bianche a forma ottagonale con delicati mosaici agli spigoli, con disegni alternativamente uguali. La citta' ha strade larghe ed i fabbricati sono porticati, buoni per l'ombra estiva. Molti negozi di moda e tanti caffe', dove neanche a dirlo, e' necessaria una sosta per riposare la pianta dei piedi. Lungo le strade filari di aranci selvatici con bei frutti arancio molto caratteristici. Tanta gente che cammina e l'aspetto e' quello di una citta' occidentale. Poche donne portano il velo ed anche gli uomini sono vestiti con giacca e pantaloni.  

Interno chiesa di San Pietro
ed ecco l'esterno con le torri e la cupola 
21.02.2008
gioved?
Rabat / Kenitra / Mouley Bouselhem
14°C tempo grigio e piovigginoso

Appena usciti dalla citta' moderna, ecco ripresentarsi la vita rurale uguale a quella che si svolgeva nei tempi antichi. Lungo la strada che porta a Kenitra facciamo una sosta per visitare un museo 

ingresso al museo etnografico Dar Belghazi con Sandra  
etnografico privato "Dar Belghazi". Siamo a circa 15 km da Kenitra. Si tratta di una grande raccolta di oggetti della vita comune marocchina, iniziata dal bisnonno, astrologo e fine ebanista, degli attuali titolari. Tutta la mostra ci viene presentata da un componente della famiglia Belghazi che ci presenta i pezzi, raccolti in varie sale, con molta passione e partecipazione. Ogni pezzo per lui dev'essere un ricordo importante. La raccolta e' molto particolareggiata in quanto contiene dai vasi per il mantenimento dei cibi all'abito della sposa. Nonche' letti, baldacchini e trine. Oggetti per la caccia ed armature per la battaglia. Sculture in legno di varie dimensioni fino al calesse per la cerimonia nuziale. I finimenti per i cavalli, le selle, le staffe e le coperture del capo e del dorso del  

Alcune immagini della mostra

cavallo. Lasciamo la mostra/museo dopo averla visitata tutta, essere passati attraverso un piccolo shop di oggetti piu' o meno antichi. Qui Anna Lirdi ha acquistato un sestante od un piccolo planetario. Salutiamo i fratelli Belghazi e Khaled provvede a pagare l'ingresso del nostro gruppo. Lungo la strada vediamo parecchie vendite di ceramiche (vasi e piatti) dai colori vivaci. Prendiamo per Medilia e sulla sinistra vediamo un piccolo mercato di frutta e verdura, ha alcune zucche aperte sul carretto. Ebbene hanno un colore arancione cosi' forte ed intenso da farle sembrare artificiali. Invece sono naturali! Poco piu' avanti vedo un uomo steso sopra un cespuglio fiorito che dorme. Un 

altro ha lasciato l'auto, e' sceso e si e' steso per terra. Non sopra un telo o qualcos'altro no, per terra! Oggi fa fresco e c'e' tempo umido per frequenti brevi piogge. Cio' non ha impedito a questi uomini di stendersi cosi' per strada senza alcuna protezione. Ed eccoci davanti all'oceano che anche qui, nonostante la giornata coperta ha un colore delicato tra l'azzurro, il grigio ed il bianco candido della schiuma della risacca.

E' prevista una sosta di circa tre ore , infatti sono le 12 e ripartiremo alle 15. c'e' tutto il tempo per una passeggiata sull'oceano. Anche Roberta ed Enzo hanno avuto la stessa idea. E' un porto profondo che si congiunge alla foce del fiume Sebou. Grosso fiume navigabile che bagna anche 

come mi vedo piccola davanti all'oceano  

Kenitra. Kenitra grossa citta' con costruzioni alte. Molti negozi e molta gente per strada. Vigili urbani e vigilessa all'incrocio. Poco piu' avanti un'auto si ferma in mezzo alla strada ed il vigile lascia il controllo del traffico per andare a salutare la persona probabilmente un  suo amico. Lungo i viali alberi di arance selvatiche e palme. In tutte le citta' abbiamo visto queste piante sono di abbellimento urbano. Sosta per rifornimento carburante. L'occasione va bene per aiutare un mendicante e dargli del cibo. Mentre attendiamo gli equipaggi al rifornimento passa un gruppo di suonatori e ci salutano con lo squillo delle loro trombe. Mi piace sempre quando qualcosa di locale ci fa segno di accoglienza.

Raggiungiamo il consumo di l 446 di gasolio per circa 4528 km

Anche qui campagna molto verde. Mandrie numerose di bovini al pascolo seguite dagli aironi guardabuoi e greggi con tanti agnellini graziosi, ancora incerti sulle zampette. I pastori controllano le pecore e passano il tempo al telefonino. E' una scena frequente. Un altro dei contrasti marocchini. Un'attivita' antica quanto il mondo e l'uso di un apparecchio telefonico senza fili.... Incontriamo continuamente greggi e spazi infiniti coltivati a grano e foraggio. Il grano e' gia' abbastanza alto ed il foraggio dev'essere pronto perche' i carri passano carichi. Tutta la zona e' adibita ad allevamento bestiame. A Thamusida attraversiamo il fiume Sebou ed una capretta grigia, seguita dal suo cucciolo, e' indecisa se attraversare. Passa una volta e poi un'altra e poi si ferma col piccolo. Poco dietro noi, Maria e Piero sono impegnati con un gallo e la gallina. Il villaggio e' molto dinamico e movimentato anche se la sua estensione non supera il chilometro in lunghezza. Poi ricomincia la campagna ed i pascoli fino al villaggio successivo. Ora ci sono coltivazioni di canna da zucchero. Molti uomini lavorano al taglio delle canne e quando qualcuno e' stanco si stende per terra. Terra anche se non c'e' erba. Grandi cespugli di datura (pianta verde tossica che fa grandi fiori a campanula bianchi o rosati o gialli). Ragazzini succhiano la canna da zucchero tagliata fresca sul campo gia' dolcissima e succulenta. Al souk di Arba deviazione per la meta di questa sera: Moulay-Bousselham. Ci sono campi di grandi dimensioni: alcuni seminati ed altri dissodati da poco. Date le dimensioni penso con un trattore. Qui la terra dei campi e' nerissima nonostante che ai lati strada sia rossa come abbiamo sempre visto in questi giorni. Superiamo un grande bacino, opera idraulica, che distribuisce l'acqua con canalizzazioni sopraelevate, in tutta la pianura. Questa zona e' ricca d'acqua e molto coltivata. Stiamo percorrendo una strada piena di buche, incrociamo un trattore cosi' carico di persone e cose che tentiamo la foto, viene solo in parte. Tento ancora ma in corsa non e' facile.  

ed ecco il risultato! insomma pero' l'idea la da'

Ad Et-Tnine una baraccopoli che racchiude un mercato, officine meccaniche, fabbri ferrai, recuperi di materiali, botteghe con di tutto un po', anche generi alimentari. Ale' tutto assieme. Intorno alle 18 arriviamo al campeggio davanti ai laghi si chiama "Flammants loisirs" (fenicotteri rosa). Questa sera ceneremo al mio camper con Roberta, Enzo, Maria e Piero. Ognuno porta qualcosa ma l'obiettivo e' rimanere un po' assieme. Riordino la cena, vado alla doccia, sciacquo la biancheria indossata (la doccia con un po' di fifa perche' fa freschetto) e torno per andare a dormire. Scrivo un paio di sms e spero che domani a Marlene vada tutto bene, ha un esame molto impegnativo.

22.02.2008
venerdi'
temperatura 14°C ? tempo grigio
Moulay Bouselhem / Larache  
40 km

appuntamento ore 7.50 per essere alle 8 alle barche che ci porteranno sul lago salato per visitare la riserva ornitologica naturale di Merdja Zerga di Moulay Bouselhem. La giornata non e' molto 

invitante per un'escursione in barca. Le barche hanno piccoli motori con una potenza di 10 cv. Massimo. Sono in legno ed hanno il fondo completamente piatto. Ogni barca porta 6 persone piu' il pilota. Con noi salgono Pino, Annamaria e Khaled. Il paesaggio circostante e' verde con boschi di eucalipto. Sulle rive, guardando con il binocolo, vediamo che ci sono alcune specie di uccelli; in particolare osserviamo un airone grigio, alcuni guardabuoi e, lontane lontane alcune gru ed in un isolotto affiorante in mezzo al lago, uccelli spatola che pero' io non riesco ad individuare. Non mancano i gabbiani reali, i cormorani e lontani, molto lontani volano dei fenicotteri rosa.  

Purtroppo sono cosi' lontani che nemmeno con il binocolo si riesce ad osservarli bene. E' una mattina fredda e ventosa e tutto questo, in barca, e' ancora piu' disagevole fortunatamente mi sono ben coperta ed ho indossato il piumino pesante. Inizia anche la pioggia. Io sto appena bene con berretto e cappuccio. Annamaria e' in maniche di camicia, a capo scoperto e senza calze!... ma dove vuoi andare? le cedo il mio berretto di pile. La pioggia continua e ci rovina l'escursione in barca, infatti siamo costretti ad un rientro anticipato. Siamo tutti parecchio bagnati e dispiaciuti pero' si sa al tempo non si comanda. Intorno alle 11 siamo di ritorno ai camper.  

Si decide l'ora di pranzo alle 12 e partenza alle 13.30. nel frattempo controllo degli scarichi grigi e neri, rabbocco e rifornimento d'acqua. Pranzo, sistemazione e partenza puntuali. La giornata e' proprio volta al brutto, infatti la pioggia continua. Incontriamo molte mandrie di bovini e greggi di ovini al pascolo. Fanno sempre tenerezza le coppie di mamma pecora con agnellino.

Ci telefona Marlene per dirci che ha superato l'esame e che ha preso 24. E' molto contenta e noi con lei.

Alla deviazione prendiamo per la litoranea ma dopo un centinaio di metri ci rendiamo conto che il fondo 

stradale ha troppe buche e non si puo' proseguire percio', inversione di marcia e direzione autostradale per Larache. Pedaggio di 15 dirham e proseguimento per il sito archeologico di Lixus. A Larache gli edifici pubblici sono bianchi ed azzurri, i petit taxi sono delle Fiat uno anch'essi colore azzurro pervinca. L'effetto cromatico e' gradevole. Anche qui piove ma nessuno ha l'ombrello salvo poche eccezioni. I vigili urbani portano un impermeabile, lungo al polpaccio, colore bianco. Penso che in questa citta' l?amministrazione sia attenta ai colori dell'arredo urbano. Giriamo attorno la piazza principale e dalla porta s'intravvede il souk che ha i viali per camminare lungo il mercato in terra battuta, si fa per dire, e le persone sprofondano nel fango con tutto il piede.  

Non essendo pavimentato la pioggia l'ha ridotto in questo stato. Oltre la piazza, nascosto dalle case, c'e' il mare. Passiamo davanti alle saline e sopra di noi, uno stormo di fenicotteri rosa ci sorvola creando una lunga stella filante e fluttuante, intensamente rosa, nel cielo. Raggiungiamo l'ingresso del sito archeologico di Lixus, parcheggiamo, piove ancora ed io sono ancora intirizzita da stamane percio' decido di non effettuare il percorso della visita. So gia' che mi dispiacera' ma sono proprio ko e come me altri camperisti rinunciano. Rimaniamo in attesa degli amici piu' coraggiosi e meno freddolosi. Giancarlo si e' portato la macchina fotografica e mi raccontera' tutto poi. L'escursione si e' svolta sotto frequenti piovaschi. Sono saliti fino 

Lixus
lixus
sopra la collina da dove, con il bel tempo, si puo' godere di un bel panorama.  Il grosso fiume Loukos, che parte dalla diga El Makhazine, disegna un articolato serpente fino a raggiungere il mare. Riprendiamo la via per Larache passando dal porto: ci sono bancarelle che vendono pesce fresco: canocchie, orate, merluzzi, rombi. Questi vedo passando e sono di buone dimensioni. Il colore distintivo del paese e' bianco/azzurro pervinca che si ritrova in molte case e perfino sui marciapiedi. Ripassiamo dalla piazza principale e, se ci fosse il sole, sarebbe sicuramente piu'attraente. Invece continua a piovere e 
la luce non rende bene il paesaggio. Ci sono anche belle case singole lungo la via piu' chic della cittadina. Aiuole con gazzanie e lantana davanti al parcheggio dove sosteremo per la notte. Stasera con Roberta e Maria ceneremo nel nostro camper. Intanto piove ancora (che barba). Un ottimo risotto di pesce (molto migliore di certi ristoranti) con contorno di piselli e patate arroste "quasi arroste". Salame, mostarda mantovana e mostarda vicentina, frutta, panettone e la coca cola di Enzo.... per finire chiacchiere fra di noi. A nanna  intorno le 23.
23.02.2008
sabato
Larache / Ceuta

Sveglia ore 7.30, partenza h. 9.00- temperatura 15°C, tempo: prima grigio poi pioggia.

Partiamo dopo aver scaricato le acque nere e fatto il carico dell'acqua. Purtroppo piove forte. Lungo la strada del paese, la principale, un uomo, che sembra ubriaco, dopo essersi fermato in mezzo ai campers decide di spostarsi sul marciapiedi e ci fa passare. Sembra tutto finito. Svolta a destra verso Tangeri quando, all'altezza di Lixus, un altro ragazzo vestito solo di un paio di pantaloni, scalzo e, per il resto nudo, sotto una pioggia battente tenta di buttarsi contro un camper. Enrico (camper n. 2) sterza in tempo  ma riceve un colpo alla fiancata. Costui, sembra proprio invasato, riesce a torcere il tergicristalli ad Ivano (camper n. 5). Noi (camper n. 7) passiamo anche grazie a Giancarlo che da' un'accelerata ed il rumore del motore lo spaventa e lo fa indietreggiare. A questo punto, il matto (?) si butta a terra davanti il camper di Nando (n. 8). Intanto dalle campagne adiacenti arriva qualcun altro che urla qualcosa che lo fa decidere spostarsi. Nando passa ma non e' finita. Infatti al passaggio del camper n. 13 di Giorgio e Gabriella Squarzanti, questi si aggrappa ai tergicristallo e glieli strappa. Tutti e due. Cosi' in un attimo. Si pu' immaginare la reazione di Giorgio e Gabriella che vengono presi dal panico e dal timore di mettere sotto le ruote questo disgraziato che sembra non capire cosa sta facendo. Viviamo il loro problema in diretta dato che Gabriella ha la radio di bordo collegata. Naturalmente tutti gli equipaggi dietro temono di ricevere lo stesso trattamento ma provvidenzialmente passa un pullman in senso contrario che ostacola l'azione di questo ragazzo. Pero' rincorre il camper della scopa e sembra che voglia farsi trainare. Tutto si svolge nel breve tempo di qualche minuto ma sembra un'eternita' e la preoccupazione e' tanta.  In breve si figura il problema del parabrezza di Giorgio. E' senza tergicristallo e sta piovendo a dirotto. Annamaria suggerisce di strofinare il cristallo con una patata cruda, ma anche questo rimedio in breve tempo risulta inutile. Chiaro che da questo momento in poi si facciano varie considerazioni sull'accaduto. Cosi' alcuni pensano trattarsi di un drogato. Io lo vedevo troppo energico per essere drogato pero' non ho esperienza. In alcune riviste e' stato scritto che, proprio in questa zona, vengono simulati incidenti per poi derubare gli automobilisti. In pratica l'esperienza e' stata pesante per chi non ha avuto danni e si puo' facilmente immaginare lo stato d'animo di chi ha subito qualche danno. Il tragitto fino ad Asilah per Giorgio e' difficile, non vede per niente bene la strada e... Hai voglia di patate. Ad Asilah c'e' un'officina e Khaled si unisce a Giorgio per fargli da interprete. Poco dopo rientrano e si decide di puntare a Tangeri per cercare il tergicristallo. Per far prima si sceglie di viaggiare in autostrada. Uscita Tangeri Ovest. Costo 15 dirham. Sostiamo al supermercato Marjane per dare tempo a Giorgio di cercare il suo pezzo di ricambio. Il gruppo va all'ipermercato per acquisti con moneta marocchina. Troviamo il pouff di pelle. Il maltempo ci costringe rimanere dentro all'ipermercato. Acquistiamo ottime arance dolcissime e barattoli di marmellata di fichi, arancia ecc. Usciamo che sono quasi le 14. Annamaria ci informa che Giorgio non ha trovato il tergicristallo e, dato che c'era un traghetto pronto, ha deciso d'imbarcarsi per iniziare il suo viaggio di rientro in Italia. Lui aveva gia' deciso che non avrebbe preso nemmeno al rientro il traghetto fino a Sete. Attendiamo Khaled per dirigerci verso Ceuta, porzione di territorio marocchino sotto la giurisdizione spagnola.  Superato il grande cantiere del nuovo porto di Tangeri mediterranea, entriamo nelle nuvole prima e nella nebbia poi. Non vediamo quasi il camper davanti a noi. il tempo atmosferico si "mangia" tutti i panorami. Questa atmosfera mi fa diventare malinconica e triste. Mi spiace che questi amici siano partiti cosi' improvvisamente, percio' scrivo un messaggio di saluto a Giorgio e Gabriella che mi rispondono. Uno di augurio a Virgilio ed Adele. Virgilio si ricongiungera' a noi martedi' per l'imbarco. Adele sara' rimpatriata a Roma con l'aereo. Ci fermiamo a Fnidiq, paese nato dal contrabbando con Ceuta, avrebbe un lungomare molto bello sul Mediterraneo che ora e' infuriato e battuto da pioggia e vento. Le palme del lungomare sono tutte agonizzanti o morte, indice che qui il clima e' freddo. Il lungomare e' in costruzione e nel territorio si nota una lottizzazione eccessiva con case che arrivano fino alla riva del mare. Le case sono candide ed hanno le tegole dei tetti di ceramica azzurra o verde.  

24.02.2008
domenica
tempo grigio - temperatura 12°C
partenza ore 8.00
Fnidiq, 2 km dalla frontiera per Ceuta.  

E' piovuto tutta la notte ed il mare dava dei colpi che sembravano colpi di cannone. Stamattina non piove e ci dirigiamo verso Ceuta. Siamo in frontiera che e' sempre un luogo particolare. Donne cariche di merci varie come se fossero dei somari. Trasferiscono da una parte all'altra della frontiera, pacchi su pacchi di pannolini per neonati, fazzoletti di carta, biancheria intima, carta igienica. A volte si vede passare un mucchio di roba e non si vede chi la trasporta. Gli uomini portano coperte, tappeti ed altre cose pesanti. Un ragazzo cade e non riesce piu' a rimettersi in piedi per il troppo peso che ha addosso. Questi trasportatori sono di tutte le eta'. Possono essere bambini come vecchi. Non importa l'eta' e la condizione, ho visto anche una donna incinta. Entriamo in dogana e ci ritirano un foglio verde con i dati della motrice del camper. Un timbro sul foglio bianco (copia del verde ritirato) e tutto finisce. Le operazioni sono piu lente di quanto si poteva pensare. Siamo arrivati alle 8.30.. Ad un pullman parcheggiato di fianco alla nostra colonna di camper, i poliziotti smontano i sedili e vi trovano droga per, sembra, 1000 kg. Tutti i passeggeri del mezzo sono fatti scendere e rimangono in dogana in attesa. Ci vengono riconsegnati i passaporti e fra un po' ci faranno passare. Campa cavallo eccetera. Sembra sempre di scappare da una galera quando si fanno queste dogane! Khaled, la nostra guida, e' agitato e per niente tranquillo. Ora sono io poco tranquilla: un poliziotto (bel ragazzo, bocca carnosa e denti bianchissimi), vuole nuovamente i nostri passaporti. Ma poi tutto si risolve e ci fa notare che e' un mese oggi che siamo in Marocco (24.01 - 24.02.08) ed intanto sono le 9.30. Il passaggio della dogana spagnola sembra piu' semplice. Un soldato della guardia civil entra per controllare e poi ci dice "bienvenidos" ohhh siamo in Spagnaaa ole'! Anche qui' il mare e' tempestoso, il cielo grigio e la sabbia nera. Ed anche qui, ecco,  subito,  una baraccopoli. Parcheggiamo sul mare in attesa di trovare un park centrale. Troviamo uno spazio adeguato alla nostra colonna in fondo al lungomare oltre la zona dei giochi, ma non lontano dal centro. Lasciamo i nostri camper e ci dirigiamo a piedi, sul viale del 

Ceuta: una sterlizia gigante  

lungomare. Belle fontane, con luci colorate accese e musica dal tramonto  all'alba. Zampillano intervallate da statue ed aiuole di piante ben curate,  belle e per noi, rare. Oggi e' domenica e, ahime', tutti i negozi sono chiusi ed anche le vetrine sono coperte. Io dovrei acquistare il regalo della compagnia per Khaled. Fortunatamente i negozi gestiti da immigrati sono tutti aperti. Avevamo pensato ad una macchina fotografica digitale. Poi, su indicazione di Arturo (il papa' di Oscar bu bu) che l'ha visto interessato ad un orologio, optiamo per quest'ultimo. Purtroppo non c'e' alcuna possibilita' di trattare sul prezzo. Acquistiamo un Casio da un venditore pakistano che ci fa la garanzia internazionale. Al momento dell'acquisto mi sono consigliata con altri colleghi di viaggio e cosi' mi son 

sentita piu' tranquilla. Ultimata questa operazione Giancarlo si interessa per macchina fotografica digitale per noi. No qui non ci convince ha articoli di marca a noi sconosciuta e decidiamo di cambiare negozio. Prendiamo il viale principale che e' abbellito da aiuole e palme. I fabbricati sono costruiti ai lati del boulevard e sono tutti coperti con portici molto alti e luminosi. Molti negozi ma rarissimi quelli aperti compreso bar e caffetterie. Passeggiando vediamo un altro negozio aperto che tratta l'articolo di nostro interesse. Guardiamo le vetrine e qui trattano anche i marchi a noi noti. Entriamo e Giancarlo dopo averne analizzate alcune sceglie una macchina fotografica digitale Olympus da 7.5 megapixel. Ha 

ridiamo tutte perche'? siamo davanti al cespuglio di leptosperma scoparum
cosi' recita il cartello indicatore  
la scheda da 1 mega di memoria e spendiamo in totale 170 euro. Mentre stiamo concludendo l'affare entra in negozio un concorrente marocchino che inscena una disputa violenta con il titolare. Tutto questo perche' il negozio avrebbe dovuto essere chiuso, forse per accordi loro. Invece questo negoziante infrangendo la regola stava concludendo affari a scapito degli altri che avevano mantenuto chiuso. Cosi' tra un: jo te abro la cabeza ed uno iho de puta ed altri titoli con urla prima sommesse e poi sempre piu' alte; vedo che la curiosita' dei nostri volti (con noi ci sono altri colleghi di viaggio) lascia spazio ad espressioni di incredulita' che via via diventano particolarmente preoccupate. Il negoziante, un indo-pakistano, di carnagione scura, e' diventato molto pallido e dall'agitazione dimentica di incassare il nostro acquisto se non fossi io ad insistere per pagare. Superato il 
Ceuta, il lungomare
Ceuta, il lungomare

momento di turbamento continuiamo la passeggiata fino alla piazza di Nostra Signora d'Africa. Ed ecco un altro contrasto una citta' cattolica dentro uno stato mussulmano. La piazza e' circolare e domina il mare. Una grande basilica a doppio campanile, sede del vescovado, e' diventata un museo. Dietro al viale dei negozi e degli alberghi, spostata un po' sopra rispetto al mare, un'altra strada di negozi, oggi tutti chiusi, e ristoranti anch'essi chiusi. Un paio di ristoranti sono aperti ma pienissimi di clienti. Alla piazza S. Francesco bella basilica dedicata al santo e pavimento lastricato di marmo con palazzi eleganti tutt'intorno. Siamo comunque sempre alla ricerca di un ristorante e ci viene indicato un locale sul lungomare che si chiama "La Pena" (la Pegna si pronuncia in spagnolo e significa: lo scoglio o qualcosa di simile). E' un locale elegante dove mangiamo bene.    

  • Calamari fritti per Giancarlo e Roberta
  • Baccala' pil-pil per Enzo
  • Filetto al pepe verde per me

Il tutto preceduto da un antipasto di olive ed una grande insalata mista con tonno e uova sode. Bagnato da un ottimo vino rosato portoghese e chiuso con un caffe' che avrebbe voluto essere espresso.....  alto come una tazza di te'. Siamo stati soddisfatti del cibo e del conto 113. euro in quattro. Incontriamo alcuni amici durante la visita al bel giardino mediterraneo creato su progetto dell'architetto Cesar Manrique (lo stesso che ha disegnato l'isola di Lanzarote).   Continuiamo nel nostro girovagare ed io, in particolare, mi sento bene perche' sto camminando in un territorio che e' vicino alla mia mentalita'. Si nota che questo e' un pezzettino di Europa nonostante le presenze multietniche, ma le case sono curate, le strade lastricate e poi e' una citta' pulita. Migliore di molte citta' europee per non dire italiane. Il confronto non si puo' fare in mezza giornata pero' quello che vedo e ben tenuto e mantenuto. Fra i pochi negozi aperti c'e' anche qui quello del cinese che vende tutto a 1 euro o poco piu'. Enzo e Giancarlo stanno cercando un lavavetri dal manico allungabile: sta a vedere che qui si puo' trovare? E cosi'. Nel frattempo incontriamo Khaled e facciamo un po' di strada assieme. Khaled invita Enzo e Giancarlo a prendere qualcosa al bar. Io e Roberta ci fermiamo in un negozio: lei acquista una piccola tuta Nike per la sua nipotina, scegliamo assieme una maglietta sportiva, anche questa della Nike, per completare il dono 

a Khaled.  Raggiungiamo gli uomini, prendiamo una spremuta d'arancia (sumo naranja dicono qui) e poi ritorniamo nuovamente sul lungomare per rientrare al camper. Anche questa e' una bella passeggiata e, appena rientrati... Pioggia. Infatti e' da tutto il giorno che c'e' qualche nuvola in cielo. Scende la sera ed assieme ad altri amici decidiamo di vedere il panorama dalla rocca piu' alta. Ed ecco il panorama che si presenta ai nostri occhi. Le luci illuminano tutto il promontorio di Ceuta. La fascia scura e' il mare che separa il Marocco dalla Spagna. Si possono vedere le luci sulla costa spagnola fino a Cadice e Gibilterra.

Rientriamo al parcheggio dove passeremo la notte, percorrendo una strada panoramica che continua a proporci immagini spettacolari. Ah Il fascino della notte..! Ceniamo in camper e poi passeggiamo sul mare cercando conchiglie al chiaro di luna. Ne troviamo parecchie, sono uguali a quelle che noi chiamiamo "zampa d'asino" ma sono tre volte piu' grandi e piu' spesse. Nel frattempo Laura prepara i festeggiamenti per il compleanno del marito, Ivano. E allora? Allora spumante e salame di cioccolato buonissimo. Ne ho mangiato parecchio e mi piace un sacco. Non so se dipenda dal motivo che da un po' di tempo sono lontana dai miei sapori ma mi sembra il migliore che ho mangiato fino ad ora. E ancora auguri caro Ivano naturalmente in musica. Cantiamo tutti a squarciagola: tanti augurii a teee, tanti auguriiii a teeee...

5.02.2008
lunedi'
15°C - tempo grigio
Puntuali alle 7.30 ci mettiamo in marcia per attraversare la frontiera di Ceuta.

Folla di pedoni, uomini, donne e bambini, in coda per entrare a Ceuta. Molti sono piccoli contrabbandieri, altri passano per lavorare in zona spagnola. Molti, forse per evitare i controlli in frontiera, passano lungo un sentiero sul pendio della montagna. Uno spazzino recupera un ombrello mezzo rotto, ci pensera' lui a sistemarlo. Si adattano a fare di tutto. Un uomo passa offrendo il caffe' che porta in una caffettiera, che sembra piu' una teiera, alla quale ha saldato sul fondo un fornello e passa fra le macchine cantilenando caffe' caffe'  Kaled ritira prima il foglio verde e poi i passaporti con i foglietti bianchi. Ora chiedono libretto e carta verde del camper. Siamo qui dalle 7.30. sono le 9.30 e vedo continuamente, come un'emorragia, gente che passa a piedi sulla montagna e lungo il marciapiedi della dogana. I poliziotti sembrano ignorarli, come se non li vedessero.  Questi poveri esseri umani, come siamo umani noi, sono carichi come bestie delle cose piu' strane: pannolini, carta igienica, riso, patatine, fagotti legati intorno al corpo in qualche maniera e carichi da paura. Ed ancora: coperte, trapunte. Miserie di questo mondo. Tre ragazzi sulla costa della montagna annusano insistentemente un fazzoletto.. mah! Alla vista dei militari scappano. Ne ho passate parecchie frontiere disperate ma l'abitudine a vedere come certi uomini/donne sono costretti a vivere non l'ho ancora fatta. Dentro di me c'e' sempre un grande dolore ed un senso di impotenza. Finalmente si parte ed entriamo nuovamente in Marocco. Al limite interno della frontiera alcuni doganieri si fanno pulire le scarpe dal lustrascarpe ed il

Capo Spartel  

 venditore di caffe' e' li' con il suo bricco corazzato di fornello. Ultimo controllo dei timbri. Appena fuori la folla degli spalloni, consegna la merce. Questa viene caricata nei taxi e loro riprendono il loro andare. Prendiamo per Tangeri con tempo grigio e nebbia, siamo in una zona montagnosa ed in lontananza la cresta della montagna e' presidiata da numerose garitte di osservazione. Penso una ogni 100 m. Verso Tangeri mediterranea, che si trova sul punto piu' stretto fra Marocco e Spagna, il cielo si rasserena, il mare ritorna azzurro. Sosta a Capo Spartel, dove le acque del Mediterraneo incontrano quelle 

dell'Atlantico.  Visitiamo le Grotte d'Ercole. Grande antro con aperture interne. Una "finestra" si apre sull'oceano e la guida ci dimostra, con ricchezza di particolari e molta teatralita', come in questa grotta ci sia disegnata una mappa dell'Africa e della parte meridionale della Spagna. Usciamo dalla grotta umida, solo la grande apertura sull'unione Atlantico-Mediterraneo gli da' luce. Salutiamo la guida, che da tempo non aveva un pubblico cosi' numeroso, e sul piazzale troviamo, accucciati fra i camper, alcuni 
incontro a Capo Spartel  
dromedari al park delle Grotte d'Ercole  
dromedari.  Rosa ci comunica che oggi a pranzo, preparera' per tutti un buon piatto di pasta. Siamo ormai molto vicini al giorno dell'imbarco per il rientro in Italia e percio' grazie a lei, e grazie alla temperatura che ce lo permette, mangeremo ancora una volta tutti assieme all'aperto. Rientriamo a Tangeri superando una zona di residenze principesche. Sono tutte protette da alte mura e a volte con garitte per le guardie. Pensiamo sia zona abitata da rappresentanti del governo o alte cariche militari per la massiccia presenza di soldati. Ritorniamo a Tangeri per visitare una residenza di proprieta' dello stato italiano. Si chiama, infatti, Casa Italia, ed e' considerato suolo italiano. Tangeri e' una grande e moderna citta', molto 
ed ecco la bella tavolata al sole  
ecco l?ingresso a Casa d?Italia  

costruita e apparentemente pulita.  Emozione, siamo a Casa Italia e vedo la nostra bandiera! all'interno c'e' un grande piazzale, proprio davanti all'ingresso, dove riusciamo parcheggiare tutti i camper. Siamo accolti dal proconsole sig. Gianfranco Ginelli che ci presenta il palazzo. Da un paio d'anni e' iniziata la ristrutturazione (da quando lui, assieme ad un socio, ha deciso di condurre il ristorante, con cucina strettamente italiana). All'interno le pareti sono tutte a mosaico ed i soffitti con finissimi lavori di intaglio ed intarsio che ricordano le piu' belle mederse 

il girdaino interno di casa Italia

visitate. Il palazzo racchiude anche un ospedale ancora funzionante.E' tenuto da suore francescane e dovrebbe essere stato fondato verso fine 1800. fino al 1990 erano attive anche: una scuola professionale dove si preparavano artigiani di vario tipo (dagli idraulici agli intagliatori del legno) e una scuola tecnico/commerciale. Purtroppo attualmente sono chiuse pero' e' rimasta la sede della Dante Alighieri per lo studio della lingua e cultura italiana. C'e' una biblioteca di piu' di 4.000 testi. Sembra che si voglia realizzare un progetto per riattivare almeno lo studio della lingua italiana. Visitiamo anche i giardini. Ben curati con molte piante verdi ed una fontana al centro del viale. Lasciamo casa d'Italia  ed andiamo al souk. L'appuntamento e' per ora di cena alle 20.30 Roberta, Enzo e Khaled si dirigono alla banca per restituire la mazzetta pari a 200 euro, ricevuta 

in piu' al I cambio dell'arrivo. Ci diamo appuntamento al souk. Ci fa strada un ragazzino che ci porta a piedi fino in rue d'Italie. Qui si apre una prima piazza con piante secolari e panchine (non hanno paura che gli extra comunitari ci bivacchino), successivamente una seconda che si chiama: Piazza IX Aprile. Da qui oltre una porta orientale a cruna, si entra nel "piccolo soco" in pratica il souk.  Dopo poco arrivano anche Roberta, Enzo e Khaled. Dal loro sorriso capisco che sono riusciti a riconsegnare il denaro a quell'impiegato che piu' di un mese fa si era sbagliato. Anche noi eravamo felici per il successo dell'operazione. Festeggiamo con un tea verde o una spremuta tutti insieme 

Casa Italia: Particolare di un soffitto  
parcheggio sotto la bandiera, di rispetto, del Marocco ma siamo a Casa d?Italia  

al caffe' della piazzetta.  Non ci facciamo mancare il tuffo fra i negozietti. La trattativa e' sempre uguale: diminuiamo di circa 2/3 i prezzi che ci vengono proposti e quando decidiamo di rinunciare all'acquisto.... ci chiamano indietro e poi alla fine troviamo l'accordo. Paghiamo 350 dirham (meno di 35 euro) per una borsetta in pelle morbidissima e di linea molto attuale. E' color cuoio, ben rifinita, impunturata, con fodera dalle varie tasche e separazioni. Anche Roberta con una borsa altrettanto bella, colore rosso bordeaux, con pelle stampata coccodrillo fa un buon acquisto. Dobbiamo finire i dirham cosi' facciamo varie spese di souvenir e fra questi due anelli di osso bianco particolarmente lavorati ad intaglio. Manteniamo un po' di valuta per il carburante. Con una lunga passeggiata rientriamo a Casa d'Italia in tempo per prepararci alla cena.  

Questo il menu che lo chef marocchino a preparato per noi in perfetto stile italiano:

  •  Antipasto con spicchi di pizza
  • primo  piatto: bis con lasagne alla bolognese e tagliatelle al ragu'
  • secondo piatto: gamberi, coda di rospo, pesce spada. Tutti molto freschi
  •  dessert

Durante il dessert consegniamo il nostro dono a Khaled e vengono ringraziati anche i punti radio intermedio (Paola e Luciano) e scopa (Roberta ed Enzo) che aspettavano sempre i compagni in difficolta'. Salutiamo Khaled con tanti ringraziamenti per quanto si e' adoperato per noi in questi giorni. Lui rientrera' in aereo e pertanto da stasera ci lascia. Ma ci ritroveremo in Italia di 

Casa Italia: una porta decorata

sicuro.  Prima di andare a letto passiamo un bel po' di tempo con Annamaria a chiacchiere con un bilancio sul viaggio. Qualche problema c'e' stato ma tutte cose risolte bene. Ai partecipanti sarebbe piaciuto fermarsi piu' spesso ai campeggi per utilizzare meno i servizi del camper e per stare piu' in compagnia che quando si sosta in una strada non e' poi possibile socializzare piu' di tanto. Purtroppo in questa stagione il Marocco e' invaso dai camperisti per questo quando eravamo in zona dove c'erano i campeggi questi erano pieni. Il problema di Adele, per fortuna risolto, aveva creato uno stato di preoccupazione notevole ma ringraziando il cielo tutto e' andato al suo posto ed ora dobbiamo ricordare solo le belle cose godute in questi giorni.      

26.02.2008
martedi'
Tangeri 15°C - sole

Usciamo dal piazzale di Casa d'Italia alle ore 9.00. ci guida il sig. Gianfranco Ginelli, proconsole, e ci accompagna al centro commerciale Marjane. Qui c'e' spazio comodo per parcheggiare e possibilita' di acquistare qualsiasi cosa. Prima di tutto facciamo rifornimento carburante e poi si va a spendere tutto cio' che ci e' rimasto. Acquisto: arance, olive, due lanterne da giardino e poco altro. Spendiamo tuttoooo.

Fra circa un'ora ci sposteremo verso il porto. Al porto l'agenzia e' gia' aperta ed un solerte addetto ci prepara le pratiche. Commossa da tanta buona volonta' faccio una colletta per lasciargli la mancia. Errore costui non si adoperava per buona volonta' ma voleva essere pagato e parecchio! Annamaria aggiunge 30 euro a quanto gia' raccolto (percio' circa 50 euro in totale) ma a costui non andrebbe ancora bene. E pensare che sembrava tanto gentile! Nel frattempo passano fra i camper venditori di cose varie: cinture e ceste in paglia, dromedari di pelle ed infine anche ciabattine. Le amiche acquistano ancora braccialetti, cinture, borse in paglia (3 euro) belle grandi ed altre cianfrusaglie. Io stavo concludendo un buon affare per uno specchio ma ahime', devo consegnare la mancia al collaboratore di cui ho raccontato e percio' mi devo allontanare. Il mio affare lo fa Annamaria; peccato penso d'aver acquistato pochi specchi ed anche questo mi tornava utile, pazienza faremo un altro viaggio.  

Torniamo ai camper e vediamo caricare, sulla nave che precede la nostra, un'auto incidentata (tettuccio sfondato e parte posteriore seriamente danneggiata) ma dato che il carro attrezzi non riesce a salire il ponte in quanto tocca, l'auto viene scaricata e 6 uomini almeno, la spingono fino a farla entrare in garage. Sembrava una comica ma e' tutto reale. Questa nave parte molto in ritardo rispetto l'orario giusto e, di conseguenza, anche il nostro imbarco sara' ritardato. Imbarcheremo alle 18.00 ora marocchina. Imbarchiamo e la curiosita' per la cabina che mi verra' assegnata e' grande. La cabina e' la n. 578, ponte B2 e, pur essendo cieca e' piu' confortevole di quella che abbiamo avuto all'andata pur pagando un supplemento. Sembra pulita. Facciamo la doccia e lo shampoo e poi verso le 19.20 andiamo a cena. Si, ma la nave ha riadottato l'orario europeo percio' sono le 20.20! i nostri colleghi sono gia' alla frutta! Il maitre di sala provvede subito e ceniamo anche noi. Proprio ora la nave si stacca dal porto ed inizia la navigazione. Dopo cena si beve un caffe' abbastanza buono, quasi espresso, e poi burraco con Enzo, Roberta e Maria. La prima partita vinciamo io e Roberta! Non succedeva da tempo. La partira successiva vincono Enzo e Maria. Verso le 23.30 a nanna. Domattina:  colazione entro 9.30, pranzo h. 12.30, cena h. 19.30. Ora europea.

  27.02.2008
mercoledi'
in navigazione

Siamo in navigazione ed, a parte i tempi usati per colazione, pranzo e cena, decidiamo di riempire il tempo facendo un torneo di burraco. Io sono in coppia con Renzo Toldo ed alla fine ci classificheremo secondi su 8 coppie. Fra una passeggiata ed una visita ai duty free della nave viene sera. Al rientro in cabina prepariamo i nostri bagagli perche' domani sbarcheremo a Sete.

28.02.2008
giovedi'
arrivo a Séte

incontriamo i nostri compagni d'avventura al ristorante per la prima colazione. Lo sbarco e' previsto per le 11.30. Usciti dalla nave prendiamo per Montpellier A9. Inizio del viaggio per l'Italia in 5 campers. La prima parte del viaggio e' per tutti uguale e dalla radio di bordo sentiamo le voci amiche. Entriamo in autostrada ed alle 13 una sosta in area a Nimes. Alle 14 si riparte verso Arles (A54). La temperatura e' di 18°C. Anche qui vediamo peschi ed albicocchi fioriti e grandi campi verdi (quando passammo al 20 di gennaio era tutto ancora addormentato). Quando riprende  la natura a vegetare vedo tutto in maniera piu' ottimista. Decidiamo di sostare per la notte a S. Remo. Nando ed Esther ci fanno da battistrada, loro sono pratici del percorso perche' frequentano da parecchio tempo queste zone. Verso le 19 siamo al park dell'area di sosta di S. Remo. Passiamo la serata a passeggiare tra il casino ed il teatro Ariston. In questi giorni c'e' il festival percio' la citta' e' tutta addobbata a festa con belle luci che vestono le rigogliose palme del lungomare. Ogni aiuola e' carica di piante fiorite che formano vari disegni. Fontane luminose danno zampilli colorati e lungo le strade parecchi teatri all'aperto offrono spettacoli di cantanti poco noti se non ignoti, che ad ogni modo cantano e fanno allegria. Tante persone passeggiano ed il clima aiuta il nostro rientro in patria. Vicino al casino' una bella chiesa ortodossa, ben illuminata, crea un'atmosfera particolare.

29.02.2008
venerdi'  

Lasciamo S. Remo alle 8 del mattino, partiamo sotto la pioggia con 12°C di temperatura, paghiamo il parcheggio 7 euro.  Torniamo a casa da Marlene e da Titti. Dopo tanti giorni c'e' un forte desiderio a ritrovarci. cosi' assieme al mio viaggio finisci anche tu caro diario. Sarai amico e quando vorro' ricordare qualcosa di questa intensa esperienza sara' sufficiente per me sfogliare qualche tua pagina.  

                                                                                                  C a r l a  

 

ad Hait Benhaddou  
 

Il 25  gennaio 2009  ho terminato la stesura del diario,

il 26 dicembre 2008 la mia Titti e' mancata a quasi 16 anni di vita tutti passati con noi. Ha lasciato un grande, grandissimo vuoto e non mi vergogno a dire che abbiamo un grande dolore.  

 

con Titti e Marlene al giardino di S. Maria di Non  

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